Paolo Mieli: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Nasce a Milano nel 1949, in una famiglia di religione ebraica da parte del padre [[Renato Mieli]], e successivamente si trasferisce con la famiglia a Roma. Effettua studi classici al liceo della capitale “Torquato Tasso” (in classe, nella sezione B, con il futuro governatore della [[Banca d’Italia]] [[Ignazio Visco]]). Si laurea in storia moderna e contemporanea con [[Renzo De Felice]] e, correlatore, [[Rosario Romeo]] con una tesi su [[Giuseppe Bottai]] e la sinistra fascista. Circa il suo rapporto con lo studioso del [[fascismo]], [[Edmondo Berselli]], scrive: “non"non per nulla Mieli è stato allievo del leggendario [[Renzo De Felice]] storico di infallibile fiuto".
 
Mieli muove i primi passi nella carta stampata da giovanissimo: a 18 anni lavora a ''[[L'Espresso]]'', dove rimarrà per circa vent'anni. La militanza in [[Potere Operaio]], movimento politico [[Il Sessantotto|sessantottino]] della [[sinistra extraparlamentare]], influenzò i suoi esordi. Nel [[1971]] fu tra i firmatari della [[lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli|lettera aperta]] pubblicata sul settimanale ''L'Espresso'' sul caso [[Giuseppe Pinelli|Pinelli]] e [[Autodenuncia di solidarietà a Lotta Continua|di un altro]], pubblicato ad ottobre su ''[[Lotta Continua (quotidiano)|Lotta Continua]]'', nel quale si esprimeva solidarietà verso alcuni militanti e direttori responsabili del giornale di estrema sinistra inquisiti per [[istigazione a delinquere]] a causa del contenuto ritenuto diffamatorio di alcuni articoli.
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Nel [[2003]] venne indicato dai presidenti di [[Camera dei Deputati|Camera]] e [[Senato della Repubblica|Senato]] come nuovo presidente della [[Rai]]. La sua nomina durerà pochissimi giorni: Mieli rinunciò subito all'incarico, non sentendo attorno a sé, per motivi definiti "di ordine tecnico e politico", l'appoggio necessario alla sua linea editoriale.
 
Il 24 dicembre [[2004]] torna a dirigere il ''Corriere della Sera'' sostituendo [[Stefano Folli]]. Il 2 dicembre [[2008]] è oggetto di una dichiarazione del presidente del Consiglio [[Silvio Berlusconi]]<nowiki/> che, durante una visita in [[Albania]] a [[Tirana]], se la prende con il ''Corriere della Sera'' e con ''La Stampa'' aggiungendo: "certi direttori cambino mestiere".<ref>[http://www.corriere.it/politica/08_dicembre_02/berlusconi_direttori_casa_63ad9f8c-c0a0-11dd-a787-00144f02aabc.shtml Berlusconi: «Su Sky sinistra senza ritegno. E certi direttori cambino mestiere» - Corriere della Sera<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Il 30 marzo [[2009]] il [[Consiglio d'amministrazione|CDA]] di [[RCS MediaGroup]] decide di sostituirlo nuovamente con [[Ferruccio de Bortoli]], come già accaduto nel maggio [[1997]]. Mieli lascia la direzione della testata l'8 aprile 2009 per assumere l'incarico di presidente di RCS Libri<ref>RCS Libri è la divisione di RCS MediaGroup che gestisce i marchi [[Rizzoli Editore|Rizzoli]], [[Bompiani]], [[Fratelli Fabbri Editori|Fabbri]], [[Biblioteca Universale Rizzoli|Bur]], [[Sonzogno (editore)|Sonzogno]], [[Sansoni]], [[La Nuova Italia]] e [[Marsilio Editori|Marsilio]]</ref>.
 
