Tansu Çiller

politica turca
(Reindirizzamento da Tansu Ciller)

Tansu Çiller (Istanbul, 24 maggio 1946) è una politica turca.

Tansu Çiller
Tansu Çiller nel 1994

22º Primo ministro della Turchia
Durata mandato25 giugno 1993 –
6 marzo 1996
Capo di StatoSüleyman Demirel
PredecessoreSüleyman Demirel
SuccessoreMesut Yılmaz

Vice prima ministra della Turchia
Durata mandato28 giugno 1996 –
30 giugno 1997
PredecessoreNahit Menteşe
Successoreİsmet Sezgin

36ª Ministra degli affari esteri della Turchia
Durata mandato28 giugno 1996 –
30 giugno 1997
PredecessoreEmre Gönensay
Successoreİsmail Cem

Ministro di Stato
responsabile per l'economia
Durata mandato21 novembre 1991 –
25 giugno 1993

Segretaria del Partito Democratico
Durata mandato13 giugno 1993 –
14 dicembre 2002

Deputata alla Grande Assemblea Nazionale Turca
Durata mandato20 ottobre 1991 –
3 novembre 2002

Dati generali
Partito politicoPartito della Retta Via
FirmaFirma di Tansu Çiller
Tansu Çiller insieme a Oktay Vural nel 2015

Biografia modifica

Diplomatasi al College femminile americano di Arnavutköy (Istanbul), studiò poi nel dipartimento di Economia del Robert College, dove ottenne una laurea triennale. Già formatasi in istituzioni statunitensi in Turchia, si trasferì poi negli USA, dove ottenne un dottorato all'Università del Connecticut e proseguì poi gli studi con un post-dottorato alla Università Yale.

La carriera politica modifica

Tornata in Turchia nel 1974, divenne docente di Economia all'Università del Bosforo e consulente per le questioni economiche di Süleyman Demirel, storico leader politico del Partito della Retta Via (DYP).[1] Verso la fine degli anni Ottanta, sarebbe stato proprio Demirel a chiederle di entrare nel partito, nonostante non avesse precedenti esperienze politiche.[2] Alle elezioni parlamentari del 1991, vinte dal DYP, Çiller fu eletta alla Grande Assemblea Nazionale, il parlamento turco, a Istanbul. Divenne poi ministro di Stato responsabile per l'economia.

Nel Congresso straordinario del giugno 1993, Çiller divenne leader del Partito della Retta Via, in cerca di una nuova guida dopo che Demirel aveva assunto la carica di presidente della Repubblica, prendendo il posto di Turgut Özal, morto mentre era in carica.

Il primo governo guidato da una donna modifica

Dal 25 giugno 1993 al 6 marzo 1996, Çiller ricoprì, prima e ultima donna, la carica di Prima ministra in Turchia.[3] Il suo mandato si aprì, come già la sua elezione a leader del DYP, tra grande interesse. Per la prima volta una donna otteneva prima la guida del partito e poi il posto di ministro, e la percezione generale era di una svolta verso una politica più giovane e dinamica.[4][5]

Dal punto di vista economico, Çiller riuscì a ottenere un accordo per entrare a far parte dell'Unione doganale dell'Unione europea, che fu percepito come un passo verso l'ingresso della Turchia nell'UE.[6] A far da contraltare, una pesante crisi economica nel 1994. Diversi fattori, tra i quali contrasti con i vertici della Banca centrale, che portarono alle dimissioni di due governatori, contribuirono a una generale perdita di credibilità della Turchia. La crisi portò con sé una forte crescita dell'inflazione, importanti scioperi e risultò nell'adozione di un pacchetto di austerità.[7]

Sul piano dei diritti, il dibattito che portò all'accordo con l'UE toccò spesso anche temi come la necessità di una democratizzazione e liberalizzazione della Turchia. La coalizione di governo era stata formata anche sulla promessa di maggiore attenzione ai diritti umani, ma il governo fallì nell'assicurare una risoluzione del conflitto con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che aveva già molto pesato soprattutto sulle province orientali del paese.[8] La morte di Özal aveva d'altro canto lasciato il PKK senza un interlocutore. La nuova leadership aveva presto appoggiato con decisione una soluzione militare.[9][10] Con Çiller al governo prima il Partito Laburista Popolare (HEP) e poi il DEP, entrambi rappresentanti delle istanze curde in parlamento, furono dissolti per anticostituzionalità.[11] In questo periodo uomini d'affari e politici curdi furono uccisi in circostanze spesso mai chiarite.[12]

Nel settembre 1995, verso fine mandato, la coalizione che aveva fino a quel punto retto l'esecutivo venne meno per contrasti legati all'adozione del pacchetto di austerità.[13] Una nuova coalizione portò la Turchia fino alle elezioni anticipate, indette per dicembre dello stesso anno.[14]

