Trichomoniasi bovina

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La trichomoniasi bovina è una malattia venerea dei bovini causata dal Trichomonas foetus, una specie di protozoi. È una patologia a trasmissione sessuale che può portare alla vaginite, ascessi uterini o piometra, aborti verso il terzo mese e sterilità.

Segni clinici modifica

Nel toro nella fasi iniziali dell'infestazione si osservano scolo prepuziale e comparsa di piccoli noduli sulle membrane prepuziale e peniena, che successivamente regrediscono. Nella vacca l'evento più caratteristico è l'aborto precoce (sotto i 4 mesi), che spesso, date le ridotte dimensioni del feto, passa inosservato e può essere confuso con un ciclo estrale irregolare. Se non insorgono complicazioni l'animale guarisce spontaneamente e sviluppa una immunità protettiva alle successive reinfezioni. Le complicazioni più importanti possono riguardare la persistenza del corpo luteo, con chiusura del canale cervicale da cui deriva piometra a cervice chiusa con ingente raccolta di materiale purulento; oppure la ritenzione degli invogli fetali, con sviluppo di endometrite.

Epidemiologia modifica

La diffusione della inseminazione artificiale con tori testati non infetti ha ridotto drasticamente l'incidenza di questa malattia, che tuttavia esiste in zone o aziende nelle quali si pratica la monta naturale. Rientra nella lista delle malattie a denuncia obbligatoria alle autorità competenti (ex lista B dell'OIE).

Diagnosi modifica

La diagnosi si può effettuare evidenziando mediante microscopio ottico il parassita dopo lavaggio con liquido sterile della vagina o del prepuzio, anche se la possibilità soprattutto nelle femmine che il parassita sia evidenziabile a intermittenza, rende consigliabile la ripetizione della prova. A livello di mandria è possibile evidenziare sierologicamente il contatto degli individui con Trichomonas.

Trattamento modifica

Nella vacca, che guarisce spontaneamente, è sufficiente la terapia sintomatica, spesso l'infezione passa inosservata data la guarigione con lavaggio con Lugol. Il toro invece, che rimane portatore a vita, dovrebbe essere macellato o comunque allontanato dalla riproduzione, è facilmente evidenziabile dato che il protozoo è sensibile alla stessa colorazione usata per la conta degli spermatozoi, è comunque previsto dalla normativa lo screening periodico sui tori tramite esame microscopico del liquido di lavaggio del prepuzio. Si sono dimostrati di una certa efficacia i trattamenti con dimetridazolo per via orale o endovenosa.

Profilassi modifica

La pratica dell'inseminazione artificiale utilizzando riproduttori non infetti rappresenta sicuramente il metodo più efficace.

Bibliografia modifica

  • G.M. Urquhart, Parassitologia Veterinaria, UTET, 2006.

Voci correlate modifica