Dopo la cessione di RCS Libri a [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] (14 aprile [[2016]]), Mieli viene sostituito da Gian Arturo Ferrari alla presidenza, ma resta membro del consiglio d'amministrazione<ref>{{cita web|url=http://www.agi.it/economia/2016/04/14/news/i_libri_di_rizzoli_passano_a_mondadori-695649/|titolo=I libri di Rizzoli passano a Mondadori|accesso=30 luglio 2016}}</ref>.
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== Espresso – Repubblica ==
Nel settembre 1967, [[Eugenio Scalfari]] lo assume diciottenne a <nowiki>''</nowiki>[[L'Espresso]]<nowiki>''</nowiki>. Il suo ruolo è destinato a crescere sotto le direzioni di [[Gianni Corbi]] (1968-1970) e, soprattutto, quella di [[Livio Zanetti]] (1970-1984) al fianco del quale sarà inviato di politica internazionale ([[Israele]], [[Vietnam]], [[Spagna]], [[Etiopia]], [[Marocco]], [[Tunisia]], [[Cecoslovacchia]], [[Francia]]), capo della sezione culturale, caporedattore centrale assieme ad [[Alberto Statera]] (assiemecon cui intervista “Terzo"Terzo grado”grado"). Secondo [[Nello Ajello]], all’epocaall'epoca condirettore del settimanale, [[Rosario Romeo]], professore esigente e maestro severo, lo considerava una promessa.<ref name=":0">{{Cita libro|titolo=Nello Ajello, “Illustrissimi – Galleria del Novecento”, Laterza}}</ref>
 
== Il Manifesto contro Calabresi ==
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== Riviste ==
Negli anni Settantasettanta e Ottantaottanta Paolo Mieli collabora a ''Tempi moderni'' diretta da Fabrizio Onofri, “Queste istituzioni” diretta da Sergio Ristuccia, ''Nuova storia contemporanea'' diretta da [[Renzo De Felice]], ''Mondo operaio'' diretta da [[Gaetano Arfè]], ''Storia illustrata'' diretta da [[Alberto Statera]], ''Pagina'' diretta da [[Ernesto Galli della Loggia]].
 
== La Stampa ==
Viene nominato Direttore il 22 Maggio 1990, come successore di Gaetano Scardocchia. I suoi obiettivi furono: riaccorpamento del giornale precedentemente diviso in dorsi e assorbimento di ''[[Stampa sera]]'' con l’edizione del lunedì. Chiamò a collaborare [[Michail Gorbačëv]] e [[Giovanni Falcone]] che, dopo un colloquio con [[Norberto Bobbio]], accettò di scrivere editoriali per il quotidiano torinese. Scrive [[Nello Ajello]]: “Di rado ‘[[La Stampa]]’ è stata così vivace, incline all’aneddoto, sensibile al risvolto frivolo come quando l’ha diretta Paolo Mieli. Perfino gli argomenti seri, provenienti da una capitale che [[Torino]] detesta, vengano impacchettati in una confezione assai più attraente di un tempo. Nelle mani di un uomo che, in fondo, mangia pane e politica da una vita, ‘[[La Stampa]]’ ha così rischiato – non si sa con quanto gradimento da parte dei suoi lettori autoctoni, ma certo con allarme delle testate concorrenti – di diventare un quotidiano nazionale”<ref name=":0" />. A ''[[La Stampa]]'' Mieli porta alcuni giornalisti tra i quali, da ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'', [[Paolo Guzzanti]] a cui affiderà il compito di colloquiare con il Presidente della Repubblica [[Francesco Cossiga]] per una serie di interviste che provocheranno grande clamore. “L’uscita"L'uscita di Paolo Mieli da ‘La"La Repubblica’Repubblica" – dove era rimasto per poco tempo e in uno stato di infelicità – aveva infastidito Scalfari”Scalfari", ha scritto in seguito Guzzanti; “Poi lo aveva visto diventare direttore de "La Stampa" e ora si vedeva portar via una firma del suo giornale, per quanto ormai data per persa, come la mia. Scalfari considerava Paolo Mieli un figlio, ma un figlio ingrato”<ref>{{Cita libro|titolo=Paolo Guzzanti, “Senza più sognare il padre – Romanzo di una vita”, Aliberti}}</ref>. Mieli sarà direttore de “La Stampa” fino al 9 settembre 1992 quando cederà il timone a [[Ezio Mauro]].
 
