Lente gravitazionale: differenze tra le versioni

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{{C|Linguaggio non scientifico|astronomia|novembre 2013}}
{{organizzare|Illustrate diverse prospettive teoriche derivate dalla saggistica ma in modo disorganizzato. Ipertesto in alcune sezioni, peraltro non wikificate}}
[[File:Gravitational lens-full.jpg|thumb|upright=1.4|La deviazione della luce di una galassia distante intorno ad un oggetto massivo.<br />Le frecce arancioni indicano la posizione apparente della galassia distante. Le frecce bianche il reale percorso della luce]]
[[File:Black hole lensing web.gif|thumb|Simulazione di Lente Gravitazionale, il passaggio di una galassia dietro a un buco nero in primo piano]]
In [[fisica]] si definisce '''lente gravitazionale''' il fenomeno caratterizzato dalla deflessione della [[radiazione elettromagnetica]] (sia lunghezze e frequenze di onde luminose percepibili dal nudo occhio umano sia quelle non visibili ad esso) emessa da qualche sorgente a causa della presenza di una [[massa (fisica)|massa]], sufficientemente grande, posta tra detta sorgente e un osservatore (qualunque apparato in grado di captare la radiazione emessa), tale deviazione della radiazione è proporzionata al [[Baricentro (geometria)|baricentro]] fisico della quantità di massa interposta. Nella generalità dei casi trattasi di fenomeno manifesto nello spazio cosmico.
 
Tale modifica di traiettoria dei raggi elettromagnetici si deve alla curvatura dello [[spazio-tempo]] prodotta da detta massa, secondo le proprietà determinate nella [[teoria della relatività generale]]. In questi casi la focalizzazione finale è simile a quella di una [[lente]] ottica convergente di varia grandezza e forma.
 
In ambito astronomico, relativamente agli apparati riceventi, si produce una deformazione apparente del corpo (oggetto d'osservazione) emittente e/o uno sdoppiamento o moltiplicazione della sua immagine e/o l'intensificazione apparente della sua luce (anche [[magnitudine apparente]]). Inoltre la curvatura o deviazione dei raggi fa sembrare, per effetto prospettico, la loro sorgente spostata rispetto alla sua posizione reale (vedi figura in alto a destra). Per gli stessi motivi tali immagini frequentemente mostrano (in modo più o meno accentuato) tendenza a schiacciamento e estensione come lungo il segmento d'una curva e ciò fa comprendere il loro assoggettamento a quest'effetto anche qualora il baricentro massivo che ne è causa non risulti astronomicamente distinguibile.
 
Le lenti gravitazionali sono evidenti su scala galattica ed extragalattica, possono divenirne causa (distintamente osservabile) singoli o più oggetti sufficientemente grandi e massivi interni, dal nostro punto di vista, alla galassia (ad es. stella o [[buco nero]]) oppure esterni come [[quasar]], qualche [[galassia]] singola o un loro raggruppamento, quali un ammasso o un super [[ammasso di galassie]]. In un caso e nell'altro ha effetti rilevabili anche la massa della [[materia oscura]] presente all'interno o intorno a suddette strutture cosmiche<ref>{{Cita libro|titolo=William J.Kaufmann. "Le Nuove Frontiere Dell'Astronomia"
cosmologia e teoria della relatività generale.|editore=Sansoni Editore, 1980 G.C. Sansoni Nuova S.p.A. Firenze|p=cap. 15. pagg. 247-260}}</ref>.
 
I rispettivi oggetti che generano tale fenomenica vengono classificati usando le espressioni [[Lingua anglosassone|anglosassoni]] diffuse nella letteratura astronomica, entro la scala galattica si definiscono ''microlensing'' o [[microlenti gravitazionali]].
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Tale effetto fu previsto [[teoria|teoricamente]] in base alle implicazioni relativistiche generali, come una logica conseguenza della teoria einsteiniana, ma la maggior parte delle sue varie manifestazioni ipotizzate cominciarono a venir convalidate a partire dalla metà degli [[anni 1980|anni ottanta]], quando si dispose di strumentazione astronomica più potente e adeguata.
 
