Lo storace (dal lat. storax -ăcis, variante tarda di styrax -ăcis, gr. στύραξ -ακος, voce di origine semitica)[1] è una resina vegetale che proviene dal Liquidambar orientalis.

Una bottiglia di storace

Noto fin dall'antichità, lo storace fu esportato dai Fenici dalla Mesopotamia all'Egitto, dove era utilizzato per creare profumi per feste e celebrazioni, infatti lo chiamavano "miniaki", che significa profumo delle feste.

Secondo la Bibbia, lo storace è uno dei componenti della miscela (storace, ònice, gàlbano e incenso) che Dio ordinò a Mosè di bruciare davanti all'Arca Santa della Testimonianza, nella tenda del convegno (Es. 30, 34-38).

Gli egizi lo consigliavano anche per prendere sonno.

Lo storace nero, una volta bruciato, emana un intenso odore balsamico, resinoso, floreale, femminile, dolce e leggermente erbaceo. Utilizzato anche in profumeria come conservante per profumi.

  1. ^ Storace, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

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