== Il Corriere della Sera - Primaprima Direzionedirezione (1992-1997) ==
Successore di [[Ugo Stille]], entra in carica il 10 settembre 1992. L’avvocato [[Gianni Agnelli]] poco tempo dopo disse (l’indiscrezione fu pubblicata da ''[[L'Espresso]]'') che Mieli “aveva messo la minigonna a una vecchia signora” compiacendosi del fatto che, in tempi rapidissimi, il ''[[Corriere della Sera]]'' avesse riconquistato il primato nelle edicole<ref name=":1">{{Cita libro|titolo=Angelo Agostini, “Giornalismi. Media e giornalisti in Italia”, Il Mulino}}</ref><ref name=":2">{{Cita pubblicazione|autore=Sonia Miletta|titolo=“Paolo Mieli, un “metodo” che ha dato una svolta al giornalismo italiano”,|rivista=tesi della facoltà di sociologia dell’Università studi Bicocca, relatore Franco Abruzzo|volume=|numero=dicembre 2004}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Benedetta Cappellini|titolo=“Lo stile editoriale di Paolo Mieli al Corriere della sera. Ibridazione, popolarizzazione e riconquista di un primato”|rivista=Tesi di laurea alla facoltà di Scienze politiche Università studi di Firenze, relatore Giovanni Bechelloni|volume=|numero=(2003)}}</ref>. Secondo [[Vittorio Feltri]], Mieli non fece solo questo: “ vibrò senza pietà fendenti micidiali alle consolidate camarille di prime donne che gareggiano da sempre in via Solferino, valorizzando firme nuove, come quelle di [[Francesco Merlo]] e [[Gian Antonio Stella]] che per lungo tempo erano stati relegati al ruolo di comprimari”<ref>{{Cita libro|titolo=Vittorio Feltri con Stefano Lorenzetto, “Buoni e cattivi”, Marsilio}}</ref>. Il “Corriere” diretto da Mieli ebbe un interesse particolare per gli argomenti a carattere storico. Ha scritto [[Ernesto Galli della Loggia]]: “libero da pregiudizi ideologici, e percependo l’interesse politico-giornalistico di tali argomenti per l’esistenza intorno ad essi di una curiosità nel pubblico sempre assai viva, specialmente in un periodo così ricco di cambiamenti di regime di aperture di nuovi archivi, di ritorni sulla scena di uomini e ricordi, Mieli decise, prima a ‘La Stampa’ poi al ‘Corriere’, di dare larghissimo spazio a ogni genere di notizia e di articoli al riguardo. Soprattutto a tutto quanto di nuovo veniva alla luce, agli interrogativi e ai punti di vista eterodossi: non facendosi intimidire dalle polemiche, ma anzi per più versi alimentandole. Il ‘[[revisionismo]]’ divenne così, di fatto, una cavallo di battaglia del suo giornale. Fu, non vorrei esagerare, qualcosa che ricordava alla lontana la battaglia antigiolittiana del ‘Corriere’ di Albertini; questa volta però con un establishment culturale non già sostanzialmente alleato, come era accaduto al giornale nel primo quindicennio del Novecento, bensì decisamente ostile”<ref name=":3">{{Cita libro|titolo=Ernesto Galli della Loggia, “Credere, tradire, vivere. Un viaggio negli anni della Repubblica”, il Mulino}}</ref>. Durante la sua prima direzione del ''Corriere'', Mieli dà vita al settimanale femminile “Io donna”. ''La Repubblica'' risponde con ''[[D - la Repubblica delle donne|D]]''. Resterà direttore fino al 7 maggio 1997 quando verrà sostituito da [[Ferruccio de Bortoli]].
 
