Giovanni Ferrari: differenze tra le versioni

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==== Nazionale ====
Dal 1950 entrò nei ranghi federali e divenne istruttore tecnico nei corsi per allenatori. Fu dapprima aiutante di campo per la Nazionale, poi nel 1958 fu chiamato a sostituire [[Giuseppe Viani]] con una commissione tecnica formata dai dirigenti [[Pino Mocchetti]] e [[Vincenzo Biancone]]. Dopo un breve ritorno di Viani, Ferrari gli subentrò in solitaria, ottenendo la qualificazione ai Mondiali del 1962. Sotto la guida dell'ex mezzala, «''la massima rappresentativa italiana conobbe tra l'autunno del 1960 e la primavera del 1962 una stagione complessivamente positiva''», anche se il gioco offensivo da lui proposto poiché congeniale ai vari ''oriundi'' venne criticato dal giornalista Gianni Brera, in particolare dopo la sconfitta contro l'Inghilterra del maggio 1961<ref>{{cita|Papa|p. 293}}</ref>. Per la fase finale, in [[Cile]], gli furono affiancati [[Helenio Herrera]], che rinunciò poco tempo, e il presidente della [[Società{{Calcio Polisportiva Ars et Labor 1907SPAL|SPAL]]N}} [[Paolo Mazza]]<ref name="Chiesaall" />.
 
A partire dall'esclusione dal novero dei convocati di [[Mario Corso]]<ref name="Storiedicalcio">Citato sul blog [http://www.storiedicalcio.altervista.org/mondiali_62_david.html Storiedicalcio.altervista.org]</ref>, dopo un litigio con lo stesso Ferrari, la spedizione cilena fu travagliata sin dal principio, anche per i contrasti tra i due componenti della commissione tecnica, a causa delle diverse visioni di gioco (Mazza era un difensivista)<ref name="Chiesaall" />. Ferrari ricordò l'esperienza declinando le responsabilità per l'esito negativo del Mondiale: «''se l'Italia fu eliminata in Cile, non è colpa mia. Lo dissi allora e lo ripeto oggi. Io non contavo niente. Quando mi venne comunicata la decisione di affiancarmi Mazza, risposi che con me Mazza non avrebbe litigato. In parole povere avrei fatto decidere a lui''»<ref name="Storiedicalcio" />.