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|Didascalia mappa=Posizione del comune di Calimera all'interno della provincia di Lecce
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'''Calimera''' (Καλημέρα, ''KalimèraKalimera'' in [[griko]],<ref>{{cita web|url=http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Ricerche%20e%20Studi/1970/Articoli/Toponomastica%20Greca%20nel%20Salento.pdf|titolo=Toponomastica Greca nel Salento|autore =Gerhard Rohlfs|wkautore =Gerhard Rohlfs (filologo)|data = 1964|pagina =7|accesso=10 giugno 2018}}</ref> "buongiorno") è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di 7.071 abitanti della [[provincia di Lecce]] in [[Puglia]].
 
Sorge nel [[Salento]] centrale e dista 16&nbsp;km dal [[Lecce|capoluogo provinciale]]. Appartiene alla storica regione della [[Grecìa Salentina]], un'isola linguistica di nove comuni in cui si parla un antico idioma di origine greca, il [[lingua grika|griko]].
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== Origini del nome ==
Secondo un'interpretazione controversa il nome Calimera deriverebbe dal greco Καλημέρα ''(KalimèraKalimera)'', che significa ''buon giorno'' o, secondo alcuni studiosi, bella contrada (καλλά μερέα, ''kallá meréa''). Altre ipotesi si rifanno, invece, a una derivazione bizantina del toponimo "cal/gal", presente anche nelle parole [[Alliste]] (originariamente ''Calliste'') o [[Galugnano]], seppur con sfumature diverse di significato. Tradizionalmente, i Calimeresi credono però che derivi da un modo di dire degli abitanti di [[Martano]], ipotetici fondatori del paese, che possedevano qui le loro ville:« Pame, pame, ca sìmmeri ene kalì emèra!» - che in italiano significa «Andiamo andiamo (nelle ville), che oggi è una bella giornata!». Da kalì emèra sarebbe nato il toponimo Calimera.
 
== Storia ==
{{Vedi anche|Storia del Salento}}
Le origini del paese sono incerte. Seguendo un criterio cronologico possiamo dedurre, vista la presenza nelle campagne limitrofe del ''Dolmen Placa'' e della ''[[Specchia (megalite)|Specchia]] dei Mori'' (Segla u demonìu in [[griko]]), che il territorio fu abitato sin dall'[[Età del Bronzo]]. Inserita nel sistema viario romano della [[Via Traiana Calabra]] che collegava [[Otranto]] a [[Lecce]] e [[Brindisi]], rappresentò subito un sito adatto a essere popolato. Come per gli altri [[Isola linguistica greca|centri ellenofoni]] del [[Salento (regione)|Salento]], il dibattito storiografico lega la sua nascita a una presunta [[Impero Bizantino|colonizzazione bizantina]] o a più antiche radici [[Magna Grecia|magnogreche]].
 
Probabilmente il primo nucleo del paese nacque nell'area della Masseria San Biagio, dove esisteva un casale. Solo successivamente nacque il nucleo attuale. La primitiva pianta del paese era a "T", con tre strade e un vicolo abbastanza profondo nella zona dell'attuale piazza. Le vie primitive corrispondono alle attuali vie Costantini, Mayro e Montinari. Il vico era invece chiamato "corte Ospizio", a causa della presenza di un ospizio di proprietà dei Francescani. Su tutte e tre le strade erano presenti le tradizionali e caratteristiche case a corte. Solo lentamente iniziò la costruzione di nuove strade in quello che era un casale aperto medievale. Vennero realizzate l'attuale via Roma e solo nell'Ottocento venne creata la prima via costruita in maniera diritta, via Umberto I, venendo a mancare le esigenze difensive che avevano obbligato il piccolo centro griko a costruire vie contorte.
 
Sino e per tutto il XIX secolo il paese era completamente ellenofono, con un'economia limitata alla produzione del carbone e solo successivamente delle patate dolci. Agli inizi del XX secolo, vennero aperte le prime scuole pubbliche, che si tenevano spesso all'interno della casa dell'insegnante. Fu così che le prime famiglie (inizialmente solo quelle nobili) iniziarono ad apprendere l'italiano come seconda lingua. A partire dal secondo dopoguerra, i genitori, nel timore che i bambini non riuscissero ad apprendere l'italiano, iniziarono a non trasmette più alla prole l'idioma greco, passando al dialetto o ad un rudimentale italiano. Con l'avvento della scuola dell'obbligo, a partire dagli anni '60 nessun bambino imparò più il griko. Attualmente la società calimerese si è completamente omologata linguisticamente a quella italiana. Pochi sono gli appassionati che cercano di riportate la lingua greca all'antico splendore, con risultati anche soddisfacenti: si sta infatti riscoprendo la propria identità grika, con diverse persone che hanno imparato volontariamente il griko. Sono state riprese anche le antiche tradizioni musicali: si è ritornato a cantare la passione in griko durante la Settimana Santa, i gruppi musicali che hanno parte del proprio repertorio in griko si moltiplicano e anche se una resurrezione linguistica sembra ancora lontana, è stato garantito un proseguimento culturale all'antica lingua.
 
È probabile che l'attuale centro urbano sia sorto nei pressi di un insediamento risalente all'[[XI secolo]], al centro di un'area archeologica che mostra frequentazioni dal [[II secolo d.C.|II]] al [[XV secolo]] d.C. A testimoniare quanto detto, rimangono le tracce di un insediamento medievale (tombe, fosse frumentarie, grotte, tracciati viarii).
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Via Montinari è l'asse viario più importante del centro.
Si incontra la '''chiesa di Sant'Antonio''' accanto alla quale un tempo sorgeva un "hospitale" che accoglieva i pellegrini e la gente di passaggio. La chiesa ha un originale e armonico prospetto ma, nell'interno, sono evidenti i rifacimenti subiti negli ultimi secoli.
Alcuni anni fa sono stati eseguiti dei lavori di restauro e, nell'occasione, il prospetto è stato arretrato, conservando però intatte le sue linee. Durante tali lavori è stata scoperta, nel centro del pavimento, una sepoltura con i resti del sacerdote Marino Licci, Plebanus VI Latinus, che volle lì essere sepolto. Presenta una tela con un dipinto raffigurante la Visitazione in cattivo stato di conservazione. In tempi andati, fu importante per il paese in quanto sede della disciolta Pia Unione di San Brizio, esistita sino agli anni '80 del XX secolo. A ricordo di ciò in cima all'altare vi è un'immagine del santo.
 
La strada presenta inoltre delle belle corti, come quella di [[San Calimero]] e di [[San Paolo]]. Molte delle case a corte di Calimera sono dotate di vano antistante, il sappuèrtu, che serviva come deposito degli attrezzi e ricovero degli animali.