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Sostiene [[Piero Sansonetti]]: “Nel biennio 1992-93, il potere di Mieli era enorme. La società politica era allo sbando. I partiti di governo quasi non esistevano più. Anche il [[Partito Comunista Italiano|Pci]] era sotto botta. Chi contava allora? Nacque un’alleanza di ferro tra quattro giornali italiani: il Corriere, La Stampa, [[L'Unità|l’Unità]] e la Repubblica. Il direttore de l’Unità era [[Walter Veltroni]], alla ‘Stampa’ c’era [[Ezio Mauro]], il caporedattore di ‘Repubblica’ era [[Antonio Polito]]. Tra i quattro giornali si stabilì un vero e proprio patto di consultazione che li rendeva fortissimi: ci si sentiva due, tre volte al giorno, si concordavano le campagne, le notizie, i titoli. Il punto di riferimento di tutti era Mieli perché era il Corriere della Sera che contava di più”.<ref name=":2" /><ref name=":4">{{Cita libro|titolo=Piero Sansonetti, “La sinistra è di destra” Rizzoli}}</ref> “L’asse di ferro”, secondo Sansonetti, “ era tra Mieli, quando ancora stava alla ‘Stampa’ e [[Walter Veltroni]]. Diciamo che comandavano loro e, se c’erano dissidi con gli altri, alla fine decidevano loro”. “Il giorno del [[decreto Conso]] (5 marzo 1993) mi chiamò dal partito [[Cesare Salvi]] che mi annunciò un articolo di appoggio all’iniziativa del governo, chiamai io stesso Mieli e gli altri direttori e dopo il giro serale delle telefonate nel corso del quale mi parlarono dei fax di protesta giunti ai giornali e della loro decisione di prendere una posizione di condanna, ne parlai con Veltroni e chiedemmo a Salvi di cambiare il senso del suo articolo. Cosa che Salvi fece prendendo posizione contro il decreto Conso”<ref name=":4" />.
 
== L’AvvisoL'avviso di Garanziagaranzia a Berlusconi ==
Il 22 novembre 1994 il ''[[Corriere della Sera]]'' diretto da Paolo Mieli pubblica in esclusiva la notizia del primo avviso di garanzia a [[Silvio Berlusconi]] che in quel momento è [[Presidente del Consiglio]] e, a [[Napoli]], coordina un vertice internazionale. In un’intervista a [[Bruno Vespa]] per alcuni suoi libri su [[Mani Pulite]]<ref>{{Cita libro|titolo=Bruno Vespa, “Il duello” e “1989-2000 Dieci anni che hanno sconvolto l’Italia”, Mondadori}}</ref>, Mieli racconterà di aver informato in anticipo dello scoop soltanto [[Alberto Ronchey]], all’epoca Presidente di [[RCS MediaGroup|Rcs]], e di averne parlato con l’avvocato [[Gianni Agnelli]] solo l’indomani a notizia pubblicata. I magistrati che avevano avviato l’inchiesta sospettarono che l’indiscrezione fosse giunta al “Corriere” dall’entourage dello stesso Berlusconi. Secondo una ricostruzione dell’intera vicenda fatta da [[Giancarlo Lehner]] la notizia era uscita invece dal [[Palazzo di giustizia]] di [[Milano]]<ref>{{Cita libro|titolo=Giancarlo Lehner, “Due pesi, due misure”, Mondadori}}</ref>.
 
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Nel gennaio del 1994 Mieli propone a [[Indro Montanelli]], ormai in rotta con l’editore de ''[[il Giornale]]'' [[Silvio Berlusconi]], di tornare al ''[[Corriere della Sera]]'' nelle vesti di direttore. Mieli lo avrebbe affiancato come condirettore, ma Indro Montanelli declina l'offerta. In seguito, nel 1994, Montanelli fonda ''[[La Voce (quotidiano)|La Voce]]'' ma, l’anno successivo, dopo la chiusura del quotidiano, torna al ''Corriere della Sera'' da cui era stato licenziato da [[Piero Ottone]] nel 1974, per curare, nella rubrica “La Stanza” la corrispondenza con i lettori.
 