<!-- Se la curvatura dello spazio-tempo generata dalla massa è sufficientemente marcata si verifica un'intensificazione della luminosità apparente della sorgente , causata da una convergenza dei raggi luminosi. La loro concentrazione può esser focalizzata relativamente a qualche specifico posto esterno (all'orizzonte della lente); in pratica il fascio di radiazioni è convogliato verso definite regioni del cosmo e solo in specifici punti riceventi è captabile un maggior impulso energetico oppure una più elevata e stabile luminosità: ciò vale per tutta la gamma o varietà di radiazioni dello spettro elettromagnetico. (Un po' come avviene con una piccola lente ottica qualora si tenti d'infiammare un frammento di carta o d'erba indirizzando e concentrando su un loro punto la luce solare altrimenti diffusa).<ref>Enciclopedia della Scienza Vol. I, "L'universo" (Milano, 2005) - curatore: prof. G.F. Bignami(Università di Pavia); [[William J. Kaufmann]], ''Le nuove frontiere dell'Astronomia'', Cap. 15 (Sansoni, Firenze 1980):"''...un buco nero può focheggiare la radiazione in certe direzioni in modo che un osservatore distante potrebbe vedere un impulso eccezionalmente intenso d'energia.''"</ref>
 
Così la [[magnitudine apparente]] di stelle, ad esempio appartenenti alle [[Nubi di Magellano]] o in vicinanza del centro galattico può amplificarsi per causa d'altri singoli astri (al limite in combinazioni binaria), stelle attive o anche corpi massicci più o meno visibili come i [[Macho (fisica)|MACHO]]. I in quanto si tratta d'oggetti di misura circoscritta, essendo compresi nel singolo volume della galassia; qui per la produzione di tale effetto, essendo il nostro punto osservativo più prossimo ad essi, acquistano qualche rilevanza anche le rispettive velocità orbitali.
 
Merito dei progrediti telescopi (con altissima definizione rispetto all'epoca in cui sorse l'idea) e apparati (anche satellitari) sensibili abbastanza per recepire emissioni termiche, e più deboli (come le microonde fossili della [[radiazione di fondo cosmico]]), fino ai ''raggi x'' o ai potenti lampi '''γ''' (gamma). -->
 
== Il microlensing ==
{{vedi anche|Microlenti gravitazionali}}
 
Le microlenti gravitazionali sono un fenomeno astronomico che si origina da sorgenti di lenti gravitazionali che hanno masse di piccole dimensioni, come ad esempio i pianeti gassosi. Le microlenti gravitazionali producono solo una variazione della luminosità apparente di un corpo celeste nello sfondo, ma permettono di rilevare la presenza di corpi celesti anche di piccole dimensioni che non emettono luce o altra radiazione elettromagnetica.
 
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== Anello di Einstein ==
{{vedi anche|anello di Einstein}}
 
L'[[anello di Einstein]] è tra i fenomeni più spettacolari prodotti dalle lenti gravitazionali. Si verifica quando la sorgente luminosa ed il corpo celeste che funge da lente gravitazionale risultano posti sulla stessa linea di vista rispetto all'osservatore: in questo caso, in conseguenza della [[simmetria]] circolare della configurazione ottica si osservano non delle immagini multiple della sorgente ma un anello luminoso centrato sulla posizione in cielo della lente gravitazionale. Un completo anello si verifica se la fonte primaria di radiazione è abbastanza compatta da apparire, rispetto al corpo che flette i suoi raggi, come un punto luminoso e altrettanto compatta dev'essere la forma della lente, affinché il fascio di radiazione infine ottenuto sia il più regolare possibile. In genere è difficile che tali configurazioni si concretizzino e dunque nella gran maggioranza dei casi più che veri e propri anelli appaiono semi-archi o striature luminose incurvate.
 
Un certo numero di sorgenti risultano comprendere colonne, in genere flussi costanti di [[Fisica del plasma|plasma]] ad alta temperatura che possono restar condensati in spesse estensioni di tipo primariamente [[gassoso]] o (in minor frequenza) venir disegnate da polveri e particelle macromolecolari solide, fuoriuscenti da fonti cosmiche (in corpi singoli o raggruppati) dai quali si prolungano in spire e/o code anche molto lungi, pur senza separarsi da essi; tali concentrati getti arrivano a misurare centinaia di migliaia d'anni luce e nel vivo dell'attività espulsiva possono anche divenire potenti emettitori di [[raggi x]].
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== Origine teorica e osservativa ==
 
