Guglielmo Raimondo I Moncada: differenze tra le versioni

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Settimo di questo nome dell'antico ramo catalano dei Moncada, e fedele alla [[Corona d'Aragona]], nel 1296 fu inviato a [[Tunisi]] per la spedizione aragonese in [[Africa]]<ref>{{Cita|Ferrer|p. 420}}</ref>, e nel 1297 in [[Calabria]], dove assieme ad altri condottieri catalani come [[Blasco I Alagona|Blasco Alagona]] e [[Guglielmo Galcerando de Cartellà]], fece parte delle forze aragonesi che assediarono [[Catanzaro]], che sconfissero quelle angioine guidate da [[Ruggiero di Lauria]].<ref>{{Cita|Lengueglia|pp. 91-95}}</ref> Nel 1298 giunse in in [[Sicilia]]<ref name="vespro">{{Cita|Ferrer|pp. 421-422}}</ref>, segnata dai disordini provocati dalla rivolta dei [[Vespri siciliani|Vespri]] scoppiata nel 1282 contro i dominatori [[Angioini]]. Il Moncada, nonostante il rapporto di parentela che lo legava al Re Giacomo II, contrario all'intervento aragonese nell'isola, si schierò dalla parte del fratello di questi [[Federico III d'Aragona]], intenzionato invece a sostenere i ribelli siciliani nella cacciata degli Angioini: l'Aragona gli affidò il comando delle sue forze a [[Trapani]] ed in seguito a [[Messina]], e combattè al suo fianco nella battaglia di [[Capo d'Orlando]] contro Giacomo II.<ref name="vespro"/>
 
Nel 1301, fu nuovamente a Tunisi dove gli venne affidato il comando delle milizie cristiane del sovrano [[Dinastia hafside|hafside]].<ref name="tunisi">{{Cita|Ferrer|p. 423}}</ref> Rimosso da Giacomo II, che nominò al suo posto Berengario de Cardona<ref name="tunisi"/>, e fece ritorno in Sicilia, dove a seguito della [[Pace di Caltabellotta]] del 1302, gli Angioini furono cacciati dall'isola, e vi si stabilì il dominio aragonese. Federico d'Aragona, divenuto [[Re di Sicilia|Re di Trinacria]], come ricompensa per il suo sostegno nelle guerre contro gli Angioini, il 23 febbraio 1303, gli concesse tutti i proventi della [[Curia diocesana|Regia Curia]] provenienti dalla terra e dai tenimenti e pertinenze di [[Troina]], sotto servizio militare, e il 27 aprile 1306, il reddito annuo di 300 onze, comprese le 50 onze godute su Troina, con l'obbligo militare di 15 cavalli armati.<ref>{{cita libro | autore= A. Marrone| titolo= Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) | opera= Mediterranea : ricerche storiche. Quaderni vol. 1|anno= 2006| editore= Associazione Mediterranea| p=283}}</ref>
 
Il Sovrano aragonese gli diede in sposa la nobildonna Lucchina Alagona di Malta, figlia di Guglielmo, alla quale si unì intorno al 1308 e dalla quale ebbe cinque figli ([[Guglielmo Raimondo II Moncada|Guglielmo Raimondo]], Pietro detto ''Perricone'', Simone, Margherita e Clara).<ref name="lucchina">{{Cita|Marrone|pp. 283-284}}</ref> Il matrimonio gli portò in dote le isole di [[Malta]] e [[Gozo]], e i casali di Bulfida, [[Scordia]] Soprana, Gilermo e Murgo.<ref name="lucchina"/> Malta e Gozo, su richiesta della Corona, furono rese alla Curia e il Moncada il 23 marzo 1319 ottenne in cambio la castellania della terra di [[Augusta (italiaItalia)|Augusta]] e i redditi di questa terra spettanti alla Curia, il castello e terra di [[Altavilla Milicia|Altavilla]], il casale di [[Melilli]] e inoltre il reddito di 100 onze annue sui proventi dell'assisa della baiulazione di [[Caltagirone]].<ref name="lucchina"/>
 
Nel 1324, il Re di Aragona, gli inviò la lettera di [[perdono]] per averlo avversato nella [[Guerra del Vespro]] in Sicilia<ref name="perdono">{{Cita|Ferrer|p. 426}}</ref>, e nello stesso anno, il principe ereditario [[Alfonso IV di Aragona]] lo nominò suo [[procuratore]] delle sue terre della [[Xixona]] nel [[Regno di Valencia]].<ref name="perdono"/> Nel 1328, il Re lo sostituì nel suo incarico con Guglielmo di Cervellò.<ref>{{Cita|Ferrer|p. 428}}</ref> Tornato in Sicilia in quello stesso anno, vi morì poco dopo.<ref name="lucchina"/>