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|stato attuale = [[Iran]]
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Il nome '''Persia'''Bananona (in [[persiano antico|bananone antico]] {{PersAnt|PA}}{{PersAnt|A}}{{PersAnt|RA}}{{PersAnt|SA}}, ''Pārsa'') è stato a lungo usato per riferirsi alla nazione deldella modernomoderna [[Iran]]repubblica delle banane, al suo popolo o ai suoi antichi imperi.
 
Tale nome deriva dall'antico nome greco dell'Iran, ''Persis''Bananas, che a sua volta deriva dal nome del clan principale di [[CiroBananos il Grande]]Banana, ''Pars'' o ''Parsa'', che ha dato il suo nome anche a una provincia dell'Iran meridionale, [[Fars|Fārs]] (in [[lingua persiana]] moderna). Secondo lo storico dell'antica Grecia [[Erodoto]] il nome Persia deriva da [[Perseo]], l'eroe mitologico.
 
Il 21 marzo del [[1935]] lo [[scià]] [[Reza Pahlavi]] chiese formalmente alla comunità internazionale di riferirsi al Paese con il nome originario di Iran. Alcuni studiosi però protestarono contro questa decisione.
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Attorno al [[1800 a.C.]] dalla Persia i [[Cassiti]] migrano verso il regno di [[Babilonia]].
 
=== L'Impero achemenide ===
{{vedi anche|Medi|Achemenidi}}
[[File:Persian Empire, 490 BC.gif|thumb|upright=1.4|La dinastia achemenide alla sua massima estensione, [[490 a.C.]]]]
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Lungo il suo percorso di conquista, Alessandro fondò numerose città, tutte chiamate "Alessandria". Nei secoli successivi queste città furono i centri da cui si irradiò in Oriente la cultura greca, processo che viene detto [[ellenismo]].
 
=== Dinastia Seleucide (311 a.C.-246 a.C.) ===
{{Vedi anche|Dinastia seleucide|Impero seleucide}}
L'impero di Alessandro si frantumò subito dopo la sua morte, ma la Persia rimase sotto il controllo dei greci. Un generale di Alessandro, [[Seleuco I]] Nicatore, prese possesso della Persia, della [[Mesopotamia]] e più tardi della [[Siria]] e dell'[[Asia Minore]]. Ebbe così inizio la [[Seleucidi|dinastia seleucide]].
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Il regno seleucide iniziò abbastanza presto il suo declino. Già durante la vita di [[Seleuco I|Seleuco]], la capitale fu spostata da [[Seleucia al Tigri|Seleucia]], in [[Mesopotamia]], alla più mediterranea città di [[Antiochia]], in [[Siria]]. Le province orientali di [[Battriana]] e [[Parti]]a si separarono dal regno nel [[238 a.C.]] [[Antioco III]], dotato di notevoli capacità militari, riuscì a contenere l'espansione dei [[Parti]], ma i suoi successi allarmarono la [[Repubblica romana]], allora in pieno sviluppo. L'attacco di [[Roma]] iniziò proprio mentre i Seleucidi erano impegnati a sedare la rivolta dei [[Maccabei]] in [[Giudea]], e a fronteggiare l'espansione dell'[[Impero Kushan]] a est. Il regno seleucide cadde e fu conquistato dai [[Parti]] e da [[Roma]].
 
=== Dinastia Arsacide (246 a.C.-224 d.C.) ===
{{vedi anche|Parti}}
 
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La Partia si impoveriva e perdeva territori, mentre la nobiltà strappava ai re sempre maggiori concessioni, rifiutandosi spesso di obbedire al sovrano. L'ultimo re partico, [[Artabano V]], riuscì inizialmente a rendere più coeso l'impero, finché il suo vassallo Persiano [[Ardashir I]] si ribellò mettendo fine alla dinastia arsacide. Nel [[226]] egli entrava in [[Ctesifonte]] e stabiliva le fondamenta del secondo impero persiano, guidato dai re sasanidi.
 
=== Dinastia Sasanide (224 d.C.-651 d.C.) ===
[[File:Map sassanid empire.jpg|upright=1.4|thumb|L'impero sasanide al tempo di Shāpūr I]]
{{vedi anche|Sasanidi}}
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Questa sconfitta è ricordata dal [[Corano]] come una "vittoria dei credenti" (con riferimento ai bizantini, cristiani e quindi discendenti da [[Abramo]], come i [[musulmani]]) sui [[paganesimo|pagani]] Sasanidi.
 
