Battaglia dell'isola di Rennell: differenze tra le versioni

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|Comandante2=[[Isoroku Yamamoto]]<br />[[Jin'ichi Kusaka]]
|Effettivi1=1 [[portaerei]] di squadra<br />2 portaerei di scorta<br />6 [[Incrociatore|incrociatori]]<br />8 [[cacciatorpediniere]]<br />14 aerei da caccia<ref>{{Cita|Morison|p. 353 & 361}}. Benché le tre portaerei statunitensi portassero un numero di aerei ben maggiore, questo è il numero degli aerei che hanno effettivamente partecipato alla battaglia.</ref>
|Effettivi2=3231 [[Bombardiere|bombardieri]]
|Perdite1=1 incrociatore affondato<br />1 cacciatorpediniere pesantemente danneggiato<br />85 uomini morti<ref>{{Cita|Frank|p. 581 & 641}}. Lista dei morti per nave: ''Chicago'':&nbsp;62, ''La Vallette'':&nbsp;22, ''Montpelier'':&nbsp;1. I bombardieri giapponesi bersagliarono le navi statunitensi durante entrambi gli attacchi del 29 e 30 gennaio che potrebbero aver causato il morto sul ''Montpelier''; vedi {{Cita|Morison|p. 355}}.</ref>
|Perdite2=12 aerei distrutti<br />64 - 80 uomini morti<ref>{{Cita|Frank|p. 581}}. Le perdite giapponesi sono ottenute moltiplicando i 12 aerei distrutti per il numero di uomini (da 5 a 7) che i bombardieri [[Mitsubishi G4M]] e [[Mitsubishi G3M]] portaveno abitualmente.</ref>}}
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Alla fine del dicembre 1942, la lunga lotta per il possesso dell'isola di [[Guadalcanal]] tra statunitensi e giapponesi stava ormai virando in favore dei primi: usciti fuori dal perimetro allestito introno all'aeroporto di [[Aeroporto Internazionale di Honiara|Henderson Field]], all'interno del quale erano rimasti asserragliati per mesi, i reparti statunitensi avevano iniziato a scacciare le guarnigioni giapponesi dalle alture dominanti a sud, respingendole progressivamente verso la punta nord-occidentale dell'isola<ref>{{cita|Muller|pp. 80-85}}.</ref>. Dopo la sconfitta patita nella [[battaglia navale di Guadalcanal]] del novembre precedente, la [[Marina imperiale giapponese]] non era più in grado di appoggiare le operazioni dei reparti nipponici a terra o anche solo garantire il costante afflusso di rinforzi e rifornimenti (il cosiddetto ''[[Tokyo Express]]''), e di conseguenza avanzò la proposta di evacuare Guadalcanal per concentrare le truppe a difesa della strategica base di [[Rabaul]] più a nord; nonostante l'opposizione dell'[[Dai-Nippon Teikoku Rikugun|Esercito imperiale]], che insisteva nell'idea di proseguire la lotta ad oltranza, l'alto comando nipponico approvò infine il 4 gennaio 1943 l'evacuazione progressiva dei reparti giapponesi da Guadalcanal ([[Operazione Ke ]]), da attuarsi a partire dal 1º febbraio seguente<ref>{{cita|Millot|p. 431}}.</ref>.
 