L'apertura agli islamisti modifica

Le elezioni locali del 1994 furono centrali nel far comprendere come lo scenario politico turco fosse mutato. Il Partito del Benessere, di ispirazione islamista, era in netta crescita e al comando di 29 grandi città, tra le quali Ankara e Istanbul.[15] D'altro canto le tradizionali forze della destra turca, il Partito della Retta Via e il Partito della Madrepatria (ANAP), avevano affrontato le elezioni parlamentari su fronti opposti a dispetto delle similarità ideologiche. ANAP e DYP formarono infine, nel marzo 1996, una coalizione che collassò in pochi mesi.[16]

Diverse ragioni, tra le quali una serie di accuse contro Çiller per appropriazione indebita e per avere ingerito nella privatizzazione di due compagnie del settore elettrico e automobilistico, la convinsero infine a cercare un'alleanza con il Partito del Benessere, offrendo a Necmettin Erbakan il posto di primo ministro in un governo di coalizione, e tenendo per sé le cariche di vice prima ministra e ministra degli Esteri nel 54º governo turco. La scelta di allearsi con Erbakan rappresentò un testacoda rispetto alla promessa di contrastare il fondamentalismo islamico. Per Sakallıoğlu, fu anche l'inizio del declino del DYP e di Çiller, che restò tuttavia in grado di influenzare la politica turca per i numeri che era in grado di controllare in parlamento.[1]

Çiller rimase deputata all'Assemblea nazionale fino al 2002. Quando il Partito della Retta Via non riuscì a superare lo sbarramento al 10% alle elezioni nazionali, si ritirò dalla politica attiva.[17]

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Ümit C. Sakallıoğlu, Tansu Çiller: lusting for power and undermining democracy, in Political leaders and democracy in Turkey, 2002, pp. 199–216. URL consultato l'11 dicembre 2021.
  2. ^ (EN) Yesim Arat, A Woman Prime Minister in Turkey: Did It Matter?, in Women & Politics, vol. 19, n. 4, 2 settembre 1998, pp. 1–22, DOI:10.1300/J014v19n04_01. URL consultato l'11 dicembre 2021.
  3. ^ La posizione fu poi abolita nel 2017, in seguito a un referendum costituzionale che portò a una svolta in senso presidenziale del paese.
  4. ^ (EN) Hugh Pope, Turkey's First Female Prime Minister Is No Wallflower: Self-confident and reformist, she symbolizes her country's switch to youth and dynamism, su Los Angeles Times, 22 giugno 1993. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  5. ^ (EN) Tuba Inal, Gender and political leadership: Turkish experience, in Leadership, vol. 13, n. 5, 2017-11, pp. 615–638, DOI:10.1177/1742715015606512. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  6. ^ (EN) Heinz Kramer, The EU‐Turkey customs union: Economic integration amidst political turmoil, in Mediterranean Politics, vol. 1, n. 1, 1996-06, pp. 60–75, DOI:10.1080/13629399608414567. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  7. ^ (EN) Fatih Özatay, The 1994 currency crisis in Turkey, in The Journal of Policy Reform, vol. 3, n. 4, 2000-11, pp. 327–352, DOI:10.1080/13841280008523409. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  8. ^ (EN) Hugh Pope, Turkish Kurds charmed but unconvinced by PM's rhetoric, su The Independent, 23 luglio 1993. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  9. ^ (EN) Kelly Couturier, Crackdown on Kurds Boosts Turkey's Ciller, in The Washington Post, 11 gennaio 1995. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  10. ^ (EN) Tansu Çiller: "Secularism is an Indispensable Principle for Turkey", in Middle East Quarterly, 1º giugno 1995, pp. 73-80. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  11. ^ (EN) Mark Muller, Nationalism and the Rule of Law in Turkey: The Elimination of Kurdish Representation during the 1990s, in Robert W. Olson (a cura di), The Kurdish Nationalist Movement in the 1990s: Its Impact on Turkey and the Middle East, The University Press of Kentucky, 1996, ISBN 9780813108964.
  12. ^ Hamit Bozarslan, Dark Times: Kurdistan in the Turmoil of the Middle East, 1979–2003, in Hamit Bozarslan, Cengiz Gunes e Veli Yadirgi (a cura di), The Cambridge History of the Kurds, Cambridge University Press, 2021, pp. 269–288, ISBN 978-1-108-47335-4. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  13. ^ (EN) Alan Makovsky, Turkey: Ciller Moves to Resolve Government Crisis, su The Washington Institute, 4 novembre 1995. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  14. ^ (EN) Ap, Turkey's Premier Wins Vote of Confidence, in The New York Times, 6 novembre 1995. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  15. ^ (EN) M. Hakan Yavuz, Political Islam and the Welfare (Refah) Party in Turkey, in Comparative Politics, vol. 30, n. 1, 1997, p. 72, DOI:10.2307/422193. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  16. ^ (EN) James H. Meyer, Turkey's Leaders - Çiller's Scandals, in Middle East Quarterly, 1º settembre 1997. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  17. ^ (TR) Chiller'in gözyaşları, su hurriyet.com.tr. URL consultato l'11 dicembre 2021.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN79414098 · ISNI (EN0000 0001 1030 1438 · LCCN (ENnr94004352 · GND (DE11919256X · WorldCat Identities (ENlccn-nr94004352