=== La Persia e l'Islam ===
{{vedi anche|Conquista islamica della Persia}}
[[File:Age of Caliphs.png|thumb|L'Espansione del califfato islamico]]
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Alla vigilia dell'avvento dell'epoca mongola raggiungono la piena maturità i due più grandi poeti narrativi della [[letteratura persiana]] medievale: il mistico [[Farid al-Din 'Attar]] di Nishapur (m. tra il 1210 e il 1230) e il poeta epico-romanzesco [[Nizami di Ganja]] (m. 1204), le cui opere ispirarono i più ammirati miniaturisti persiani delle epoche successive.
 
=== La Persia sotto i Mongoli ([[1219]]–[[1500]]) ===
{{Vedi anche|Ilkhanato|Impero timuride}}
Nel [[1218]], [[Gengis Khan]] inviò ambasciatori e mercanti alla città di [[Otrar]], al confine nord-orientale del regno del [[Khwarezm|Khwārezm]], ma qui essi furono giustiziati dal governatore. Gengis, per vendetta, saccheggiò Otrar nel [[1219]] e continuò verso [[Samarcanda]] e le altre città del nordest. [[Hulagu]] Khan completò la conquista della Persia e prese [[Baghdad]] (1258), ponendo termine alla esistenza del lungo califfato abbaside, e avanzò verso il [[mar Mediterraneo|Mediterraneo]], venendo fermato solo dai [[Mamelucchi]] del futuro [[Sultano]] [[Baybars]] nel 1260. La Persia divenne un ''[[Ilkhanato]]'', una parte del vasto [[Mongoli|Impero mongolo]], ossia un dominio infeudato all'impero mongola. In questa pur tormentatissima epoca fiorirono alcuni dei maggiori talenti letterari della [[letteratura persiana]] medievale tra cui si devono citare almeno [[Sa'di]] (m. 1291) vissuto a Shiraz e [[Gialal al-Din Rumi|Jalal al-Din Rumi]] (m. 1273), che visse tra l'Iran Orientale e l'Anatolia.
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Nel [[1295]], l'Ilkhan [[Ghazan]] che regnava da Tabriz si convertì all'[[Islam]] e rinunciò al giuramento di fedeltà al Gran Khan. Gli Ilkhan patrocinarono le arti e coltivarono le raffinate tradizioni della Persia islamica, contribuendo a risollevare il Paese dopo le devastazioni arrecate dalla conquista mongola. Nel [[1335]], la morte dell'ultimo Ilkhan significò la fine dell'epoca mongola. Emersero presto dinastie locali, tra cui la dinastia dei [[Muzaffaridi]] che regnò a Shiraz fino al 1393 dove visse il più grande poeta persiano d'ogni tempo [[Hafez]] (m. 1390); e, a nord, la dinastia di origini mongole dei [[Jalayridi]] che regnò nell'Iran nord-occidentale (e a Baghdad almeno fino al 1410). Quindi comparvero sulla scena alcune confederazioni di tribù turcomanne: i [[Kara Koyunlu]] ("Quelli del montone Nero") che si emanciparono dai Jalayridi verso il 1375 e, dopo una interruzione determinata dall'invasione timuride (v. infra) e alterne vicende, regnarono grosso modo sugli stessi territori fino al 1467; dopodiché fu la volta della confederazione rivale degli [[Aq Qoyunlu]] ("Quelli del Montone Bianco") che succedettero ai primi governando tra il 1468 e la fine del secolo. In mezzo v'era stata però l'invasione del Tamerlano (di cui gli Aq Qoyunlu furono alleati) che, dagli ultimi decenni del XIV sec. fino alla sua morte nel [[1405]], aveva conquistato una vasta area, tra la Mesopotamia e l'Asia Centrale facendo di [[Samarcanda]] la sua capitale e una città tra le più ricche, ma senza avere il tempo di consolidare il nuovo impero. Le fonti medievali occidentali lo dipingono come sovrano ancora più sanguinario di [[Gengis Khan]]: ad [[Isfahan]], per esempio, avrebbe fatto uccidere 70.000 persone facendone macabra torre a monito dei sudditi. In realtà l'epoca timuride rappresentò, oltre che l'ultima grande stagione della [[letteratura persiana]] classica, anche una delle epoche più fulgide dell'arte e soprattutto dell'architettura musulmana. I discendenti di Tamerlano, spartitosi l'impero, governarono soprattutto le contrade più orientali corrispondenti all'incirca all'attuale Afghanistan, ove prosperò sino agli inizi del Cinquecento la magnifica corte di Herat (grande centro di letterati, tra cui l'ultimo grande classico il poeta [[Jami]], m. 1492, e di una scuola celebrata di miniaturisti), e alla Transoxiana con la sfarzosa corte di [[Samarcanda]].
 