== Cerchiobottismo e Doppiopesismodoppiopesismo ==
Dopo la vittoria di [[Romano Prodi]] e dell’[[L'Ulivo|Ulivo]] alle elezioni politiche del 1996, su ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'' [[Eugenio Scalfari]] e [[Giovanni Valentini (giornalista)|Giovanni Valentini]] accusano il ''Corriere'' di “[[cerchiobottismo]]”. Il ''Corriere'' di Mieli avrebbe iniziato, secondo questa accusa, a criticare sia il centrodestra che il centrosinistra, “un colpo al cerchio e uno alla botte”, non capendo che il centrodestra berlusconiano continuava ad essere cosa diversa dal centrosinistra e meritava perciò una più severa attenzione. La risposta di Mieli è così sintetizzata da [[Angelo Agostini]]: “La"La controaccusa è di ‘doppiopesismo’"doppiopesismo". Dopo la stagione di Mani Pulite che avrebbe visto i media uniti nel ruolo di cani da guardia dei poteri pubblici e privati, alcuni giornali come ‘Repubblica’"La Repubblica" avrebbero cominciato a giudicare con due pesi diversi: uno più leggero per il centrosinistra al governo, l’altro più pesante per [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] all’opposizione, sempre gravato da vicende giudiziarie e conflitto d’interessi”d'interessi"<ref name=":1" />. Sostiene Mieli: “Se sei un guardiano, devi continuare ad esserlo anche quando sono i tuoi a governare: non è possibile usare un doppio peso, una doppia misura. Ed è impensabile concentrare le critiche sull’opposizione, risparmiando le nostre attenzioni alla maggioranza”<ref name=":2" />.
 
== Terzismo ==
In risposta a due parlamentari, uno di centrodestra ([[Marco Follini]]) e uno di centrosinistra ([[Franco Debenedetti]]), Mieli scrive: “Terzismo non è una ricerca di neutralità o di felice equidistanza dalle parti in conflitto, bensì un modo diverso di collocarsi nel centrodestra e nel centrosinistra per evitare al proprio schieramento di essere travolto dal conflitto stesso. Fu così anche per il melii raccontati da [[Tucidide]], i quali, pur essendo colonia spartana, si schierarono esplicitamente dalla parte degli [[ateniesi]]. Ma pretendevano di stare dalla parte degli ateniesi alla loro maniera, decidendo loro se, come e quando sarebbero entrati nel conflitto. [[Atene]] ritenne che concedere loro questa facoltà sarebbe stata considerata dagli altri una prova di debolezza. Per questo combatté, vinse e sterminò i melii…melii... È la regola sancita dalla storia, non si sfugge al triste destino dei melii. E vorrei che ne fossero consapevoli gli aspiranti terzisti”<ref>{{Cita news|titolo=“Follini e Debenedetti: l’eccezione alla storia dei melii”|pubblicazione=”Corriere della sera”, 19 maggio 2003 - Paolo Mieli}}</ref>
 
== Direzione Editorialeeditoriale ==
Nel periodo che va dal 1997 al 2004, Paolo Mieli è direttore editoriale dell’interno Gruppo Rizzoli [[Corriere della Sera]]. Sovrintende alla ristrutturazione dei settimanali del Gruppo (''[[Amica (periodico)|Amica]]'', ''[[Il Mondo (rivista)|Il Mondo]]'', ''[[A (settimanale)|A]]''), è membro del Cda del quotidiano spagnolo ''Mundo'', fonda – nel 1997 - a Napoli il ''[[Corriere del Mezzogiorno]]'' di cui è direttore Marco De Marco. Nel settembre del 2001 eredita da [[Indro Montanelli]] – su decisione di [[Ferruccio de Bortoli]] – la rubrica della risposta alle lettere dei lettori.
 
