Lente gravitazionale: differenze tra le versioni

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Fra i principali enormi ammassi galattici con qualità di potenti lenti se ne scrutano 2 in particolare: catalogati come Abell-2218 e l'altro come Abell-1689, le cui diatanze son stimate rispetto a noi a circa 3 miliardi di anni-luce per l'uno e a 2.200.000.000 di anni-luce per l'altro (in quest'ultimo caso, valutando dinamica e intensità della luce deflessa, la maggior parte della sua materia è considerata oscura e periferica, probabilmente non-barionica).<ref name=DeGrasse_Tyson>{{cita libro |nome=N. |cognome=DeGrasse Tyson |coautori=Goldsmith, D. |titolo=Origini-quattordici miliardi di anni d'evoluzione cosmica |capitolo=Cap. 10 |editore=LeScienze (inserto) |anno=2009}}</ref> Esse inviano immagini, ad essi retrostanti, risalenti ad oltre 10 miliardi di anni (in tempo-luce).
 
Dai primi anni'80 venne formulata un'ipotesi teorica secondo cui potrebbero esistere stringhe (o corde) di grandezza rivelabile astronomicamente nello spazio attualmente osservabile. Esse sarebbero un risultato della genesi inflazionaria (e dominata dalla '''costante Λ''') del nostro universo. Infatti se le basi della materia fossero stringhe vibranti submicroscopiche, come prevede la nota [[teoria delle superstringhe]], fluttuazioni quantistiche e [[inflazione cosmica]], combinate insieme, potrebbero esserne all'origine; in quanto occasionalmente qualcuna delle suddette [[superstringhe]] sarebbero state enormemente amplificate, a partire da dimensioni sub-particellari a quelle astronomiche, da fasi casualmente avvenute durante l'espansione esponenziale (risalenti al big-bang) descritta dalla teoria inflazionistica dell'universo. Le stringhe cosmiche quindi consisterebbero di lunghi e stretti tubi di materia compattata, contenenti dense concentrazioni d'energia di [[falso vuoto]]. La loro energia complessiva produrrebbe potenti campi gravitazionali tali da fungere come rilevanti lenti gravitazionali. Ma esse avendo aspetto sostanzialmente differente da altri enti gravitazionali dovrebbero produrre anche effetti, soprattutto ottici, con proprietà ben distinguibili. Il principale dei quali è che i raggi, provenienti da emittenti ad esse retrostanti, sarebbero deflessi intorno alla loro struttura, in quanto filiforme, così d'avvicinarsi l'un all'altro molto più che nei pressi delle consuete lenti gravitazionali. Le immagini della figura d'una galassia, sdoppiata e proiettata (verso il punto osservativo astronomico) da tale effetto, apparirebbero molto accostate fra loro; inoltre la stessa sorgente luminosa resterebbe sempre visibile anche se posta dietro la massa della stringa, data la stretta struttura d'ognuna di tali eventuali entità cosmiche.
 
Se lo studio astrofisico approdasse a convalida empirico-osservativa di suddette strutture significherebbe che: 1) la teoria subnucleare delle superstringhe conterebbe su un indizio d'indubbio valore a proprio sostegno; 2) la conferma della loro esistenza rappresenterebbe una riprova della giustezza dell'attuale e principale teoria cosmologica e/o delle sue ultime varianti. Infatti uno dei primi a teorizzare sulla loro esistenza fu Alex Vilenkin (attualmente dirigente dell'Istituto di Cosmologia alla ''Tufts University'',di Boston), fra i massimi esperti della teoria cosmologica dell'inflazione (e autore d'una sua variante). Egli presentò una delle primissime tesi sull'argomento al "seminario Nuffield" (dedicato all'astrofisica) nel 1982, tenuto all'''Università di Cambridge'' (del Regno Unito): seminario voluto e diretto da [[Stephen Hawking]]. E Vilenkin ha succintamente inserito questo tema (delle stringhe cosmiche) nel testo (ai capp.6° e 15°) in cui espone le cognizioni sull'inflazione cosmica e la sua variante concernente singoli universi racchiusi come bolle all'interno del bulk, una parte dei quali in inflazione e/o espansione eterna (fra cui il nostro): libro che egli nel 2006 pubblicò negli USA col titolo "Many Worlds in One. The search for other Universes".
 
V'è comunque da notificare che tali strutture (stringhe o corde cosmiche) finora, anno 2012, ancora non sono state evidenziate da nessun tipo d'esplorazione telescopica e strumentale in genere, dunque esse restano nell'ambito ipotetico e quale obiettivo d'ulteriore ricerca e dibattito scientifico.
 
