Talitha kumi

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Talitha kum (originale aram. traslitterato ţlīthā qūm, si trova anche come talitha qoum, talitha cum, talita kum, talita kumi, talita cumi, talitha qumi, thalita cum) è un'espressione in aramaico parlato da Gesù nel Vangelo di Marco, e che significa: "Fanciulla, alzati" ("Ταλιθὰ, κοῦμι", Thalità, kum 5,41[1]).
Si tratta del noto episodio di una bambina, la figlia di Giairo, che viene resuscitata da Gesù, subito dopo il miracolo dell'emorroissa.

Presa la mano della bambina, le disse: «Talithà kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!»
(versione CEI)

La fonte dell'autore del Vangelo di Marco era di origine ebraica, ma i reperti che ne costituiscono l'ossatura furono scritti in un greco antico molto semplice; scritti in ebraico di tale frase, che si scriverebbe ילדה העלה , non sono riportati nella storia, il che fa supporre di un aramaico parlato da Gesù in un Vangelo di Marco scritto direttamente in un greco antico semplice. Gli esegeti, nella storia, interpretarono quindi l'aramaico ṭlīthā qūm come costituito dalla parola ṭlīthā, forma femminile di ṭlē, e che significa "giovane". Qūm è il verbo aramaico che indica 'stare in piedi, sollevarsi'. L'imperativo femminile singolare era originariamente qūmī. Comunque, esiste evidenza che nella lingua parlata la -ī finale non si pronunciava, e dunque l'imperativo non distingueva tra il genere femminile e il genere maschile. I manoscritti più antichi, dunque, usavano una grafia greca che rifletteva la pronuncia, e l'aggiunta di una 'ι' finale, sarebbe dovuta ad un copista troppo zelante nel riprodurre l'ortografia aramaica.
In sintesi, se scritto in aramaico poteva risultare o טליתא קומ o טליתא קומי (l'aramaico, come tutte le lingue semitiche, si legge da destra a sinistra), con la traduzione in greco antico ἡ παῖς, εγείρου (hê paîs = lafanciulla, egheirou=alzati).

Girolamo cita questa frase, come esempio per giustificare la validità della sua traduzione ad sensum, dato che a suo avviso anche l'evangelista la applica, aggiungendo ancora "...io ti dico" alla traduzione della originale frase in aramaico di Gesù.[2]

Talitha kumi nella letteratura di Dostoevskij modifica

La stessa frase viene ripresa da Fëdor Michajlovič Dostoevskij sia ne I fratelli Karamazov, che ne L'idiota.

Ne I fratelli Karamazov nella narrazione del capitolo de Il grande inquisitore, quando una bambina nella Siviglia cinquecentesca viene resuscitata da Gesù già dentro la bara, con in mano un mazzo di rose bianche, poco prima che lo stesso Messia venga arrestato e condannato a morte dal grande inquisitore.

...la guarda con compassione e le sue labbra pronunciano un'altra volta ancora sommessamente: "Thalita kumi", Fanciulla alzati.
E la bimba si alza nella bara, si mette a sedere e si guarda intorno, sorridendo, con gli occhi sgranati pieni di stupore
[3]

Ne L'idiota nella narrazione del capitolo VI (Parte III) quando uno dei personaggi descrive il quadro di Cristo morto e appena deposto dalla croce[4] di Hans Holbein il Giovane, che ispirò l'intero romanzo; corpo di Cristo che viene rappresentato dall'artista in modo molto umano, deturpato dalle ferite e dalle lesioni subite e quindi condizionato dalle leggi della natura, cui invece era già stato capace di non sottostare in altre occasioni precedenti resuscitando un paio di persone

Involontariamente viene da pensare: se la morte è così orrenda, e se le leggi della natura sono così forti, come fare a vincerle? Come vincerle, se non ne trionfò nemmeno Colui che in vita Sua trionfava anche sulla natura, Colui che ordinò: “Thalita cumi!”, e la fanciulla si alzò, “Lazzaro, esci fuori!” e il morto uscì fuori? Guardando quel quadro la natura appare sotto l'aspetto di una belva immane, spietata e muta... [5]

Note modifica

  1. ^ Mc 5,41, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ vd. in particolare M.Bettini, Alla ricerca del Ramo d'oro / Girolamo esegeta e traduttore (vol. III), La Nuova Italia (RCS libri), Milano 2004.
  3. ^ Da F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov (vol.I), Oscar Mondadori (trad. di Nadia Cicognini e Paola Cotta), Milano 1994, p.366
  4. ^ Il riferimento è al quadro di Hans Holbein il Giovane, "Il corpo di Cristo morto nella tomba"
  5. ^ Da F. Dostoevskij, L'Idiota (Parte III, cap. VI), Kentauron (trad. di Federigo Verdinois), 2014

Voci correlate modifica