Malipiero (famiglia)

famiglia

I Malipiero furono una nobile famiglia veneziana ascritta al patriziato.

Malipiero
D'argento al mezzo volo destro spiegato di nero, e sostenuto da un artiglio del medesimo[1][2] Il semivolo sostenuto da un artiglio, in Araldica, ha un nome tutto suo che val la pena di usare: "mano d'aquila".
StatoBandiera della Repubblica di Venezia Repubblica di Venezia
TitoliPatrizi veneti
Data di estinzione1856

Storia modifica

Riguardo alle origini della casata, le tradizioni divergono tra loro; infatti, alcune la dicono di Aquileia[3], altri di Altino[4][5], altri dalla Germania[6] e altri ancora dalla Boemia[5]. In ogni caso, tutte concordano sulla loro antichità e li dicono coinvolti nella vita politica lagunare già nei primi tempi[3][6][4]. Ciononostante, non erano considerati tra le casate più nobili del loro ceto (facevano parte dei cosiddetti curti)[7].

A lungo si è ritenuto che i Malipiero fossero da identificare con i Mastropiero, a cui appartenne il doge Orio Mastropiero. Solo in tempi recenti lo storico Vittorio Lazzarini ha dimostrato che si tratta di due famiglie differenti, come suggerito dall'etimo dei cognomi: mentre i Mastropiero dovrebbero avere come capostipite un magister Petrus, i Malipiero discenderebbero da un Marinus Petrus[4].

La famiglia diede alla Repubblica il doge Pasquale (1392 ca. - 1462), il cui governo (1457 - 1462) rappresentò un periodo di pace dopo le guerre condotte sotto Francesco Foscari[5][4]. Si citano poi il provveditore Stefano il quale, accanto al capitano Pietro Mocenigo, fu impegnato contro i Turchi alla Boiana[5]; Marino († 1478), ambasciatore presso Sigismondo di Lussemburgo; Tommaso Malipiero, provveditore al campo del Carmagnola[5]; Domenico (1445 - 1513), che partecipò alla conquista di Gallipoli e fu autore di Annales che testimoniano le prime imprese marinare dei Portoghesi[5][4]; Caterino, distintosi a Lepanto; Antonio, letterato amico di Paolo Sarpi[5].

Benché un tempo numerosi e distinti in diversi rami, i Malipiero si estinsero nel 1856 con la linea "delle Procuratie Vecchie"[4][2]. Nel secolo successivo sono venuti meno anche i Moro Malipiero, discendenti per linea femminile[2].

 
Dettaglio del portale di palazzo Malipiero a San Samuele, sormontato dallo stemma della famiglia.

Membri illustri modifica

Legata alla famiglia era anche Laura Malipiero († 1660), che nel Seicento fu implicata in alcuni casi di stregoneria: sua madre Isabella era figlia naturale di Gianpaolo Malipiero del ramo di San Gregorio[8].

Palazzi modifica

 
Palazzo Malipiero Trevisan, Campo Santa Maria Formosa, Venezia

Note modifica

  1. ^ Il disegno dello stemma, che ricorda una mano, aveva ispirato il modo di dire dar l'arma dei Malipiero con il significato di "dare uno schiaffo".
  2. ^ a b c Andrea Da Mosto, I dogi di Venezia nella vita pubblica e privata, Firenze, Giunti Martello, 1983, p. 179.
  3. ^ a b Dizionario storico-portatile di tutte le venete patrizie famiglie, Giuseppe Bettinelli, 1780, p. 97.
  4. ^ a b c d e f Giuseppe Tassini, Curiosità Veneziane, note integrative e revisione a cura di Marina Crivellari Bizio, Franco Filippi, Andrea Perego, Vol. 1, Venezia, Filippi Editore, 2009 [1863], pp. 386-387, ISBN 978-88-6495-062-4.
  5. ^ a b c d e f g Giuseppe Pavanello, Malipiero, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1934. URL consultato l'8 settembre 2016.
  6. ^ a b Francesco Schröeder, Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nelle Provincie Venete, Vol. 1, Venezia, Tipografia di Alvisopoli, 1830, pp. 467-68.
  7. ^ Stanley Chojnacki, La formazione della nobiltà dopo la Serrata, in Storia di Venezia, Vol. 3 - La formazione dello Stato patrizio - Diritto, finanze, economia, Treccani, 1997.
  8. ^ Franca Romano, Tarsia Malipiero, detta Laura, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 68, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2007. URL consultato l'8 settembre 2016.

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