Più recentemente, nel 2010, venne presentato un progetto di ricerca da parte di Amitai Y.Bin-Nun, astrofisico dellUniversità della Pennsylvania di Philadelphia'', ''che propone d'indagare la potente fonte celeste radio-emittente posizionata nei pressi del centro della Via-Lattea e denominata [[Sagittarius A*]] e che dalla ricerca astrofisica di questo scienziato e suoi collaboratori risulta comportarsi come lente gravitazionale, per la luce delle stelle orbitanti intorno ad essa, dovuta ad un buco-nero molto massivo al suo interno. Per tale studio è stato considerato sia un buco massivo neutro e sia con carica (Q). In sintesi, essi ipotizzano che tal effetto possa ritenersi compatibile con una distorsione metrica, di quel campo relativistico, causata complessivamente dall'influenza d'una quinta dimensione spaziotemporale (o quarta solo spaziale): secondo l'impostazione pluridimensionale del tipo [[M-brane]], più specificatamente nella variante teorizzata dai fisici nucleari Lisa Randall<ref>"Warped Passages",cp.17-Lisa Randall-2005</ref> e Raman Sundrum (che prende da essi il nome), "''... lo scenario Randall-Sundrum del braneworld ammette una metrica di questa forma''"(Bin-Nun)<ref>"Although physically unlikely to apply in the case of a large black hole, the Randall-Sundrum II braneworld scenario admits a metric of this form,Know as the tidal Reissner-Nordstrom metric"</ref>. E che laggiù la potremmo scoprire calcolando le previsioni sull'effetto lente normalmente atteso, per i circostanti corpi irradianti, e confrontando con l'esito delle sequenziali misurazioni le predizioni contestuali a quel particolare modello cosmologico scelto. È necessario il protrarsi dell'osservazione per qualche anno per valutare con l'indispensabile fine precisione e certezza (anche per aspettare il compimento degli spostamenti stellari) il tipo d'accentuazione della luminosità (in alcuni aspetti al limite del 40-44% più di quella già prevedibile in via consueta) la quale, se si verificasse approvando il citato modello, sarebbe il prodotto dell'influenza della curvatura gravitazionale amplificata o catalizzata da una dimensione extra: la lunghezza che per la ''"[[Randall-Sundrum II]]"'' distanzierebbe nel volume dell'ipotetico bulk, ov'è probabilmente immerso il nostro mondo esperibile, la nostra brana tridimensionale da altra superficie egualmente tridimensionale ma a noi invisibile poiché interagente solo tramite i [[gravitoni]]; fuori così dalla portata della rivelazione empirica recepibile direttamente da apparecchiature ora disponibili. La ricerca di tal indizio a livello astronomico (quindi alternativo alla ricerca che solitamente, a questi fini, è rivolta alla realtà sub-atomica e usa i collisori di particelle) si manifesterebbe unicamente utilizzando la lente gravitazionale, che nel programma proposto dipende da forma e quantità di massa contenuta in ''Sgr A*'''^^'''''.<ref>"Gravitational lensing of stars orbiting Sgr A* as a probe of the black hole metric in the Galactic center" -Phys. Rev. D 82 nº6 (published 7 September 2010). 2010 The American Physical Society.</ref> Le lenti gravitazionali possono rivelarsi utili anche per individuare esopianeti, e appunto nell'aprile 2004 a circa 17000 anni luce da noi fu rilevata una ''nana rossa'' che si comporta da lente per un'altra più distante stella, ma valutando l'effetto gravitazionale complessivo, in questo caso di ''microlesing'', si scoprì che la stessa ''nana rossa'' deve ospitare nel suo sistema un pianeta della misura approssimativa di Giove<ref>Informazione tratta da Martin Kornelius "parte II: Lenti di spazio e tempo" di op.cit.</ref>. La lente gravitazionale si rivela non meno importante per la misura della [[materia oscura]] intorno alle galassie e ai loro rispettivi ammassi. In quanto oltre a contribuire alla modifica di traiettoria e ottica delle proiezioni elettromagnetiche, l'andamento delle linee di luce che per effetto gravitazionale si nota intorno agli oggetti visibili c'indica che essa oltre ad esser presente in quantità cospicua (all'incirca per un 25% della massa cosmica) è anche disposta con regolarità abbastanza uniforme; altrimenti essendo le lenti percepibili aggregate casualmente e quindi con posizioni (e strutture) irregolari nello spazio, la radiazione curvata dovrebbe presentare un'irregolarità corrispondente a queste ultime: ben maggiore di quella misurata.