Nel 1913 [[Albert Einstein]], nel contenuto di una breve pagina indirizzata a [[George Hale]], ipotizza la possibilità di provare l'incurvamento della radiazione elettromagnetica all'attraversare i campi gravitazionali esaminando la luce proveniente dalle stelle fisse apparentemente site in prossimità del Sole. Ma in tale scritto la quantità calcolata per l'angolazione dei raggi luminosi risulta di soli 0,84" (secondi d'arco); successivamente questa misura proposta venne rettificata, dal medesimo autore, con una quantità equivalente a poco più del suo doppio: ossia in 1,75"<ref>L'espressione finale di Einstein fu <big>Δφ= 4GMR/c<sup>2</sup>Rr</big>: R indica il raggio geometrico della sfera solare ed r la minima distanza della traiettoria dell'emissione stellare di cui valutare lo scostamento dal centro solare, così risultò il piccolo angolo di deviazione '''ΔΦ''' che fu accertato (riferimento a "Einstein"-Le Scienze vol.nº6 anno2000).</ref>, cifra convalidata dalla rilevazione astronomica realizzata dopo circa sei anni dall'invio della lettera sopra ricordata. In essa (tracciato da Einstein) si nota lo stilizzato bozzetto ove la linea d'una radiazione, iniziata nel punto sinistro dello schema, si piega vicino al bordo d'una circonferenza, il disco solare, e continua così appena declinata verso il punto opposto. Probabilmente è il primo diagramma esposto a terzi che illustri il fenomeno qui trattato.<ref>Silvio Bergia. ''Einstein Albert: quanti e relatività, una svolta nella fisica teorica''. Monografia nº 6 - supplemento a Le Scienze nº 364, dicembre 1998.</ref>
 
Nel 1919, durante un'[[eclissi di Sole]], l'equipe guidata da [[Arthur Eddington]] osservò che la luce delle stelle nei pressi del disco solare era leggermente deviata, dato che le stelle apparivano in posizioni spostate rispetto al caso in cui erano osservate usualmente.
 
Dichiarazione ed esposizione della conferma del calcolo relativistico (secondo la citata previsione avanzata da Einstein), risultante dall'analisi d'una parte di lastre impresse durante l'esame strumentale dell'eclissi suddetta, venne riferita il 6 novembre del 1919 a Londra dinanzi alla [[Royal Society]] e alla [[Royal Astronomical Society]]: riunite nella stessa seduta per l'eccezionalità dell'evento che sanciva il superamento dell'impostazione teorica fin allora dominante nello studio scientifico dell'universo. Difatti pure secondo la meccanica gravitazionale newtoniana era prevedibile uno spostamento dei raggi luminosi dovuto all'attrazione delle masse cosmiche (vedi ipotesi di J.Michell o di [[Pierre-Simon de Laplace]]), ma la differenza rilevante della Relatività Generale implica in più l'effetto della distorsione dello spazio-tempo causata dal campo gravitazionale.<ref>{{cita libro |autore=John Gribbin |titolo=Costruire la macchina del tempo |capitolo=La relatività della geometria |anno=1997 |editore=Aporie |isbn=978-88-85192-13-3 }}</ref><ref>Einstein "la teoria della relatività" (Teoria del campo gravitazionale: "comportamento dei campioni di lunghezza e degli orologi nel campo gravitazionale statico. Curvatura dei raggi luminosi. Movimento del perielio delle orbite dei pianeti") 1980 Newton editrice</ref>
 
== Ulteriori conferme ==
 
Le previsioni relativistiche furono sottoposte alla prova sperimentale quando l'innovazione tecnologica, negli anni trenta, permise l'impiego di antenne telescopiche capaci di captare le onde-radio degli emittenti celesti che ciclicamente si eclissano dietro il Sole<ref>Le onde delle radiosorgenti sono distintamente riconoscibili e si confondono molto meno con la luce del sole della semplice luce stellare visibile</ref>.
Dal 1937, per merito di [[Grote Reber]], furono disponibili i prototipi dei [[radiotelescopio|radiotelescopi]]. Furono da allora effettuati esperimenti specifici che comprendevano anche lo studio di onde emesse appositamente da sonde (quali le ''Viking'') e quelle riflesse dai pianeti passanti vicino al bordo solare, come la ricerca proposta da I.Shapiro nel 1964 (misurante anche i ritardi del ricevimento dei segnali dovuti alle loro curve nel campo gravitazionale) nei cui diagrammi riepilogativi, come quello relativo all'eco radar di Venere<ref>riferimento a "L'eredità einsteniana" nel volume nº6 "Einstein" -Le Scienze- (anno 2000)</ref>(nel diagramma cartesiano l'ordinata indica il ritardo in microsecondi e l'ascissa il tempo in giorni) appare un esaustivo accordo con i conti predittivi relativistici<ref>Un'esposizione della serie di tali esperimenti è complessivamente leggibile nel libro di Martin Kornelius in "Einstein Light" edito da "Deutscher Taschenbuch Verlag GmbH & CO.KG,Munchen in Germania e in Italia da "MacroEdizioni" nel 2005 (e aggiornato nel 2007).</ref>.
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== Usi specifici delle lenti gravitazionali ==
 
[[File:Einstein cross.jpg|left|thumb|upright=0.7|La [[croce di Einstein]].]] Si sfrutta questo fenomeno per studiare le zone più remote dell'[[universo]] o per individuare corpi astronomici meno evidenti ([[ottica gravitazionale|ottica gravitazionale)]] come le proprietà di stelle e quasar più lontane o altri oggetti più piccoli o occultati da materia cosmica gassosa.
 
