Maria Clotilde di Savoia: differenze tra le versioni

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Sin dall'inizio il coniuge, grazie ai ricevimenti ufficiali o alle serate libere che poteva trascorrere nel proprio appartamento privato, approfittò delle occasioni mondane offerte in grande quantità dalla città, non esitando a tradire la moglie. Girolamo riprese subito « tutte le sue abitudini di maturo scapolo », nonostante i « rimbrotti del padre, che nutrì una vera predilezione per la giovane nuora », e della sorella Matilde<ref>A. Biancotti, cit., p. 125</ref>, e nonostante si affrettasse a rassicurare il suocero Vittorio Emanuele e il conte di Cavour sull'affetto che circondava Clotilde e sul proprio desiderio di renderla felice.<ref>Vedere le missive riportate in M- Ragazzi, cit., alle pp. 96-98</ref>
[[File:Franz Xaver Winterhalter Napoleon III.jpg|thumb|left|upright=0.7|Napoleone III]]
Tuttavia, la principessa scriveva il 26 marzo ad un'amica di stare « a maraviglia » e di « essere estremamente felice ». Facendo leva su una fede sempre più solida, riusciva a sopportare di essere solo una pedina nello scacchiere politico, nonché l'infedeltà del marito, ricorrendo alla Messa quotidiana nella sua cappella privata dial [[Palais Royal]] e alla regolare assistenza ai malati in ospedale.
 
La vita parigina di Clotilde fu tutta improntata in senso cristiano. Dopo la Messa quotidiana si recava ad assistere gli ammalati, mentre in casa sopportò la distanza di vedute con il coniuge, il quale solo raramente rompeva la solitudine della giovane donna, preferendo rimanere nei propri appartamenti. Il 20 giugno 1859 Clotilde si consacrò ''figlia di Maria'' nel convento agostiniano « Des Oiseaux », che aveva preso a frequentare regolarmente, e tre giorni più tardi « entrò nella locale associazione del [[Sacro Cuore di Gesù]] », inaugurando una devozione cui rimarrà sempre legata.<ref>C. Tessaro, cit., p. 105</ref>.
 
Nel giugno 1860, l'aggravarsi dellala già precaria salute del suocero di Clotilde, [[Gerolamo Bonaparte|Gerolamo]], con cui la nobildonna aveva instaurato sin dal principio un rapporto affettuoso, peggiorò. La coppia giunse al capezzale del morituro a [[Massy (Essonne)|Vilgénis]], in [[Seine-et-Oise]]. Nei giorni che seguirono, la figlia di Vittorio Emanuele accudì il malato quotidianamente, desiderando che potesse ricevere l'estrema unzione prima del trapasso. Pur conoscendo la volontà contraria del marito, Clotilde scrisse agli imperatori chiedendo l'invio di un ecclesiastico: il 23 giugno arrivavanoarrivarono a Vilgénis il cappellano di corte e l'arcivescovo di Parigi. Gerolamo morì ricevendo l'estrema unzione. Furibondo, il consorte cacciò la principessa da Vilgénis e la allontanò dalla famiglia. Il 24 la donna tornò comunque a Vilgénis, dove assistette al trapasso del suocero, mentre questi, pare, « abbozzava un sorriso al crocifisso che la suora gli porgeva ».<ref>C. Tessaro, cit., pp. 114-117</ref>
 
Gli eventi italiani andarono nel frattempo accelerando, e anche oltre oceano l'incipiente [[Guerra di secessione americana]] suscitava gli interessi della politica francese. Nella primavera del 1861 il marito di Clotilde si imbarcò alla volta del Nuovo Mondo, deciso ad ottenere vantaggi commerciali per il suo paese. Quando seppe che sullo yacht era salita anche la giovane principessa, Vittorio Emanuele si lasciò andare ad una certa perplessità, preoccupato per il lungo viaggio, che doveva comunque condurre la primogenita solo fino a [[Lisbona]].<ref>« Ma chiel-là a l'è matt! » (Ma quello è matto!), avrebbe esclamato Vittorio Emanuele in dialetto piemontese, riferendosi al genero; C. Tessaro, c it., p. 125</ref>
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Un ricordo della madre superiora del convento rivela in modo emblematico la riservatezza con cui Clotilde amava vivere le pratiche religiose e il suo desiderio di solitudine: « Una volta riuscirono a sapere che essa sarebbe venuta da noi al Sacro Cuore per la benedizione, ed ecco un buon numero di signore [...] introdursi nella Cappella, ma per quanto guardassero da ogni parte, non riuscirono a vedere S. A. Imperiale e se ne andarono molto deluse, poiché la principessa, con un semplice velo bianco, si era mischiata alle alunne ».<ref>A. Biancotti, cit., p. 131</ref>
 
Fu, il viaggio americano, uno dei rari momenti di intimità con il coniuge. Al ritorno in Francia, Clotilde era incinta per la prima volta. Tuttavia, la distanza tra marito e moglie non tardò a manifestarsi nuovamente: Napoleone premeva affinché il potere temporale della Chiesa venisse ridimensionato, mentre la nobildonna, la cui mentalità non poteva accettare uno stato laico, si raccoglieva in preghiera, impetrando la conversione del consorte. Numerosi sono i destinatari, nelladella sua corrispondenza, cui chiedeva di fare altrettanto, mostrandosi preoccupata per l'anima del Bonaparte.<ref>C. Tessaro, cit., pp. 129-130</ref>
 
Il 18 luglio 1862 nacque il primogenito della coppia, [[Napoleone Vittorio Bonaparte|Vittorio Napoleone]], battezzato privatamente e senza cerimonia ufficiale. La madre volle occuparsi personalmente del bambino, che dovette abbandonare per un breve periodo nel mese di ottobre. Il matrimonio della sorella [[Maria Pia di Savoia|Maria Pia]] con il re portoghese [[Luigi I di Portogallo|Luigi]] la richiamò infatti a Torino, dove dai tempi delle nozze non era più tornata. Per la prima volta rivide così il padre, i fratelli e i luoghi dell'infanzia. Dopo la festa, Clotilde si imbarcò con il marito alla volta dell'Egitto, dove si concedette una breve crociera. La donna sperava che il viaggio la potesse portare in [[Terra Santa]], ma il suo desiderio non si realizzò.<ref>C. Tessaro, cit., pp. 131-133</ref>