Rivisondoli: differenze tra le versioni

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Nacque in quel periodo la primitiva ed ormai scomparsa chiesa parrocchiale di Santa Maria a Fonte o dell'Ospedale. Essa si ergeva di fianco all'"albero della fonte", un olmo altresì non più esistente, che si riteneva prova dell'origine [[Longobardi|longobarda]] del comune, ed alla piccola ma monumentale fontana che oggi è l'unica superstite vestigia dell'antica parrocchia.
 
La storia del paese continuò più o meno tranquilla durante i secoli fino agli albori del [[XVIII secolo|'700]], in cui si consolidò anche l'[[Universitas|Università]], di tipo feudale (baronia), che appartenne ai [[Cantelmo]] di Popoli fino all'estinzione di questa grande famiglia. Il [[feudo]] venne poi alienato dagli eredi in via femminile di Giuseppe, l'ultimo dei Cantelmo, passando per lungo tempo da un "padrone" all'altro: prima ad Antonio Marchesano, poi a Pompeo Scala e da questi a Tarquinio Rosato che lo alienò a Fabrizio Mellucci, originario di Capua; quest'ultimo, dopo averlo acquistato nel [[1623]] per 18.000 ducati, fu costretto a svenderlo ai Sardi di [[Sulmona]], che governarono Rivisondoli fino all'[[età napoleonica|epoca napoleonica]].
 
La tranquilla vita del piccolo centro venne però turbata dai terremoti del [[1703]] e del [[1706]], che determinarono il crollo della gran parte delle costruzioni; nonostante ciò la popolazione non si perse d'animo e ricostruì il paese dalle fondamenta, dimostrando una determinazione che si manifestò anche dopo il rovinoso incendio del [[1792]] ed il catastrofico terremoto del [[1915]].