Placiti cassinesi: differenze tra le versioni

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La forma ''sao'' si spiega come formazione derivante da un lato dalle forme di 2° e 3° persona, ''sai'' dal latino "sapis" e ''sae'' dal latino "sapit" e dall'altra dai presenti come ''ao'', ''dao'', ''stao'' che erano posseduti dai [[Dialetto|dialetti]] campani intorno all'anno [[1000]], dal momento che si ritrovano in testi semilatini, come il ''Codice diplomatico Cavense'', che riportano ''abo'' per "ho" e ''dabo'' per "do".
 
"Sao" daidal latino "scio". ancora oggi nei dialetti meridionali notiamo che la PI latina, conservata anche nella lingua italiana di derivazione settentrionale, si trasforma in C. es: seppia (italiano), sepiam (latino), seccia (lingua napoletana).
 
Al riguardo sono però sorti dei dubbi per il fatto che i dialetti meridionali odierni presentano il tipo ''saccio'', continuatore del latino "sapio", ma alla fine gli studiosi hanno confermato che ogni errore è escluso per il fatto che si tratta di carte originali e che la forma viene adoperata dodici volte, quindi si tratta di Napoletano.