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Tal metodo fu in buona parte applicato per migliorare e affinare il fattore calcolato per la [[costante]] di [[Edwin Hubble|Hubble]] e quindi il ritmo d'espansione globale dell'universo; nonché per comprendere la distribuzione complessiva della densità d'energia (radiante, [[cinetica]], massa dei corpi solidi) nelle regioni cosmiche prossime al nostro [[orizzonte degli eventi]].
Se le variazioni radiative osservate avvengono con le modalità specifiche dei modelli relativi a campioni di riferimento ([[variabili Cefeidi]], [[supernove]] di classe [[Supernova|Ia]], rotazioni galattiche per relazione Tully-Fisher, stelle super [[giganti rosse]]...), conoscendo forma e concentrazione che provoca la [[curvatura]] del [[campo gravitazionale]] si può dedurre empiricamente (mediante [[spettroscopia]]) la proprietà originaria delle radiazioni emesse, dunque individuando anche la [[velocità]] di allontanamento dei corpi osservati rispetto al punto di controllo terrestre.<ref name="Hack1997" /><ref>{{cita pubblicazione |nome=Wendy L. |cognome=Freedman |titolo=Velocità di espansione e dimensioni dell'universo |rivista=Le Scienze |mese=gennaio|anno=1993}}</ref>
 
Fra i principali enormi ammassi galattici con qualità di potenti lenti se ne scrutano due in particolare: catalogati come Abell-2218 e l'altro come Abell-1689, le cui diatanze son stimate rispetto a noi a circa 3 miliardi di anni-luce per l'uno e a 2.200.000.000 di anni-luce per l'altro (in quest'ultimo caso, valutando dinamica e intensità della luce deflessa, la maggior parte della sua materia è considerata oscura e periferica, probabilmente non-barionica).<ref name="DeGrasse_Tyson">{{cita libro |nome=N. |cognome=DeGrasse Tyson |coautori=Goldsmith, D. |titolo=Origini-quattordici miliardi di anni d'evoluzione cosmica |capitolo=Cap. 10 |editore=LeScienze (inserto) |anno=2009}}</ref> Esse inviano immagini, ad essi retrostanti, risalenti ad oltre 10 miliardi di anni (in tempo-luce).
 
== Note ==
<references/>
 
<references/>
== Bibliografia ==
 
* '''^''' William J.Kaufmann "Le nuove frontiere dell'astronomia" capitoli 5-8-12, Firenze 1980.
* N.Quien-R.Wehrse-C.Kindl "Luce, gravitazione e buchi neri" da <Spectrum der Wissenschaft> 1995: vol.n.97 "Spazio, tempo e relatività", [[Le Scienze]]-quaderni anno 2000.
*{{cita libro |autore=Margherita Hack |titolo=L'Universo alle soglie del Duemila |editore=Rizzoli BUR supersaggi |anno=1997 |isbn=978-88-17-11664-0 |cid=Hack1997}}
* {{cita libro |autore=Tullio ReggeMargherita Hack|titolo=InfinitoL'Universo alle soglie del Duemila|cittàeditore=MilanoRizzoli BUR supersaggi|anno=1996 |editore=mondadori 1997|isbn=978-88-0417-4187411664-0 |cid=Regge1996Hack1997}}
* {{cita libro|autore=Tullio Regge|titolo=Infinito|città=Milano|anno=1996|editore=mondadori|isbn=978-88-04-41874-0|cid=Regge1996}}
*'''^^''' vedi: <www.Oggi Scienza.it> <small> del 19 novembre 2010</small>
 
== Voci correlate ==
 
* [[Experimentum crucis]].
 
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== Collegamenti esterni ==
 
* {{cita web|http://www.cfa.harvard.edu/castles/|Immagini di lenti gravitazionali, riprese dal Telescopio Spaziale Hubble|lingua=en}}
* {{cita web |url=http://www.racine.ra.it/planet/testi/lenti_gravit.htm |titolo=Lenti gravitazionali: miraggi della gravità |autore=Marco Marchetti |anno=1998 |editore=Planetario di Ravenna <www.racine.ra.it> |accesso=4 settembre 2011}}
* {{Thesaurus BNCF}}
 
{{Controllo di autorità}}
 
{{Portale|astronomia|fisica}}