Sbarco di Anzio: differenze tra le versioni

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Nonostante ciò, il primo ministro britannico [[Winston Churchill]] riuscì a convincere gli Stati Uniti dell'utilità di una pressione costante anche sul [[campagna d'Italia (1943-1945)|fronte italiano]] e nel [[Mar Egeo]]; Eisenhower, continuamente interpellato, concesse di distaccare nel Mediterraneo 68 degli [[Landing Ship Tank|LST]] destinati a Overlord fino a metà gennaio, allo scopo di facilitare la conquista di [[Roma]]. In seguito sarebbero stati presenti i mezzi necessari per il previsto sbarco nella Francia del sud ([[operazione Dragoon|operazione Anvil]], decisa anch'essa a Teheran), che sarebbero stati poi trasferiti in Gran Bretagna in vista dell'invasione della Normandia<ref>{{cita|Morris|p. 271}}.</ref>. I dettagli furono elaborati durante la [[conferenza del Cairo]], alla cui conclusione gli americani rimasero fermamente decisi a seguire la strategia precedentemente concordata: dopo la caduta di Roma il XV [[Gruppo d'armate]] di Alexander, schierato in Italia, avrebbe potuto avanzare verso nord fino alla linea [[Pisa]]-[[Rimini]], ma le forze disponibili sarebbero state ridotte a vantaggio dello sbarco in Francia meridionale. L'impegno principale alleato avrebbe dovuto concentrarsi in [[Europa occidentale]]<ref>{{cita|Morris|pp. 271-272}}.</ref>.
 
In Italia, tuttavia, l'avanzata degli Alleati era divenuta sempre più difficoltosa; fin dallo [[sbarco a Salerno]] la campagna aveva incontrato l'aspra resistenza della [[Wehrmacht]] e lo sfondamento della "linea invernale" tedesca, che il [[feldmaresciallo]] [[Albert Kesselring]] (''Oberbefehlshaber Süd'') aveva predisposto fra [[Gaeta]] e [[Ortona]], si era rivelata più difficile del previsto<ref>{{cita|Keegan|p. 355}}.</ref>. La linea invernale era formata da una serie di avamposti disposti in profondità, chiamati in codice [[linea Barbara]]; dietro si trovava la [[linea Bernhardt]] ancorata sulle colline intorno a [[Cassino]], che sfruttava al massimo le difese naturali del [[Garigliano]] e del fiume [[Rapido (fiume)|fiume Rapido]]. Queste due linee rappresentavano le fasce meglio munite della [[linea Gustav]], che coincideva con il fronte tedesco che tagliava in due la penisola a sud di Roma<ref>{{cita|Morris|p. 255}}.</ref>. Sul lato orientale dello schieramento alleato la veterana [[Eighth Army (British Army)|8ª Armata]] del maresciallo [[Bernard Montgomery]] riuscì a passare il fiume [[Sangro]], ma non sfruttò il successo a causa della tenace [[battaglia di Ortona|resistenza tedesca a Ortona]] e delle incessanti piogge che resero impraticabile il terreno pianeggiante; sul versante tirrenico combatteva la [[United States Army North|5ª Armata]] del [[tenente generale]] [[Mark Clark]], che avanzò fino al fiume Garigliano. Da qui gli americani avrebbero potuto marciare lungo la [[valle del Liri]], superare [[Montecassino]] e quindi lanciarsi su Roma. Ma le strade lungo il fiume erano dominate dalle vette di [[monte Camino (Caserta)|monte Camino]] (comprendente le cime di monte La Defensa, monte la Remetanea e monte Maggiore), Rotondo e Sammucro, che i tedeschi avevano convenientemente presidiato. Fu necessario scalare ciascuna altura e conquistarla in una serie di durissimi combattimenti tra il 29 novembre e il 21 dicembre.
 
