Palantír: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Bot: orfanizzo redirect Annuminas
Nessun oggetto della modifica
Riga 22:
* La pietra di '''[[Osgiliath]]''' era la più grande e la più importante delle sette. Venne posta nell'edificio principale della capitale del regno di Gondor. Sul soffitto era dipinta la volta stellare e diede il nome alla stessa capitale ''Os-Giliath'', la cupola delle stelle. Durante la guerra civile nella metà della Terza Era la Torre fu distrutta: il palantír cadde nel fiume [[Anduin]] e andò perduto.
* Un'altra pietra venne posta nella torre di '''[[Elostirion]]''', sui [[Colli Torrioni]] (Emyn Beraid) ad ovest della [[Contea (Terra di Mezzo)|Contea]]. Tale pietra, detta ''Pietra di Elendil'', aveva una particolarità rispetto alle altre: essa era l'unica delle sette portate nella Terra di Mezzo che riuscisse a vedere oltre il mare, e veniva spesso usata da [[Elendil]] (il quale aveva in animo la volontà di raggiungere con la vista l'isola di [[Tol Eressëa]], che in passato era stata visibile ai discendenti della stirpe di [[Elros]]). Per questo possiamo ipotizzare che fosse in contatto con l'unica Pietra rimasta ad [[Aman]], ad [[Avallónë]], ma è una pura congettura. [[Círdan]] la imbarcò alla partenza di Elrond, portandola via dalla Terra di Mezzo.
* Un'altra pietra era quella della torre di guardia di '''[[Colle Vento|Amon Sûl]]'''. Si perse quando [[Arvedui]] naufragò nella Baia ghiacciata di Forochel.
* La terza pietra di '''[[Arnor]]''' fu quella della città di '''[[Annúminas]]''' che seguì la stessa sorte di quella di '''Amon Sûl'''.
* Una pietra venne messa a '''[[Minas Ithil]]''' nei monti noti come [[Ephel Dúath]]. Quando Minas Ithil venne catturata dai [[Nazgûl]], la pietra venne portata a [[Barad-dûr]] e veniva usata da [[Sauron]]. Si presume sia andata distrutta con la caduta di Sauron.
Riga 31:
 
==Bibliografia==
* J.R.R. Tolkien, ''Il Signore degli Anelli'', Milano, Bompiani, 2004. ISBN 978-8845210273
* J.R.R. Tolkien, ''Il Silmarillion'', Milano, Bompiani, 2005. ISBN 978-8845256547