Il srbosjek (che in croato significa "tagliaserbo") era un'arma utilizzata dagli ustascia dello Stato Indipendente di Croazia durante la seconda guerra mondiale per la rapida uccisione di prigionieri nei campi di concentramento.[1][2][3] Il srbosjek trovò principalmente utilizzo nel campo di concentramento di Jasenovac contro i prigionieri etnici (serbi, ebrei e rom) e anche contro un gran numero di appartenenti alla resistenza partigiana o presunti tali.

Il srbosjek consiste in un coltello unito ad un apposito guanto

Utilizzo modifica

Tale arma, prodotta dalla ditta tedesca Gebrüder Gräfrath di Solingen con il nome Gräwiso già prima della guerra ed in origine utilizzata per raccogliere il grano,[4] consisteva in un guanto di pelle al quale era fissata una lama di una decina di centimetri. Il guanto copriva giusto il palmo e il dorso della mano, lasciando libere tutte le cinque dita.[5] La lama era fissata ad una piastra del guanto, in modo da non rischiare di causare ferite all'utilizzatore, e per non dover maneggiare un coltello a sé stante, il che aumentava la velocità d'uso.[3] La lama era leggermente ricurva per permettere lo sgozzamento delle vittime con il minore sforzo possibile ed era quindi concepita per uccidere grandi quantità di persone.[6]

Il srbosjek divenne tristemente famoso per le competizioni organizzate dagli ustaša a Jasenovac, in cui veniva premiato colui che riusciva a uccidere il maggior numero di prigionieri nel minor tempo. Uno dei vincitori di queste macabre scommesse fu Petar Brzica, studente del collegio francescano di Široki Brijeg, che la notte del 29 agosto 1942 riuscì a sgozzare 1.360 prigionieri, eccidio che gli valse l'appellativo di "re delle gole tagliate".[7]

Note modifica

  1. ^ David M. Crowe: Crimes of State Past and Present: Government-Sponsored Atrocities and International Legal Responses, Routledge, Sep 13, 2013, ISBN 1317986822, 9781317986829, p. 71
  2. ^ William Dorich: Jasenovac: Then and Now: A Conspiracy of Silence, BookBaby, Oct 1, 1997, ISBN 1882383907, 9781882383900
  3. ^ a b Margaret E. Wagner, David M. Kennedy, Linda Barrett Osborne, Susan Reyburn: The Library of Congress World War II Companion, Library of Congress, Simon & Schuster, 2007, ISBN 0743252195, 9780743252195 p. 683
  4. ^ Man's Inhumanity To Man Di Kurt Wallach pag. 386, ISBN 1678104620, 9781678104627
  5. ^ Taborišče smrti--Jasenovac by Nikola Nikolić (author), Jože Zupančić (translator), Založba "Borec", Ljubljana 1969
    Il coltello descritto a pagina 72: 'Na koncu noža, tik bakrene ploščice, je bilo z vdolbnimi črkami napisano "Grafrath gebr. Solingen", na usnju pa reliefno vtisnjena nemška tvrtka "Gräviso" '
    Immagine del coltello con la descrizione a pagina 73: 'Posebej izdelan nož, ki so ga ustaši uporabljali pri množičnih klanjih. Pravili so mu "kotač" - kolo - in ga je izdelovala nemška tvrtka "Gräviso" '
  6. ^ David M. Kennedy, Margaret E. Wagner, Linda Barrett Osborne, Susan Reyburn, The Library of Congress World War II Companion (Simon and Schuster, 2007), pages 640, 646-47, page 683:

    At Jasenovac, a series of camps in Croatia, the ultranationalist, right-wing Ustasha murdered Serbs, Jews, Gypsies, Muslims, and political opponents not by gassing, but with hand tools or the infamous graviso or srbosjek (literally, "Serb cutter") - a long, curved knife attached to a partial glove and designed for rapid, easy killing.

  7. ^ Dimitrije Ristevski: Psihološka rehabilitacija Srbije, Narodna knj. Alfa, 1997 p. 148

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