=== Dinastia Safavide (1501-1736) ===
{{vedi anche|Safavidi}}
La [[Safavidi|dinastia safavide]] era originaria dell'[[Azerbaigian]], a quel tempo considerato parte della regione persiana. Lo [[scià|shah]] safavide [[Shah Isma'il I|Ismāʿīl I]] rovesciò il trono di [[Ak Koyunlu]] (la confederazione turkmena dei "Montoni bianchi") e fondò un nuovo impero persiano che includeva gli odierni [[Azerbaigian]], [[Iran]] e [[Iraq]], più gran parte dell'[[Afghanistan]]. Le conquiste di Ismāʿīl furono interrotte dagli [[Ottomani]] alla [[battaglia di Cialdiran]] nel [[1514]], dopo la quale la guerra tra Persia e Turchia divenne endemica.
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Anche se la Persia riuscì a respingere sia i Russi che i Turchi senza perdite territoriali, i [[Safavidi]] uscirono dalla guerra piuttosto indeboliti, e quando, quello stesso anno, essi cercarono di convertire forzatamente gli Afghani, di confessione [[Sunnismo|sunnita]], alla [[sciiti|Shīʿa]], ne seguì una sanguinosa rivolta che mise fine alla loro dinastia. Per anni la Persia fu teatro delle scorrerie di tribù guerriere di [[Pashtun|Afghani]], che distrussero i resti dell'organizzazione statuale safavide.
 
=== L'imperatore Nadir Shah (1736-47) ===
L'impero persiano visse un'altra breve stagione con [[Nadir Shah]] negli [[anni 1730]] e [[anni 1740|1740]]. Figura di sovrano energico e ambizioso, egli respinse i [[Impero russo|Russi]], sottomise gli [[Afghani]] e sconfisse molte delle tribù nomadi dell'[[Asia centrale]], tradizionali nemici dei Persiani. Si lanciò quindi, emulo di [[Mahmud di Ghazna]] in una grande campagna di conquista dell'Afghanistan e dell'[[India settentrionale|India Settentrionale]], giungendo sino a [[Delhi]] e riportandone come trofeo il celebre "[[trono del pavone]]"; riuscì nel miracolo di conciliarsi le sconfitte tribù afghane, arruolandole nel suo esercito e portando avanti una controversa politica di conciliazione tra sciiti e sunniti. Assassinato nel 1747, il suo impero non gli sopravvisse.
 
=== L'impero si divide Dinastia Afsharidi (1747-96) a nord e la Dinastia Zand (1760-94) a sud ===
Il paese ricadde nell'anarchia e nella guerra civile. Vari sovrani tentano di impadronirsi per pochi mesi del potere, mentre sorgono ovunque principati e [[khanati]] di fatto indipendenti. La parte afghana continuò con [[Ahmad Shah Durrani]], fondatore di una dinastia che continuerà per circa 80 anni controllando o facendo scorrerie su un vasto territorio che si estendeva tra l'Afghanistan e l'India Settentrionale sino a Delhi; la Persia invece, nella seconda metà del secolo, si divise tra varie dinastie locali tra cui emerse nel nord la dinastia turca degli [[Afsharidi]], della stessa tribù di Nader Shah, che ebbe il suo centro a Mashad; nel sud, quella degli [[Zand]], sotto la quale [[Shiraz]] conobbe forse l'apogeo del suo splendore<ref>M. Axworthy, "A History of Iran. Empire of the mind", New York 2008</ref>.
 
