Stufa a bioetanolo

La stufa a bioetanolo (chiamata anche biocamino o biostufa) è una stufa a forma di caminetto per il riscaldamento di un ambiente interno che utilizza il bioetanolo, un combustibile liquido. Può essere installata senza canna fumaria. Le stufe a bioetanolo possono essere pericolose e devono essere gestite con attenzione dato che il bioetanolo è altamente infiammabile.[1][2] Incidenti che hanno causato gravi ustioni sono accaduti.[2][3] Se una canna fumaria non è presente, i gas della combustione, come l'anidride carbonica e il diossido di azoto, e il particolato fine e ultrafine vengono emessi nella stanza, riducendo la qualità dell'aria.[4]

Una stufa a bioetanolo rivestita in ceramica

Funzionamento modifica

Questa stufa a forma di caminetto è facile da installare sul muro e non necessita della canna fumaria. È alimentata a bioetanolo, un combustibile che proviene dalla fermentazione e distillazione di sostanze vegetali (canna e barbabietola da zucchero, patate, cereali e frutta). Alcuni modelli sono portatili e ruotabili a 360 gradi, cioè possono essere posizionati dove si vuole. Nuovi modelli sono dotati di un ventilatore, funzionante con la corrente elettrica, in modo da accelerare la circolazione dell'aria calda. Per accendere la stufa bisogna togliere il vetro di protezione, dopodiché aprire il vano per il bioetanolo e versare l'omonimo combustibile liquido, infine accendere la stufa con un accendino lungo per evitare di scottarsi. Per spegnerla invece, chiudere il vano bioetanolo con un oggetto e senza togliere il vetro per evitare di scottarsi.

Approfondimenti modifica

Malgrado le emissioni di anidride carbonica siano inferiori rispetto ad altri tradizionali combustibili liquidi, anche nel caso delle stufe a bioetanolo, specie nel caso di utilizzo prolungato, bisogna sempre garantire un adeguato riciclo d'aria dell'ambiente, ed evitare l'utilizzo delle stesse in ambienti troppo piccoli o comunque poco aerati.

Vantaggi e svantaggi modifica

Vantaggi modifica

Svantaggi modifica

  • Se non ventilato con aria esterna, i prodotti della combustione rimangono nella stanza
  • Rischio di ustioni gravi [2][4]
  • Emissioni di cattivi odori [5]

Note modifica

  1. ^ Robert Kraemer, Karsten Knobloch e Johan Lorenzen, Severe burn injuries caused by bioethanol-design fireplaces-an overview on recreational fire threats, in Journal of Burn Care & Research: Official Publication of the American Burn Association, vol. 32, n. 2, marzo 2011, pp. 173–177, DOI:10.1097/BCR.0b013e31820aade7. URL consultato il 9 dicembre 2017.
  2. ^ a b c (EN) Florian Neubrech, Jurij Kiefer e Volker J. Schmidt, Domestic bioethanol-fireplaces–a new source of severe burn accidents, in Burns, vol. 42, n. 1, pp. 209–214, DOI:10.1016/j.burns.2015.10.004. URL consultato il 9 dicembre 2017.
  3. ^ (EN) Alicia Heald e Michael Muller, Severe burns due to biofuel heater injury: A case series, in Burns, vol. 42, n. 2, pp. e13–e17, DOI:10.1016/j.burns.2015.04.013. URL consultato il 9 dicembre 2017.
  4. ^ a b Tobias Schripp, Tunga Salthammer e Sebastian Wientzek, Chamber Studies on Nonvented Decorative Fireplaces Using Liquid or Gelled Ethanol Fuel, in Environmental Science & Technology, vol. 48, n. 6, 18 marzo 2014, pp. 3583–3590, DOI:10.1021/es404972s. URL consultato il 9 dicembre 2017.
  5. ^ (EN) Elena Nozza, Laura Capelli e Lidia Eusebio, The role of bioethanol flueless fireplaces on indoor air quality: Focus on odour emissions, in Building and Environment, vol. 98, pp. 98–106, DOI:10.1016/j.buildenv.2016.01.004. URL consultato il 9 dicembre 2017.

Voci correlate modifica