Le Tiki mug (letteralmente, "tazza Tiki") sono grandi bicchieri di ceramica, utilizzati per la preparazione di cocktail, che hanno avuto origine nei tipici locali di cultura Tiki e in vari ristoranti a tema tropicale.[1] Il termine Tiki mug indica in modo generico una grande varietà di bicchieri che ritraggono volti o figure umane che richiamano i paesi polinesiani o altri luoghi esotici.[2] Le Tiki mug si trovano di rado al di fuori dei locali Tiki, ma rappresentano ormai degli oggetti kitsch da collezione.[3]

Una Tiki mug in un tipico locale Tiki

Le Tiki mug sono state utilizzate nei locali Tiki dalla fine degli anni 1950, ma sono proliferate a partire dagli anni 1960 in corrispondenza con l'aumento di popolarità della tradizione Tiki nella cultura popolare polinesiana.[2]

Negli anni 1980 sono diventate oggetti ricercati e da collezione, mentre negli anni 1990 sono iniziate ad essere considerate vere e proprie forme d'arte, contribuendo a rendere popolari locali statunitensi come il Don the Beachcomber e il Trader Vic's.[2]

Nonostante gli appassionati e gli artisti ceramisti, in piccola parte, abbiano continuato a produrre in autonomia questi bicchieri, e le grandi aziende abbiano prodotto in larga scala questi souvenir di interesse promozionale per i locali fin dagli anni 1960, è grazie alla rinascita della popolarità della cultura Tiki negli anni 1990 e, in seguito, dal 2008 in avanti che sono state prodotte nuove versioni delle Tiki mug.[4][5]

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  1. ^ (EN) Robert Sharp e Nicole Weston, Tiki Drinks: Tropical Cocktails for the Modern Bar, Countryman Press, 2015, ISBN 978-1-58157-596-5.
  2. ^ a b c (EN) Lina Lecaro, Where Did the Tiki Mug Come From and Why the Current Resurgence?, su laweekly.com, LA Weekly, 15 maggio 2015. URL consultato il 3 ottobre 2018.
  3. ^ (EN) Martin Cate e Rebecca Cate, Smuggler's Cove: Exotic Cocktails, Rum, and the Cult of Tiki, Ten Speed Pr, 2016, ISBN 978-1-60774-733-8.
  4. ^ (EN) Humuhumu, Early Modern Tiki: What the Tiki Re-emergence Looked Like, su news.critiki.com, 15 dicembre 2016. URL consultato il 3 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2017).
  5. ^ (EN) Mark Lewis, Tiki Time, su forbes.com, Forbes, 1º luglio 2008.

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