[[File:Linea Gustav.png|miniatura|Disposizione generale delle linee difensive tedesche nel sud Italia. In rosso è evidenziata la linea Gustav, che lo sbarco di Anzio tentò di aggirare]]
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I tedeschi avevano occupato la regione di Anzio e Nettuno subito dopo l'[[armistizio di Cassibile]] dell'8 settembre, poiché provvista di alcune [[Artiglieria costiera|batterie costiere]]; evacuarono la popolazione dalle case prospicienti al mare e iniziarono i preparativi per distruggere il porto. Inoltre requisirono molte abitazioni per le truppe del presidio e per i soldati di ritorno dal fronte<ref name="VT20" />. Con il sopraggiungere dell'inverno e l'impossibilità degli Alleati di tentare operazioni incisive lungo la dorsale degli Appennini, il feldmaresciallo Kesselring decise di lasciare praticamente sguarnito il settore centrale e impiegare il grosso delle sue truppe sui versanti del Tirreno e dell'[[Mare Adriatico|Adriatico]]. Le truppe presenti in Italia, prelevate dalla riserva mobile dell'[[Oberkommando der Wehrmacht|OKW]], erano di eccellente qualità e tali rimasero per tutta la durata della campagna d'Italia: in ottobre erano schierate la [[3. Panzergrenadier-Division|3.]] e la [[15. Panzergrenadier-Division]] contro la 5ª Armata; la Fallschirm-Panzer-Division 1 "Hermann Göring" formava la riserva, mentre il più esteso fronte adriatico era presidiato dalla [[16. Panzer-Division]], [[26. Panzer-Division]], [[29. Infanterie-Division (mot.)#La 29. Panzergrenadier|29. Panzergrenadier]], la [[1. Fallschirmjäger-Division]] e due divisioni di fanteria<ref>{{cita|Keegan|pp. 357-358}}.</ref>. Quando il 30 gennaio Lucas tentò di avanzare trovò la strada sbarrata dalla 14ª Armata tedesca del generale von Mackensen, di nuova costituzione; schierata come riserva strategica e a protezione delle probabili zone di sbarco lungo la costa<ref>{{cita|Morris|p. 294}}.</ref>, al momento del primo contrattacco contro la testa di ponte di Anzio poté schierare trentatré battaglioni di fanteria<ref name="Morris324">{{cita|Morris|p. 324}}.</ref>.
 
Kesselring, nonostante la sorpresa iniziale, reagì con grande rapidità e attivò subito il cosiddetto ''Fall Richard'' ("caso Richard"), la pianificata reazione a un probabile sbarco sulla costa tirrenica: in pochi giorni affluirono nel settore della testa di ponte di Anzio il I Corpo d'armata paracadutisti con la Panzer-Division "Hermann Göring" e la [[4. Fallschirmjäger-Division]], il LXXVI Panzerkorps - formato dalla 26. Panzer-Division, dalla 3. e dalla 29. Panzergrenadier-Division - e quattro divisioni di fanteria, distaccate su ordine dell'alto comando dall'Italia settentrionale e dai [[Penisola balcanica|Balcani]]<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, pp. 92-93}}.</ref>. Il 23 gennaio 1944 il generale von Mackensen assunse il comando della 14ª Armata incaricata di organizzare queste divisioni e contrastare le forze alleate sbarcate ad Anzio le truppe tedesche giunsero sul posto rapidamente e già il 29 gennaio erano numericamente superiori alle forze di Lucas<ref>{{cita|Katz|p. 195}}.</ref>.
 
