Rasoio di Occam: differenze tra le versioni

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== Giustificazione storica del principio ==
Il principio logico del Rasoio di Occam<ref>Sulla storia dell'argomento vedere: Roger Ariew, "Did Ockham Use His Razor?", ''Franciscan Studies'', 37, 1977, pp. 5-17 e Magali Roques, " Le principe d’économie d’après Guillaume d’Ockham", ''Franciscan Studies'', 73, 2015, pp. 169-197.</ref> è stato un segnale opportuno nel momento opportuno: infatti il procedere delle teorie filosofiche e scientifiche, con l'uso eccessivo di varianti e di possibili diramazioni nella complicazione dimostrativa, faceva in passato perdere il senso della dimostrazione stessa, soprattutto quando questo accadeva per il desiderio da parte dell'autore di evidenziare una certa sua originalità.
 
Il rasoio logico evita la postulazione di entità inutili, implicitamente favorisce la partenza da principi dimostrati e quindi semplici, e con solide e semplici deduzioni fa in modo che si arrivi alla conclusione.
 
Il rasoio logico non pone una condizione assoluta nel procedere della conoscenza: attribuisce sì valore alla semplicità ed alla solidità ma mette alla prova la validità delle conclusioni in base al principio stesso del rasoio, nel senso che una teoria che progressivamente si appoggiasse alla elaborazione troppo semplice e parziale di termini o a principi sempre più evanescenti alla fine sarebbe da rigettare per la sua stessa inconsistenza.<ref>Alessandro Ghisalberti, ''Guglielmo di Ockham'', (Presentazione), Vita e Pensiero, 1972, p. 7 e sgg.</ref>
 
== Descrizione ==
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Esemplificativo della posizione di Kant è l'aneddoto che ha come protagonisti [[Pierre Simon Laplace|Laplace]] e [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]. Quando Laplace presentò la prima edizione della sua opera ''Exposition du système du monde'' ([[1796]]) a Napoleone, questi osservò: "Cittadino, ho letto il vostro libro e non capisco come non abbiate dato spazio all'azione del Creatore". A queste parole Laplace replicò seccamente:<ref>[http://www.hawking.org.uk/does-god-play-dice.html Does God Play Dice?]</ref> "Cittadino [[Primo console]], non ho avuto bisogno di questa ipotesi."
 
D'altra parte un credente, oppure uno scettico, potrebbe aggiungere che una spiegazione è per definizione un'affermazione di un principio o di una causa ritenuta necessaria per rendersi conto dell'esistenza di una determinatezza, che da sola non soddisfa i requisiti di una evidenza (di una risposta a un "perché c'è"). Se si assume il mondo come spiegazione dello stesso, nel senso che il mondo deve avere una sua causa (per esempio Dio), nulla vieta di poter spiegare l'esistenza del mondo senza ricercare la sua causa, cioè mettendo in opera il Rasoio di Occam e tagliando la causa (Dio). E non manca chi sostiene, come [[Emanuele Severino]], che tutte le cose non hanno causa, ma sono eterne ed è quindi insensato andare alla ricerca di una causa prima che riguardi l'esistenza del mondo.<ref>«''di tutte le cose è necessario dire che è impossibile che non siano, cioè è necessario affermare che tutte – dalle più umili e umbratili alle più nobili e grandi – tutte sono eterne. Tutte, e non solo un dio, privilegiato rispetto ad esse.''» (E. Severino, ''La strada. La follia e la gioia'' (1983), Rizzoli Bur, 2008, ppp. 103-104)</ref>
 
Tuttavia i principi di razionalizzazione del ragionamento indotti da Occam, che successivamente sono stati denominati dalla critica filosofica "rasoio di Occam", non furono utilizzati da frate Guglielmo per affrontare il tema dell'esistenza di Dio. Infatti, secondo quanto esposto nelle sue due opere ''Summa totius logicae'' e ''Expositio aurea super artem veterem'', egli illustra come la realtà sia eminentemente individuale e nessun universale esista fuori dell'anima; né le "idee" di [[Platone]], né l'[[Aristotelismo|aristotelico]] e [[Tomismo|tomistico]] ''quod quid est'' (essenza identificata come fondamento oggettivo dei processi astrattivi), né le [[Duns Scoto|scotistiche]] ''formalitates''; l'[[universale]] è solo nel soggetto conoscente, operazione di classificazione degli individuali. Nella realtà individuale non v'è distinzione di essenza ed esistenza, distinzione reale tra gli accidenti e la sostanza, essendo i primi modi di concepire la sostanza, e così per le relazioni che sono quindi oggetto della [[logica]], non della [[metafisica]]. Questa concezione della [[realtà]] e questo modo d'intendere il processo conoscitivo hanno le loro corrispondenze nella [[teologia]]: quindi non viene meno il concetto di Dio, ma decade il valore delle tradizionali prove della sua esistenza; neppure il [[principio di causalità]] può essere utilizzato nella prova dell'esistenza di Dio, non essendo possibile escludere un regresso all'[[Infinito (filosofia)|infinito]].
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L'ormai famoso rasoio di Occam "Non sunt multiplicanda entia sine necessitate" non lo troviamo in questa formulazione nei suoi scritti,
bensì nella seguente più precisa se dalla pura speculazione ci rivolgiamo anche alle sue applicazioni ecclesiologiche o politiche:
{{Citazione|Si fa inutilmente con molte cose ciò che si può fare con poche cose.||Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora.<ref>Guglielmo di Ockham, ''Scritti filosofici'', a cura di A. Ghisalberti, Firenze, 1991, p. 19</ref>|lingua=la}}
 
Occam parte da un profondo rispetto del "dominium in communi" concesso a tutti gli uomini da Dio, dal quale procedono le "potestates" e gli altri diritti. Costruendo le proprie teorie politiche su questa base non ritiene possibile un'estensione del potere papale a detrimento di quanto Dio ha concesso agli uomini. Estensione significa moltiplicazione dei privilegi e delle eccezioni, delle leggi e delle istanze intermediarie tra Dio e gli uomini, in modo da poter interferire maggiormente negli affari imperiali.
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==Bibliografia==
* {{cita web|url=https://books.google.it/books?id=ji23isf6Gw4C&pg=PA285&dq=Guglielmo+di+Ockham,+%27%27Scritti+filosofici%27%27,+a+cura+di+A.+Ghisalberti&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj-pLeZ8tDJAhXKuhQKHSylCh8Q6AEIPDAE#v=onepage&q=bibliografia&f=false|titolo=''Bibliografia su Occam dal 1950 al 1970''}}
* Claude Panaccio, ''Ockham on Concepts'', (Ashgate Studies in Medieval Philosophy), Aldershot, Ashgate, 2004, ISBN 9780754632283.
 
== Voci correlate ==