I giapponesi furono abili nel mascherare la loro ritirata da Guadalcanal, e gli statunitensi non ebbero pienamente sentore di ciò fino a quando l'operazione era ormai prossima al completamento<ref>{{cita|Muller|p. 86}}.</ref>; ad ogni modo, alla fine di gennaio gli avvistamenti delle unità di ricognizione e l'intercettamento del traffico radio nemico misero sull'avvisto l'alto comando statunitense di una notevole ripresa dell'attività navale nipponica nelle acque delle Salomone. Fraintendendo le intenzioni del nemico, il comandate delle forze navali statunitensi a Guadalcanal ammiraglio [[William Halsey]] ritenne che i giapponesi si stessero preparando a una nuova offensiva su Guadalcanal, il che gli offriva la preziosa opportunità di attirare in combattimento la flotta nipponica e di sconfiggerla con le sue forze ora notevolmente accresciute;. vistoNello chestesso periodo, i comandi a terra a Guadalcanal chiedevano l'inviola disostituzione nuovidel reparti2nd Marines Regiment, in riforzoazione sull'isola fin dall'agosto del 1942, con un'unità dell'esercito<ref name=Chicago>{{cita web|url=https://www.history.navy.mil/research/histories/ship-histories/danfs/c/chicago-ii.html|titolo=Chicago II (CL-29)|lingua=en|accesso=30 agosto 2018}}</ref>: Halsey colse l'occasione e, con la scusa di garantire la scorta al convoglio di navi da trasporto dirette a Guadalcanal con i nuovi reparti, fece prendere il mare alla sua intera flotta forte di due [[portaerei]], due [[portaerei di scorta]], tre [[nave da battaglia|navi da battaglia]], 12 [[incrociatore|incrociatori]] e 25 [[cacciatorpediniere]]<ref>{{cita|Millot|p. 432}}.</ref>.
 
Le forze di Halsey furono suddivise in cinque [[Task Force]] distinte e dislocate a sud delle Salomone, pronte ad accorrere e attaccare non appena fossero state avvistate forti concentrazioni di navi giapponesi. Subito dietro il gruppo delle navi da trasporto (Task Group 62.8, forte di quattro trasporti e quattro cacciatorpediniere) si trovava la Task Force del [[contrammiraglio]] [[Robert Giffen]] (TF 18), incaricata di fornire scorta a distanza al convoglio; Giffen aveva ai suoi ordini i tre [[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]] {{nave|USS|Wichita|CA-45|6}} ([[nave ammiraglia]]), {{nave|USS|Chicago|CA-29|6}} e {{nave|USS|Louisville|CA-28|6}}, gli [[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]] {{nave|USS|Montpelier|CL-57|6}}, {{nave|USS|Cleveland|CL-55|6}} e {{nave|USS|Columbia|CL-56|6}}, le portaerei di scorta {{nave|USS|Chenango|CVE-28|6}} e {{nave|USS|Suwannee|CVE-27|6}}, e otto cacciatorpediniere<ref>{{cita|Millot|p. 433}}.</ref>.
 
SalpatoPreso il mare da [[Éfaté]] il 27 gennaio, Giffen aveva in programma di incontrarsi in mare con il Task Group 62.8 salpato quello stesso giorno da [[Numea|Nouméa]] e raggiungere la costa sud-occidentale di Guadalcanal la sera del 30 gennaio; qui le unità della TF 18 si sarebbero incontrate con i quattro cacciatorpediniere permanentemente dislocati al largo di Guadalcanal, con cui avrebbero pattugliato le acque a nord dell'isola inoltrandosi nello [[Stretto della Nuova Georgia]] (conosciuto dagli equipaggi statunitensi come ''The Slot'', "la scanalatura") e proteggendo a distanza lo scarico delle navi da trasporto<ref>{{cita|Millot|pp. 433-434}}.</ref>.
 