== Il Corriere della Sera - Secondaseconda Direzionedirezione (2004-2009) ==
Il 24 dicembre del 2004 succede a [[Stefano Folli]] alla direzione del ''[[Corriere della Sera]]''. Nell’estate del 2005 il costruttore [[Stefano Ricucci]] insieme ad alcuni amici ribattezzati (da un’intercettazione telefonica dello stesso Ricucci) “[[furbetti del quartierino]]” tenta la conquista del ''Corriere della Sera''. Tale scalata è ben vista dal banchiere [[Gianpiero Fiorani]] impegnato a conquistare la [[Banca Antonveneta]], dal governatore della [[Banca d’Italia]] [[Antonio Fazio]] e dal Presidente dell’[[Unipol]] [[Giovanni Consorte]]. Ma la manovra, dietro la quale il settimanale di [[Enrico Deaglio]] ''[[Diario (periodico)|Diario]]'' individua collegamenti con il mondo dalemiano e quello berlusconiano<ref>{{Cita news|titolo=“La rude razza romana va all’assalto”|pubblicazione=“Diario” 10 giugno 2005 - Gianni Barbacetto}}</ref>, non va in porto. il 28 marzo del [[2006]], con un editoriale<ref>Paolo Mieli, [https://web.archive.org/web/20140919055740/http://archiviostorico.corriere.it/2006/marzo/08/SCELTA_DEL_APRILE_co_9_060308018.shtml ''La scelta del 9 aprile''], ''[[Corriere della Sera]]'', 28 marzo 2006</ref> sul ''Corriere della Sera'', dichiara che il suo giornale avrebbe auspicato una vittoria elettorale dell'[[L'Unione|Unione]] e di [[Romano Prodi]] (e auspicato un rafforzamento di [[Alleanza Nazionale|AN]] e [[Unione dei Democratici Cristiani e di Centro|UDC]]) alle successive [[Elezioni politiche del 2006|elezioni politiche]]. Questa posizione suscita aspre polemiche, non solo tra gli esponenti della [[Casa delle Libertà]], a causa dell'abbandono del cosiddetto "terzismo" da parte della testata. Il vicedirettore del “Corriere” [[Massimo Mucchetti]] ha sostenuto che questa decisione ha fatto perdere al giornale quarantamila acquirenti<ref name=":5">{{Cita libro|titolo=Massimo Mucchetti, “Il baco del Corriere”, Feltrinelli}}</ref>. Lettori che in seguito, però, sarebbero tornati ad acquistare il giornale<ref>{{Cita news|titolo=“Le confessioni di Paolo Mieli”|pubblicazione=Libero 5 maggio 2008 - Barbara Romano}}</ref>. Mucchetti ha scritto anche che la scalata dei “furbetti del quartierino” era stata enfatizzata<ref name=":5" />. Il 2 maggio 2007 il ''Corriere'' pubblica il primo degli articoli di [[Sergio Rizzo]] e [[Gian Antonio Stella]] che avrebbero fatto parte del libro ''[[La casta]]''. Un libro di denuncia di sprechi e malversazioni dei poteri pubblici italiani<ref>{{Cita libro|titolo=Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella, “La casta”, Rizzoli}}</ref>. Il 2 dicembre 2008, il [[Presidente del Consiglio]] [[Silvio Berlusconi]] invita i direttori della “Stampa”, [[Giulio Anselmi]], e del “Corriere della sera”, Paolo Mieli, a “cambiare mestiere”. E nel giro di pochi mesi sia Anselmi che Mieli vengono esonerati dai loro incarichi.
 
