Argomentazione: differenze tra le versioni

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Il carattere situato dell'argomentazione impone, dunque, una presa in carico del corpo di credenze e di conoscenze che l'uditorio, o l'interlocutore, condivide.
 
''{{Citazione|Noi "conosciamo" qualcosa (nel senso più proprio e stretto del termine) se, e solo se, abbiamo una ben fondata credenza in essa, la nostra credenza è ben fondata se, e solo se, possiamo produrre buone ragioni che la supportino; e le nostre ragioni sono realmente buone (secondo i più restrittivi canoni filosofici) se, e solo se, possiamo produrre un argomento "conclusivo", o formalmente valido collegando questa credenza a un punto di partenza che non viene messo in discussione (e che preferibilmente non si possa mettere in discussione)|<ref>Toulmin S. E., ''Knowing and Acting. An Invitation to Philosophy'', New York, Macmillan, 1976, p. 89.</ref>}}
 
Conoscere implica credere e argomentare, e argomentare implica anche proteggere criticamente certe premesse per discuterne altre. Si evidenzia così, in questa sintesi toulmaniana, il valore delle premesse assunte e, tra queste, dei luoghi comuni accettati. Essi solitamente vengono oscurati, a riprova del valore che assumono le premesse da cui partiamo nel nostro ragionare argomentativo.
 
==Argomentazione e filosofia==
Argomentare non è solo una procedura razionale per stabilire delle conclusioni in contesti di incertezza, per persuadere razionalmente un uditorio e stabilire un consenso in presenza di posizioni diverse. L'argomentare è il modo stesso con cui agisce la [[filosofia]].