== La battaglia ==
=== Mosse preliminari ===
La mattina del 29 gennaio, la TF 18 di Giffen si trova in ritardo rispetto alla tabella di marcia: le due portaerei di scorta, in origine vecchi mercantili poi convertiti, riuscivano a tenere una modesta velocità massima di 18 [[nodo (unità di misura)|nodi]], che oltre a rallentare l'intera formazione costituiva anche un impedimento qualora si fosse reso necessario compiere brusche manovre per evitare attacchi di aerei o [[sommergibile|sommergibili]] nemici; temendo di mancare l'appuntamento con i cacciatorpediniere a sud di Guadalcanal e di perdere preziose ore di buio per scaricare i trasporti senza temere attacchi aerei, alle 14:00 Giffen decise di distaccare dalla formazione entrambe le portaerei, lasciate indietro con la scorta dei cacciatorpediniere {{nave|USS|Frazier|DD-607|6}} e {{nave|USS|Meade|DD-602|6}}, potendo così accelerare fino alla velocità di 24 nodi. Per mantenere la copertura aerea della TF 18, la ''Chenango'' e la ''Suwanee'' fecero decollare alcuni caccia [[Grumman F4F Wildcat]] nonché aerosiluranti [[Grumman TBF Avenger]] dotati di [[radar]]; questa copertura si rivelò tuttavia inefficace, perché le navi di Giffen mantennero uno stretto silenzio radio e non fornirono una guida ai caccia che li sorvolavano, i quali rientrarono sulle portaerei alle 18:30<ref name=Chicago />.
 
Per tutto il pomeriggio i radar della TF 18 avevano ripetutamente captato una serie di segnali, i quali si erano in ogni circostanza rivelati come aerei alleati i cui apparati [[Identification friend or foe|IFF]] per l'identificazione a distanza non funzionavano correttamente. Dopo il tramonto del sole alle 18:50, Giffen ritenne che la minaccia di attacchi aerei non fosse più attuale e fece quindi passare la sua squadra dalla formazione anti-aerea a quella anti-sommergibili, la cui minaccia era ritenuta più concreta: procedendo a zig-zag per disturbare il puntamento di eventuali sommergibili in agguato, i sei cacciatorpediniere di scorta ({{nave|USS|Conway|DD-507|6}}, {{nave|USS|La Vallette|DD-448|6}}, {{nave|USS|Waller|DD-466|6}}, {{nave|USS|Edwards|DD-619|6}}, {{nave|USS|Taylor|DD-468|6}} e {{nave|USS|Chevalier|DD-451|6}}) furono disposti a V davanti agli incrociatori, con questi ultimi schierati su due file parallele con le unità incolonnate (a sinistra la fila con ''Montpellier'', ''Cleveland'' e ''Columbia'', a destra la fila con ''Wichita'', ''Chicago'' e ''Louisville'')<ref name=Chicago /><ref name=Millot-434>{{cita|Millot|p. 434}}.</ref>.
 
L'avvicinamento della TF 18 a Guadalcanal non era sfuggito al comando giapponese, preavvertito da vari avvistamenti ad opera di sommergibili. L'ammiraglio [[Isoroku Yamamoto]], responsabile della flotta da battaglia, voleva ingaggiare questa formazione con le unità navali disponibili nella base di [[Truk]], ma ostacolato dalla carenza di [[nafta]] decise infine di ripiegare su una serie di massicci attacchi aerei da parte dell'[[Dai-Nippon Teikoku Kaigun Kōkū Hombu|Aviazione della Marina]]; nel tardo pomeriggio del 29 gennaio, quindi, 16 bombardieri [[Mitsubishi G4M]] ("Betty" secondo le [[denominazioni alleate dei velivoli giapponesi]]) del 705 Gruppo aereo e 15 bombardieri [[Mitsubishi G3M]] ("Nell") del 701 Gruppo aereo, parte dell'11 Flotta aerea del [[vice ammiraglio]] [[Jin'ichi Kusaka]], decollarono dalle loro basi a [[Munda (Isole Salomone)|Munda]] e [[Buka]] diretti verso le navi statunitensi<ref name=Chicago /><ref name=Millot-434 />.
 