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== Le polemiche storiografiche ==
Tra il 1999 e il 2017, Mieli pubblica prima su ''[[La Stampa]]'' poi sul ''[[Corriere della Sera]]'' una serie di articoli accompagnati da alcuni libri interamente dedicati a temi storiografici (''Le storie, la storia'', ''Storia e politica'', ''I conti con la storia'', ''L’armaL'arma della memoria'', ''In guerra con il passato'' editi da [[RCS MediaGroup|Rizzoli]]) che provocano un vivace dibattito. Secondo [[Indro Montanelli]], Mieli ha affrontato “lo scottante e (pare impossibile, ma è così) tuttora controverso tema del [[revisionismo]] con esemplare equilibrio e senso della misura, ma anche prudenza, mettendosi sotto il patronato (e padrinato) ideologico dei suoi oramai finalmente indiscussi maestri: [[Rosario Romeo]] e [[Renzo De Felice]], di cui da studente fu allievo e alla cui scuola è maturato”<ref name=":6">{{Cita libro|titolo=Indro Montanelli, prefazione a “Le storie, la storia”, Bur}}</ref>. Mieli, prosegue Montanelli, “ha fatto del revisionismo dimostrativa applicazione su capitoli di storia resi ormai innocui dalla loro monumentale vetustà partendo addirittura da Gerusalemme (quella biblica di [[Mosè]] e di [[Davide|David]]) e dall’Atene di [[Alcibiade]]. Per dimostrare che la storiografia non è che un continuo revisionismo e che appunto in questo consiste il suo fascino”.<ref name=":6" /> Nel 2000, Mieli si occupa del libro in cui [[Roberto Vivarelli]] rivela il suo passato giovanile nella [[Repubblica sociale italiana]]<ref>{{Cita libro|titolo=Roberto Vivarelli, “La fine di una stagione. Memoria 1943-1945”, il Mulino}}</ref>. Nel suo articolo, pubblicato prima dell’uscita del libro<ref>{{Cita news|titolo=“Il fascista con i calzoni corti”|pubblicazione=La Stampa 5 novembre 2000 - Paolo Mieli}}</ref>, Mieli spiega che all’epoca in cui aderì alla Rsi Vivarelli aveva solo quattordici anni. Ma su “Repubblica” [[Mario Pirani]] scrive che libro e articolo fanno parte della “campagna per delegittimare le basi fondative della Repubblica, in primo luogo la Resistenza”. In un libro, [[Giampaolo Pansa]] fa osservare come Pirani, ma anche [[Giovanni De Luna]], [[Gianpasquale Santomassimo]] e [[Nicola Tranfaglia]], abbiano attaccato il libro prima ancora di averlo potuto leggere<ref>{{Cita libro|titolo=Giampaolo Pansa, “Il rompiscatole – L’Italia raccontata da un ragazzo del ‘35”, Rizzoli}}</ref>. [[Giovanni De Luna]] polemizza in più occasioni con l’ “uso pubblico della storia” fatto dal “Corriere” di Mieli, definito, appunto, un “giornale capace di declinare in termini di marcata originalità un particolare uso pubblico della storia”<ref name=":7">{{Cita libro|titolo=Giovanni De Luna, “La storia sempre ‘nuova’ dei quotidiani e la costruzione del senso comune” in “Fascismo e antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni” a cura di Enzo Collotti, Laterza}}</ref>. E si lamenta per il fatto che, a causa di quest’opera del “Corriere” di Mieli, “il lavoro degli storici è ormai pienamente coinvolto sulla scena mass mediale” con “l’obiettivo esplicito di incidere sulla formazione del senso comune attraverso la revisione del giudizio sui grandi eventi della contemporaneità”<ref name=":7" />. Diverso e sostanzialmente elogiativo il giudizio di [[Ernesto Galli della Loggia]] già direttore della rivista ''Pagina'' che annoverava Mieli (assieme a [[Riccardo Chiaberge]], [[Massimo Fini]] e [[Giampiero Mughini]]) tra i suoi vice<ref name=":3" />.
 
== Vita privata ==