Dino Alfieri: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 171:
Nel maggio del 1940, dovendosi sostituire l'ambasciatore a Berlino [[Bernardo Attolico]], Mussolini conferì questa carica proprio ad Alfieri, che allo scoppio della [[Seconda guerra mondiale]] era stato un fautore della non belligeranza italiana: volendo sottolineare la scialba personalità del nominato, [[Michele Lanza (diplomatico)|Michele Lanza]] scrisse che "tale scelta indicava chiaramente che, nell'attuale momento, il nostro governo vuole a Berlino un rappresentante di parata che non faccia della politica, non sollevi questioni, e non scriva rapporti"<ref>L. Simoni [M. Lanza], ''Berlino, Ambasciata d'Italia, 1939-1943'', Edizioni Migliaresi, Roma, 1946, p. 100.</ref>.
 
== La caduta del fascimofascismo e gli ultimi anni ==
I dispacci che inviò dalla capitale del [[Terzo Reich]] nel corso del conflitto furono sempre improntati all'ottimismo - cosa di cui Ciano si lagnò nei suoi Diari - fino all'ottobre del 1942, quando iniziò un mutamento di rotta. Membro del [[Gran Consiglio del Fascismo]], nella storica seduta del 25 luglio 1943 votò favorevolmente all'[[ordine del giorno Grandi]], che mise Mussolini in minoranza e causò la fine del regime. Temendo rappresaglie naziste, non tornò più a Berlino ed il 31 luglio il nuovo Ministero degli Esteri [[Raffaele Guariglia]] accettò le sue dimissioni da ambasciatore<ref name=treccani/>.