Comune di Parigi: differenze tra le versioni

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Dopo il 4 settembre uscirono dal carcere o tornarono a Parigi dall'esilio molti esponenti politici oppositori del deposto regime. Le idee politiche e sociali dominanti nelle forze rivoluzionarie erano di diverso tipo. In Francia erano molto diffuse le teorie [[Pierre-Joseph Proudhon|proudhoniane]], secondo le quali occorreva conciliare lavoro e capitale. Ogni cittadino doveva essere un produttore di beni, « un uomo libero, un vero signore che agisce per propria iniziativa e sotto la sua personale responsabilità, sicuro di ricevere per il proprio prodotto e per i suoi servizi la giusta remunerazione ».<ref>P. J. Proudhon, ''De la capacité politique des classes ouvrières'', in ''Oeuvres complètes'', III, 1924, p. 125.</ref>
 
Una banca popolare avrebbe elargito credito a basso interesse ai produttori di merci il cui valore sarebbe stato determinato dal tempo di lavoro necessario a produrle. I prodotti sarebbero andati al mercato e i produttori avrebbero ricevuto un numero di buoni equivalenti alle ore lavorate, con i quali avrebbero potuto comperare merci e servizi a loro necessari. In questo modo ciascuno avrebbe ricevuto il giusto compenso per il proprio lavoro e avrebbe acquistato al giusto prezzo i prodotti altrui. Questo, chiamato da Proudhon mutualismo, è « un sistema d'equilibrio tra le forze libere, in cui a ogni forza sono assicurati eguali diritti, a condizione che adempia eguali doveri; e a ogni forza è data la possibilità di scambiare servizi con servizi corrispondenti ».<ref>P. J. Proudhon, cit., p. 124114.</ref>
 
I proudhoniani erano nemici dello Stato e immaginavano la nazione organizzata in una federazione di città: « ogni gruppo etnico, ogni razza, ogni nazionalità ha il pieno dominio del proprio territorio; ogni città, fidandosi della garanzie dei vicini, ha il pieno dominio della zona che entra nel suo raggio d'azione. L'unità non è assicurata da leggi, ma soltanto dagli impegni che i diversi gruppi autonomi assumono reciprocamente ».<ref>P. J. Proudhon, cit., p. 198.</ref> Ogni comune doveva essere sovrano: « il comune ha diritto all'autogoverno, all'amministrazione, alla riscossione dei tributi, alla disponibilità della sua proprietà e delle sue imposte. Ha il diritto di costruire scuole per la sua gioventù, di nominare gli insegnanti, di avere la sua polizia, i suoi gendarmi e la sua guardia nazionale; di designare i giudici, di avere giornali, di tenere assemblee, di possedere società private, imprese, banche ».<ref>P. J. Proudhon, cit., p. 285.</ref>