Utente:Actormusicus/Nero (Händel)

Nero
Gänsemarkt-Theater 1705.
Titolo originaleNero (Die durch Blut und Mord erlangte Liebe)
Lingua originaletedesco
GenereSingspiel
MusicaGeorg Friedrich Händel
LibrettoFriedrich Christian Feustking
Atti3
Epoca di composizione1705
Prima rappr.25 febbraio 1705
TeatroTheater am Gänsemarkt, Amburgo
Personaggi
imperatore romano
  • Ottavia prima moglie di Nerone
  • Sabina Poppea amante di Nerone, poi la sua seconda moglie
  • Tiridate Principe armeno
  • Cassandra principessa, innamorata di Tiridate
  • Seneca Imperiale Privy
  • Aniceto favorito dell'imperatore, innamorato di Octavia
  • Graptus liberato da schiavo dall'imperatore Claudio
  • schermidori, sacerdoti, Arlecchini, Pulcinelle, dame, cavalieri e sgherri

Nero o Die durch Blut und Mord erlangte Liebe (L’amore ottenuto con sangue e delitto) (HWV 2) è un'opera in tre atti di George Frideric Handel, composta nel 1705 su libretto di Friedrich Christian Feustking. La prima esecuzione risale al 25 Febbraio 1705 presso il Theater am Gänsemarkt di Amburgo. La musica è andata completamente perduta.

Storia modifica

Dopo aver ottenuto un notevole successo con la sua prima opera Almira Händel volle tentare di replicare non appena possibile e il mese dopo fu eseguita Nero col sottotitolo Die durch Blut und Mord erlangte Liehe (Nerone, o L’amore ottenuto con sangue e delitto).[1]

Anche Nero fu un successo, anche se di breve durata, visto che l'opera rimase in cartellone solo per 3 rappresentazioni. Il giovane Händel vide confermate le proprie capacità, nonostante il fatto che l'opera in sé non lo soddisfacesse del tutto, e non certo per la qualità della sua musica. Pare infatti che i versi fossero talmente scadenti che lo stesso Händel era molto scontento del librettista, tanto da criticarlo in modo feroce.

«Come può un musicista scrivere qualcosa di bello se non ha delle belle parole? Quindi che io non sia non sia criticato ingiustamente per la composizione dell'Opera Nero. Non c'è alcuno spirito nella poesia e si prova una grande irritazione nel mettere quei versi in Musica»

Personaggi e ruoli modifica

Il libretto prevede molti personaggi, schermidori, sacerdoti, Arlecchini, Pulcinelle, dame, cavalieri e sgherri, ancora più numerosi di quelli previsti nell'Almira[1].

Personaggio Ruolo
Nerone imperatore romano
Ottavia prima moglie di Nerone
Sabina Poppea l'amante di Nerone, poi la sua seconda moglie
Tiridate Principe armeno
Cassandra principessa della corona, innamorata di Tiridate
Seneca Imperiale Privy
Aniceto favorito dell'imperatore, innamorato di Octavia
Grapto liberato da schiavo dell'imperatore Claudio
Seneca Imperiale Privy
schermidori, sacerdoti Arlecchini, Pulcinelle, dame, cavalieri e sgherri

Trama modifica

Sfondo storico e letterario modifica

Tanto gli Annali di Tacito (XII-XV libro) quanto la Vita dei Cesari (V-VI libro) di Svetonio narrano l'assassinio dell'imperatore Claudio e la presa del potere da parte di Nerone, il matricidio di Agrippina e l'incendio di Roma, la campagna militare di Otone in Lusitania, l'esilio di Ottavia e l'annessione dell'Armenia all'impero con l'incoronazione di Tiridate I. Il librettista si basa ulteriormente su Xifilino, Cluvio e Rustico in quanto fonti di Tacito. Con l'eccezione della principessa meda Cassandra tutti i personaggi trattati sono storici, ma il libretto compendia eventi svoltisi in tempi diversi, come ammesso nel preambolo all'edizione amburghese:

Friedrich Christian Feustking, Vorrede zu Die durch Blut und Mord erlangte Liebe, oder: Nero, Hamburg 1705.
«So tritt nunmehro auch der von allen Geschichts-Schreibern so grausahm beschriene Bluthund Nero auff hiesigen Schauplatz: Ein solches Tieger-Thier/ das sich nicht gescheuet/ der jenigen das Leben zu rauben/ die ihm Leben/ ja Cron und Zepter gegeben hatte: Ein solcher Wüterich/ der seine Tugendhaffte Gemahlin erwürget/ und mit unzehlichen Lastern das Hermelin seines Purpurs bestecket/ verunehret/ geschändet: Ja ein solcher Unmensch/ der zuletzt alle ihm erwiesene Dienste und Wohlthaten mit Blut und Mord belohnete. Und dahero achte ich es unnöthig zu seyn/ den Inhalt gegenwärtiges Singspiels weitläuffig zu beschreiben/ in Betrachtung/ daß der Nahme Nero schon genug ist/ das jenige zu erklähren/ was man sonst im Anfang zu entwerfen pfleget. Nur dieses hat man erinnern wollen/ daß man ein und andere Passagen/ die in seinem Lebenslauff verhanden/ und vielleicht der Natur selbst einen Eckel machen/ mit Fleiß vorbey gegangen. Denn ob gleich die von Svetonio und Tacito erwehnte Buhlschafft des Neronis mit seiner Mutter der Agrippina die Liebes-Intrigve hätte erweitern können/ so ist doch solches aus verschiedenen Uhrsachen aus der Acht gelassen/ theils weil sie honeten Gemüthern unangenehm/ theils auch/ daß sie der Verfasser einiger massen in Zweiffel ziehet. Denn der nur ohne Vorurtheil die Worte Taciti Annal. XIV. Cap.2. durchlieset/ der wird leicht mercken/ daß sie nicht so gewiß geschrieben/ als geglaubet werden. Tacitus folget nemlich den Fußstapffen des Cluvii und Fabii Rustici, die sich aber beyde ziemlich wiedersprechen/ weil jener die Blutschande der Agrippinen/ dieser aber dem Neroni beyleget/ mit welchen auch Svetonius in Vit. Ner. Cap.28. übereinstimmet/ und noch einige Umbstände/ unwissend woher? hinzugefüget. Allein beydes kommt nicht überein mit dem/ was Xiphilinus in Ner. p.m.162. berichtet: Daß nemlich Nero eine andere/ die der Agrippinen sehr ähnlich gewest/ hefftigt geliebet/ und dannenhero daß er mit seiner Mutter buhle/ vorgegeben habe. Eine andere Bewandniß hat es mit der Beschuldigung der von ihm angezündeten Stadt Rom/ Sveton. giebet sie zwar Cap.38. vor eine gewisse Warheit aus; allein Tacitus Annal. XV.39. ist etwas behutsamer […] und nachmahls setzet er hinzu/ daß der Kayser damahls in Antium gewesen/ und nicht eher in Rom gekommen/ als biß das Feuer schon die Mæcenatischen Lustgärten ergriffen […] So weiß man auch noch nicht die Uneinigkeit der alten Geschichtschrieber zu vergleichen/ die sie/ umb den Mutter-Mord vielleicht desto greulicher vorzubilden/ angemercket: Svetonius Cap.34. bringet die Nachricht/ er habe ihre entblöste Glieder und deren Bildung theils gelobet/ theils getadelt/ auch dabey getrunken […] Allein offtoemelter Tacitus zweiffelt sehr/ ob er sie nach ihren Tode auch einmahl gesehen. […] dergleichen wieder einander streitende Dinge sollten manchen curieusen Kopff wohl auff die Gedancken bringen: es hätten sich die damahligen Geschichtschreiber bemühet/ die grösse der Neronischen Laster mehr und mehr zu vergrössern/ umb denen späten nachkommen ein vollkommenes Scheusahl der Natur mit lebendigen Farben abzumahlen. Und in Warheit/ es giebet Tacitus unter andern zu dieser Soupçon weitere Anleitung/ da er Annal. lib. XVI. Cap.3. von dem Tode der Poppæa, und dessen Ursachen redet/ und saget/ daß einige meinen/ er habe sie mit Gifft hingerichtet […] Im übrigen hat der Verfasser die Ahnlichkeit der Geschicht mit einigen Fictionibus gleichsahm verdunckeln müssen/ auch dahero ein und andere wieder die Zeit-Rechnung streitende Dinge […] einzumischen sich nicht entlegen können/ welches ihm verhoffentlich so wenig zur Ignorance kann ausgeleget […] werden. […] Schließlich bittet er/ die Poësie nicht mit allzu ungnädiger Censur zu belegen/ weil man deren Unvollkommenheit selbst mit mittleidigen Augen ansiehet.»

