Giovanni Battista Pittoni: differenze tra le versioni

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Al gusto di [[Sebastiano Ricci]] e del [[Giambattista Tiepolo|Tiepolo]], per [[Plasticità (arte)|plasticità]] formale e freschezza del colore, appartengono la pala con i ''Santi Pietro e Paolo e Pio V che adorano la Vergine'' ([[Vicenza]], [[Chiesa di Santa Corona]]) e il ''Giuramento di Annibale'' ([[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]])<br />
Intorno agli anni venti del ‘700 la sua personalità si delinea con più precisione, rivelando un carattere vigoroso e monumentale negli affreschi. Nel 1720 dipinge ''Il Martirio di San Tommaso'' per la [[Chiesa di San Stae]] e tra il 1722 e il 1730 lavora a quattro tele di un ciclo molto più ampio (in tutto erano ventiquattro) dei ''Tombeaux des Princes'' ideato da McSwiney, in cui erano rappresentati alcuni dei più celebri uomini della storia britannica. Alla stessa realizzazione furono chiamati anche [[Canaletto]], [[Marco Ricci]] e [[Sebastiano Ricci]], [[Giovanni Battista Cimaroli]] ed altri artisti veneziani e bolognesi. Pittoni lavora qui soprattutto come [[Ritratto|ritrattista]].
 
Negli stessi anni la composizione delle figure diventa più matura, il lavoro sulla resa del chiaroscuro si può dire ultimato, lo studio sui colori rivela la capacità di usarli in modo contrapposto e vivace, la resa dei particolari è molto più precisa; di questo sono testimonianza opere come ''Santi Pietro e Paolo e Pio V che adorano la Vergine'' ([[Vicenza]], [[Chiesa di Santa Corona]]). Per tutta la vita alterna il filone devozionale a quello storico e mitologico.