Senato romano: differenze tra le versioni

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{{Citazione|E anche durante le elezioni dei [[tribunus laticlavius|tribuni]], nel caso non ci fosse un numero sufficiente di candidati tra i [[ordine senatorio|senatori]], li prese tra i [[ordine equestre|cavalieri romani]], tanto poi da permettere loro, una volta scaduto il mandato, di rimanere nell'ordine che volessero.|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 40}}.|''Ac comitiis tribuniciis si deessent candidati senatores, ex equitibus R. creavit, ita ut potestate transacta in utro vellent ordine manerent''.|lingua=la}}
 
Sempre Augusto elevò il censo senatoriale, portandolo prima da quattrocentomila a un milione di sesterzi ([[13 a.C.]]),<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 26.3}}.</ref> ed infine a un milione e duecentomila [[sesterzi]], e diede la differenza ai senatori che non ne avevano abbastanza.<ref name="SvetonioAugusto41">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 41}}.</ref> Per diventare, inoltre, senatori bisognava essere ex-magistrati e l'assunzione di cariche magistratuali dipendeva dal beneplacito imperiale. L'imperatore poteva inoltre introdurre in senato persone da lui scelte con la procedura dell<nowiki>'</nowiki>''adlectio'' (promozione a) e guidava la revisione delle liste dei senatori (''lectio senatus''). Sappiamo che nell'[[11 a.C.]], Augusto redasse una lista, non solo della sue proprietà come se fosse un cittadino comune, ma anche una per i senatori.<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 35.1}}.</ref> L'imperatore aveva il diritto di convocare e presiedere il senato, cosa che poteva essere fatta anche dal [[console (storia romana)|console]] e dal [[pretore (storia romana)|pretore]]. In materia finanziaria il senato conservava l'amministrazione dell<nowiki>'</nowiki>''aerarium populi Romani'', anche se il ''[[Fiscus Caesaris|fiscus]]'' (tesoro) imperiale a mano a mano diventò sempre di più il vero tesoro dello Stato.<ref>Giovanni Ramilli, op. cit, pag. 82-84.</ref>
 
[[Svetonio]] racconta che Augusto ebbe un ottimo rapporto con l'[[ordine senatorio]]. Nei giorni di seduta del Senato egli salutava i senatori solo all'interno della curia e dopo che si fossero seduti, chiamando ciascuno con il suo nome, senza alcun suggerimento. E quando se ne andava, salutava tutti allo stesso modo, senza costringerli ad alzarsi.<ref name="SvetonioAugusto53">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 53}}.</ref> Coltivò relazioni con molti di loro e spesso fu presente alle solennità celebrate da molti di loro, almeno fino a quando non fu troppo vecchio. Si racconta che:<ref name="SvetonioAugusto53"/>