=== Il primo attacco ===
Alle 19:20 la TF 18 si trovava nella posizione 10° 48' S, 160° 37' E, con rotta verso nord-ovest; il mare era calmo e la coltre di buio molto fitta. Nonostante il radar del ''Wichita'' avesse ottenuto diversi contatti, si ritenne che questi fossero di nuovo dei velivoli alleati e gli equipaggi delle navi statunitensi, prima chiamati ai posti di combattimento, furono messi in libertà<ref name=Millot-434 />. L'approccio dei velivoli giapponesi alla formazione nemica fu da manuale: volando ad altissima quota, gli aerei nipponici si tennero inizialmente a ovest delle navi nemiche ma poi si portarono a sud-est per non profilarsi contro gli ultimi bagliori del sole al tramonto, scesero di quota e piegarono verso nord-ovest risalendo le scie lasciate dalle navi statunitensi, andando quindi ad attaccare a bassa quota sul lato opposto rispetto al tramonto<ref name=Millot-435>{{cita|Millot|p. 435}}.</ref>.
 
Il primo attacco ebbe inizio alle 19:24: mentre un aereo da ricognizione lanciava [[bengala (razzo)|bengala]] per illuminare le navi della TF 18, il primo "Betty" della formazione nipponica prese a mitragliare il cacciatorpediniere ''Waller'', che occupava la posizione più a nord-est dello schieramento statunitense a destra dell'incrociatore ''Wichita''. Mentre i velivoli nipponici si disponevano per lanciare i siluri facendo nel contempo fuoco con le mitragliatrici di bordo, i pezzi contraerei delle unità statunitensi aprirono il tiro non senza un certo ritardo dovuto alla sorpresa dell'attacco. Vari siluri furono lanciati in direzione dell'incrociatore ''Louisville'', ultimo della linea di fila di destra, ma solo uno lo colpì senza tuttavia esplodere; un bombardiere nipponico fu colpito dalla contraerea ed esplose dopo essere precipitato in acqua, ma un secondo velivolo, parimenti centrato, andò a schiantarsi contro la [[poppa]] del ''Chicago'', che precedeva il ''Louisville'' nella fila, causando alcuni danni<ref name=Chicago /><ref name=Millot-435 />.
 
Giffen ordinò di cessare le manovre a zig-zag e di accelerare l'andatura, ma alle 19:30 altri velivoli giapponesi si portarono all'attacco. Due velivoli si portarono vicino al ''Chicago'' ma furono abbattuti in fiamme dal tiro delle armi automatiche del ''Louisville''; i bengala luminosi in cielo e le fiamme levate dai relitti dei velivoli nipponici abbattuti facevano però risaltare la sagoma del ''Chicago'', che alle 19:40 fu colpito da un siluro sul lato di [[dritta]]: l'ordigno sfondò diverse paratie, deformò tre dei quattro alberi motore dell'incrociatore e causò l'allagamento della sala macchine di poppa. Un altro velivolo nipponico si avvicinò al ''Chicago'', ma apparentemente precipitò dopo aver urtato una delle antenne dell'incrociatore; un terzo bombardiere fu abbattuto dal tiro concentrato del ''Chicago'' e del ''Waller'', ma non prima di aver sganciato un siluro che alle 19:45 colpì l'incrociatore sempre sul lato di dritta: lo squarcio nello scafo causò l'allagamento della sala macchine anteriore, immobilizzando completamente l'unità<ref name=Chicago /><ref name=Millot-435 />.
 
Gli aerei giapponesi presero la via del ritorno verso le 20:15, mentre la TF 18 cambiava rotta allontanandosi dal luogo dello scontro alla velocità di 15 nodi. Giffen distaccò il ''Louisville'' alle 20:30 perché prestasse soccorso all'immobilizzato ''Chicago'': un cavo da rimorchio fu steso tra le due unità non senza notevoli difficoltà a causa del buio fitto, e verso la mezzanotte del 30 gennaio il ''Louisville'' prese a trainare il ''Chicago'' procedendo alla velocità di 4 nodi verso l'isola di [[Espiritu Santo]]<ref>{{cita|Millot|pp. 435-436}}.</ref>.
 
== Note ==