I tedeschi, seppur limitatamente, poterono contare sul supporto di reparti della [[Repubblica Sociale Italiana]], tra cui mezzi d'assalto della ricostituita [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|Xª Flottiglia MAS]] e [[Aerosilurante|aerosiluranti]] del [[Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia-Faggioni"]], che sul fronte operarono alcuni attacchi contro le unità navali davanti ad Anzio Per quanto riguarda le azioni in mare dopo l'armistizio, «un certo numero di barchini [[Motoscafo Turismo Silurante|MTSM]] e [[Motoscafo Turismo Silurante|MTSMA]] insieme a una squadriglia di [[Motoscafo armato silurante|MAS]] vennero [...] avviati verso sud», dopo che «l'insuccesso dei mezzi subacquei d'assalto germanici contro il naviglio alleato ad Anzio indusse a lanciare all'attacco i mezzi italiani con equipaggi formati dalla ben più sperimentata Xª MAS»{{#tag:ref|Anche le unità repubblicane, a causa della supremazia navale alleata, ebbero scarsi risultati; il gruppo di aerosiluranti tentò di allentare la vigilanza di superficie e rivendicò sei presunti affondamenti o danneggiamenti. Vedi: {{cita|Giorgerini-Martino-Nassigh|pp. 1409-1411}}.|group=N}}. Anche diverse unità terrestri della RSI risultarono impiegate al fronte, soprattutto da marzo a giugno 1944. Inizialmente, a febbraio, si trovava inquadrato nella 14ª Armata il solo Battaglione paracadutisti "Nembo", il quale partecipò all'offensiva di quel mese nel settore del fosso della Moletta; a marzo furono aggiunti il Reggimento arditi paracadutisti "Folgore" (che il 4 giugno combatterono duramente lungo la [[Strada statale 148 Pontina|statale Pontina]] all'altezza di [[Castel di Decima]]), il [[Battaglione "Barbarigo"]] (posizionato lungo il Canale Mussolini dinanzi alla [[1st Special Service Force]]) e il 2º Battaglione SS "Vendetta", composto da soldati italiani collaborazionisti e stanziato nel settore di [[Cisterna di Latina]]<ref>{{cita|Battistelli-Molinari|p. 72}}.</ref>.
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A rendere ancor più vaga la posizione di Alexander fu la sua sibillina affermazione alla conclusione della visita alla testa di sbarco: egli si disse «molto soddisfatto», anche se non precisò se lo fosse per lo svolgimento dell'operazione o per la decisione di Lucas di attenersi al progetto di prepararsi a un contrattacco. Il comandante americano, d'altro canto, ebbe l'impressione che Alexander fosse molto soddisfatto di lui e annotò sul suo diario che il comandante in capo pensava che avesse fatto «un ottimo lavoro»<ref>{{cita|Vaughan-Thomas|pp. 69-70}}.</ref>. Lo stesso Clark ebbe non poche esitazioni a spingere Lucas in un'azione audace il primo giorno di sbarco; anch'egli rimembrò le difficoltà patite a Salerno ed emanò direttive vaghe, in cui sosteneva che Lucas avrebbe dovuto agire «in modo da non costringerlo ad avanzare col rischio di sacrificare il VI Corpo». Quali che fossero le loro ragioni per non spronare Lucas all'azione, Alexander e Clark tornarono ai rispettivi quartier generali nel pomeriggio del 22, dando l'impressione di approvare i progressi sino ad allora compiuti e, soprattutto, la tattica temporeggiatrice di Lucas<ref name="VT70"/>.
 
Rimase però incontrovertibile che, con appena due divisioni, il giorno stesso dello sbarco il generale Lucas non aveva forze sufficienti a portare a termine il compito che gli era stato assegnato: nonostante l'impegno di Churchill al riguardo, gli alti comandi lesinarono le risorse soprattutto perché gli americani mantennero il loro scetticismo circa l'intera campagna d'Italia. Per loro non era un «secondo fronte», così misero in campo poche risorse e per un periodo di tempo limitato (compresi i fondamentali LST); mancavano poi capi determinati: se Churchill era temerario e ottimista, Lucas fu cauto e pessimista fin dall'inizio e se i Colli Albani erano fuori portata nei primi giorni, Lucas avrebbe potuto contare sulla totale sorpresa e occupare facilmente Campoleone e Cisterna il primo giorno e fatto, nonché inviare in profondità le pattuglie. Questo modo di operare avrebbe sicuramente creato una testa di sbarco più ampia e salda e avrebbe perlomeno messo in imbarazzo i tedeschi, complicando e ritardando il concentramento di truppe che il feldmaresciallo Kesselring, invece, attivò subito<ref>{{cita|Vaughan-Thomas|pp. 290-291}}.</ref>. Nel caso si fosse agito con maggiore fermezza, secondo Vaughan-Thomas, si sarebbero potute evitare molte sofferenze agli uomini sbarcati nella testa di ponte e reso probabilmente più rapida l'avanzata verso Roma. La sortita ad Anzio, comunque, non fu un fallimento totale e la testa di ponte, per quanto attaccata e bersagliata, fu mantenuta integra da una resistenza caparbia e concorse infine all'impatto complessivo dell'offensiva finale di maggio. Lo stesso Kesselring ammise durante un'intervista al ''[[The Washington Post]]'': «Se non aveste messo a prova la vostra forza contro di noi ad Anzio, non sareste mai passati dalla Francia settentrionale». Infatti molte delle esperienze acquisite sul fronte di Anzio servirono utilmente gli uomini che il 6 giugno successivo condussero lo [[sbarco in Normandia]]<ref>{{cita|Vaughan-Thomas|p. 292}}.</ref>.
 
== Note ==