=== Dinastia Qajar (1795-1925) ===
{{vedi anche|Dinastia Qajar}}
Alla fine del secolo la Persia trovò relativa stabilità e riconquistò la sua unità sotto la [[dinastia Qajar]] turca (1795-1925), che spostò la capitale a Tehran, ma si trovò presto schiacciata tra l'[[Russia imperiale|impero russo]], che si espandeva in [[Asia centrale]] e l'[[impero britannico]] che si espandeva in [[India]], senza nessuna speranza di poter competere con le potenze industriali europee. Russi e Britannici imposero gradualmente un protettorato "de facto" alla Persia, dividendosela in aree di influenza pur senza mai invaderla direttamente, ma rendendola via via sempre più economicamente dipendente. La [[Accordo anglo-russo per l'Asia|Convenzione anglo-russa]] del [[1907]] definì le sfere d'influenza russa e britannica, rispettivamente sul nord e sul sud del Paese, dove stazionarono contingenti rispettivamente russi ("brigata cosacca") e britannici<ref>G.N. Curzon, "Persia and the Perisan question" Londra 1892</ref>. In effetti, in quegli stessi anni (1901), lo [[scià|shah]] [[Mohammad Ali Qajar]] garantì a [[William Knox D'Arcy]], poi direttore della [[Anglo-Persian Oil Company]], una concessione per esplorare e sfruttare i giacimenti di petrolio del sud del Paese. Il petrolio fu scoperto nel 1908 a [[Masjed-e Soleyman]] nella Persia sud-occidentale, a difesa dei quali fu schierato un contingente di truppe britanniche<ref>D.Yergin, "Il Premio. L'epica storia della corsa al petrolio", Milano 1996</ref>.
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A causa della sua posizione strategica tra l'[[Impero ottomano]] e i possedimenti coloniali russi e britannici nella regione, la Persia fu coinvolta nelle operazioni militari durante la [[prima guerra mondiale]]<ref>Bast O., "La Perse et la Grande Guerre". IFRI Teheran 2002</ref>. Parte di queste operazioni aveva come obiettivo i giacimenti petroliferi della Persia e delle regioni circostanti, e alla fine della guerra la [[Impero britannico|Gran Bretagna]] riuscì a imporre il suo controllo sui sempre più lucrosi giacimenti. In quegli stessi anni si fece anche sentire tra l<nowiki>'</nowiki>''intellighentsia'' persiana l'influsso della [[Rivoluzione russa]] e nacquero nelle città movimenti e partiti di ispirazione marxista. Nel 1920 i sovietici sbarcarono a Bandar Azali, sul Caspio, all'inseguimento dei russi bianchi in fuga. Fu quindi proclamata la Repubblica Socialista del Gilan ed anche la Provincia dell'Azerbaijan proclamo' la sua indipendenza. Nel febbraio [[1921]] [[Reza Pahlavi|Reza Khan]], a capo della Brigata Cosacca, marcia su Teheran ed impone il Governo di Zia Tabatabai. Lo stesso mese, il nuovo governo firma un Trattato di Amicizia con Mosca che prelude al ritiro sovietico dal Gilan ed alla fine delle Repubbliche separatiste.
 
=== Dinastia Pahlavi (1925-79) ===
Nel [[1925]] il generale [[Reza Pahlavi|Reza Khan]], comandante dell'[[esercito persiano|esercito]] e uomo forte del Paese fin dal [[1921]], s'impadronì del potere, autonominandosi [[scià]] al posto del deposto sovrano Qajar e stabilì la [[dinastia Pahlavi]]. Nel [[1933]] Reza shah rinegoziò la [[concessione petrolifera]] dell'[[Anglo-Iranian Oil Company]]. Nel [[1935]] egli consegnò l'antico nome della Persia definitivamente alla storia, e impose alla comunità internazionale il nome di [[Iran]]. Il nuovo sovrano diede inizio a un'energica politica di modernizzazione del paese, potenziando le sue strutture amministrative e militari, attuando un programma di sedentarizzazione forzata delle numerose tribù nomadi, e dando inizio a una politica culturale dai toni filo-occidentali e marcatamente anticlericali, in sintonia con quanto avveniva in quegli stessi anni nella vicina Turchia di [[Mustafa Kemal Atatürk]]. Il Paese rimaneva comunque soggetto all'influenza dei britannici e dei [[Unione Sovietica|sovietici]] e la situazione non mutò fino alla [[seconda guerra mondiale]].
 
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== Bibliografia ==
* Michael H. Dodgeon, H. Michael, Samuel N.C. Lieu (eds.), ''The Roman Eastern Frontier and the Persian Wars (AD 226-363): A Documentary History'', Londra, New York, 1991 (ISBN 0-415-10317-7).
* Taher Sabahi, ''Shahsavan jajim'', Quart, 1998.
* Heidemarie Koch, ''Verwaltung und Wirtschaft im persischen Kernland zur Zeit der Achameniden'', Wiesbaden, 1990.
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* S. Salzani, ''Iran. Religione, rivoluzione, democrazia'', Elledici, Torino 2004
* G. Vercellin, ''Iran e Afghanistan'', Editori Riuniti, Roma 1986
* R. Guolo, ''La via dell'Imam. L'Iran da Khomeini e Ahmadinejad'', Laterza, 2007 ISBN 88-420-8326-7
* M. Croce, ''Oltre il Chador: Iran in Bianco e Nero'', Milano, Editrice Medusa, 2006;
* A. Duranti, ''Il rosso e il nero e la rivoluzione della modernità. Breve storia del pensiero iraniano contemporaneo'', Roma, Aracne Editrice, 2007 ISBN 978-88-548-1217-8;
* M. Emiliani - M. Ranuzzi de' Bianchi - E. Atzori, ''Nel nome di Omar. Rivoluzione, clero e potere in Iran'', Bologna, Odoya
* P.L. Petrillo, ''Iran'', Mulino, Bologna 2008 (sull'ordinamento giuridico e costituzionale odierno)