Un grido lacerante

Romanzo di Anna Banti

Un grido lacerante è l'ultimo romanzo della scrittrice Anna Banti, pubblicato quando ella aveva 86 anni. Nel 1981 il libro ha ottenuto la candidatura al Premio Selezione Campiello.[1] È stato tradotto in inglese[2].

Un grido lacerante
AutoreAnna Banti
1ª ed. originale1981
Genereromanzo
Sottogenereautobiografico
Lingua originaleitaliano
ProtagonistiAgnese Lanzi
CoprotagonistiDelga

Il libro rievoca in terza persona il rapporto tra l’autrice (che sceglie come propria controfigura inventata Agnese Lanzi) e il marito Roberto Longhi, chiamato semplicemente Delga.

Trama modifica

Agnese Lanzi, bambina e adolescente molto dotata, compie gli studi per diventare storica dell'arte. Il suo primo incarico, come responsabile di un piccolo museo dell'Abruzzo, si conclude con una grave malattia e un tentativo di suicidio. Da questo emergerà solo grazie al suo professore, Delga, che ne fa la sua sposa e compagna di vita e ricerche.

Però Agnese non è più la stessa e l'impeto verso la storia dell'arte si tramuta in una svolta verso la letteratura a carattere storico. Così conosce un certo successo come scrittrice, mentre il suo matrimonio procede felice, ma non fecondo. Alla morte del marito, assai più anziano di lei, Agnese si ritrova a fronteggiare una spiacevole situazione, creata dalle volontà di Delga, che ha lasciato la sua eredità culturale in mano a un suo assistente, con il mandato di farne un centro studi.

Da questo momento e suo malgrado, Agnese diventa il bersaglio dell'assistente che ha il potere di maneggiare tutto il materiale del maestro. La scoperta, fatta dalla donna, di alcuni manoscritti e la loro pubblicazione attizzano l'odio dell'uomo, che arriva ad accusare Agnese di ladrocinio. La donna non può che rifugiarsi in una nuova malattia; alla sua guarigione, scoprirà che l'ex assistente se n'è andato e a lei rimane l'onere di far progredire la fondazione.

Eppure, nonostante i suoi trascorsi e la consuetudine con la vita di Delga, Agnese non smette di sentirsi una studiosa fallita e una scrittrice per caso. Ciò sembra smentito dalla competenza con cui guida la fondazione, pubblicando altri manoscritti e valorizzando i lasciti (biblioteca, fototeca e collezione artistica). La scrittura non ha abbandonato Agnese, che però ha verso i suoi libri un atteggiamento ipercritico e quasi distruttivo: in pratica non ama i doni che ha, ma accetta, e anzi amplia il valore di quelli che non si sente in diritto di avere (la lettura e la critica dell'arte).

E viene un giorno in cui Agnese sente che il sentimento verso Delga ha assunto tratti più sbiaditi: il dolore della perdita si è attenuato e l'eredità artistica dell'amato ha ormai dato i suoi frutti. Agnese si deve rassegnare a una sorta di tregua, a contemplare quello che era stato il centro pulsante della sua vita, come qualcosa che è sopravvissuto alla morte, ma non per sempre. E in questo spirito, si dispone ad attendere nel silenzio, lo strappo che, come un grido lacerante, la toglierà dalle umane vicissitudini.

Edizioni modifica

  • Anna Banti, Un grido lacerante, Milano, Rizzoli, 1981.
  • Anna Banti, Un grido lacerante, prefazione di Cesare Garboli, Milano, Club del libro, 1981.
  • Anna Banti, Romanzi e racconti, a cura e con un saggio introduttivo di Fausta Garavini, Milano, Mondadori, 2013.

Note modifica

  1. ^ Premio Campiello, opere premiate nelle precedenti edizioni, su premiocampiello.org. URL consultato il 24 febbraio 2019.
  2. ^ (EN) A piercing cry : translation of Un grido lacerante, su worldcat.org. URL consultato il 28 aprile 2023.

Bibliografia modifica

  • Maria Luisa Di Blasi, L'altro silenzio: per leggere Un grido lacerante di Anna Banti nel segno di una trascendenza femminile, Firenze, Le Lettere, 2001.

Collegamenti esterni modifica

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