Pentametro dattilico: differenze tra le versioni

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Il '''pentametro dattilico''' o semplicemente '''pentametro''', è una forma [[metrica classica|metrica]] della poesia [[letteratura greca|greca]] e [[letteratura latina|latina]], il cui schema base può essere così rappresentato:
 
<center>&mdash; &cup; &cup; &mdash; &cup; &cup; &mdash;|| &mdash; &cup; &cup; &mdash; &cup; &cup; X</center> <br>
 
Di fatto il pentametro è un metro composto, essendo formato da due ''[[dattilo|hemiepes]]'', o tripodie dattiliche catalettiche. Il nome «pentametro» gli deriva dal fatto di essere la somma di due unità da 2 piedi e mezzo; poiché però è un metro [[dattilo|dattilico]], di ritmo discendente, il pentametro conta ''sei'' [[tesi]] o tempi forti.
 
===Caratteristiche===
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#l'ultima sillaba del primo ''hemiepes'' è sempre lunga, mentre quella del secondo ''hemiepes'' è ''indifferens''
#la dieresi tra il primo e il secondo membro sono la norma. Tale dieresi non permette lo [[iato]], ma non impedisce il fenomeno dell'elisione.
#la sostituzione del dattilo con lo spondeo è, di norma, permessa solo nel primo ''hemiepes''. Eccezioni a tale regola sono possibili, ma restano rare.
 
Eccezioni a tale regola sono possibili, ma restano rare. Alcuni esempi di pentametro:
 
* καὶ Μουσέων ἐρατὸν δῶρον ἐπιστάμενος ([[Archiloco]], fr. 1, v.2). Il suo schema è &mdash; &mdash; &mdash; &cup; &cup; &mdash;|| &mdash; &cup; &cup; &mdash; &cup; &cup; X
 
*Ὦ φίλος, ὦ φίλε Βακχεῖε, ποῖ οἰπολῶν ([[Euripide]], ''[[Ciclope]]'', v. 74). Questo verso non ha la dieresi centrale.
 
* καὶ Μουσέων ἐρατὸν δῶρον ἐπιστάμενος ([[Archiloco]], fr. 1, v.2). Il suo schema è &mdash; &mdash; &mdash; &cup; &cup; &mdash; || &mdash; &cup; &cup; &mdash; &cup; &cup; X
 
*Ὦ φίλος, ὦ φίλε Βακχεῖε, ποῖ οἰπολῶν ([[Euripide]], ''[[Ciclope (euripide)|Ciclope]]'', v. 74). Questo verso non ha la dieresi centrale.
 
==Usi del pentametro==
 
Il pentametro compare a volte nella poesia drammatica, o talvolta è stato impiegato in versi stichici, ma il suo utilizzo più importante rimane nel '''[[distico elegiaco''']], dove compare come secondo verso a seguito di un esametro.
 
L'uso del distico elegiaco è legato soprattutto a due generi letterari, strettamente legati tra loro che godettero di ininterrotta vitalità nel corso dell'epoca antica: l'[[elegia]] e l'[[epigramma]].
 
Le più antiche elegie note risalgono al [[VII secolo AC]]: se in origine questo genere era legato al lamento funebre, nel corso del suo sviluppo si adattò a molteplici argomenti, dalla poesia erotica (da [[Mimnermo]] fino ai poeti latini, come [[Sesto Properzio|Properzio]] e [[Albio|Tibullo]]), a quella politico sapienziale ([[Solone]]); da quella di esortazione guerresca ([[Tirteo]]), a quella di argomento mitologico ed erudito (gli [[Aitia]] di [[Callimaco]] o le [[Metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]] di [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]]).
 
Affine è lo sviluppo dell'epigramma (e d'altra parte non sempre i confini tra i due generi sono chiari): in origine componimento funebre iscritto sulle tombe dei defunti, fu trasformato ben presto in un genere letterario (sembra che fu [[Simonide]] il primo a coltivarlo), e dall'originario tema funerario fu adattato ai più vari argomenti, godendo di un'ininterrotta vitalità sino all'età tardoantica.
 
[[categoria:metrica]]