Atto I modifica

Nello scenario del Campo Marzio, dove campeggia una grande struttura corredata di varie statue, ha luogo la cerimonia di divinizzazione del defunto imperatore Claudio da parte del figlio Nerone. Terminato il rito, Nerone si lamenta con Poppea, che desidera, del fatto che lei non senta invece per lui alcun interesse, e diventa importuno. Poppea lo respinge, e in seguito apprende che l'imperatore ha spedito suo marito Otone in Lusitania per avere campo libero con lei, e sulle prime reagisce indignata. Il principe Tiridate d'Armenia a sua volta avvicina l'irata Poppea e le comunica di volere il suo amore. Lei lo rifiuta. Vestita da uomo sopraggiunge dalla Media Cassandra, delusa da Tiridate che in precedenza aveva tentato un approccio con lei. Poppea trova così un nuovo motivo di rifiuto e se ne va. Ora Cassandra e Tiridate sono soli e la rabbia di lei aumenta. Egli nega di conoscerla del tutto.

Si apre un nuovo scenario, con il mausoleo imperiale e i busti degli imperatori defunti. Al centro sta un piccolo altare. Ottavia, che sospetta cattive intenzioni da parte di Nerone, si reca dai sacerdoti, dove si nasconde proprio Nerone vestito come uno di loro. In lacrime, Ottavia confida che Nerone ha avvelenato il padre, e rivela di sospettare che la sua felicità non durerà a lungo. Nerone e Aniceto saltano fuori con le guardie del corpo. Nerone accusa la moglie apertamente di calunniarlo e giura vendetta. Lei implora pietà ma viene arrestata. Il consigliere Seneca avverte però l'imperatore di placare i propri istinti e Grapto, schiavo affrancato da Claudio, non ha alcun dubbio che egli non verserà una lacrima per il suo ex padrone.

Nell'atrio del palazzo imperiale Cassandra e Poppea si incontrano per un colloquio amichevole. Cassandra, ancora vestita da uomo, mostra a Poppea un ritratto di Tiridate, per giustificare le sue pretese su di lui. Poppea, insospettita che l'interlocutore non sia affatto un uomo, incontra Tiridate in un'altra sala e gli chiede chi sia davvero il soggetto del quadro. Tiridate ammette che il dipinto gli somiglia, ma nega che ritragga lui stesso, poi se ne va. Appare Nerone e trova Poppea con il ritratto ancora tra le mani. L'imperatore diventa di nuovo molesto e tenta di baciarla, ma scopre il quadro e, ingelosito, glielo strappa di mano. Lei però lo calma dicendo che le è stato solo prestato.

Nerone vuole cacciare Ottavia e Seneca gli consiglia di perdonarla. A questo punto giunge Grapto con alcuni buffoni in una danza per distrarre l'imperatore.

 
Il Teatro dell'opera al Gänsemarkt. Particolare della veduta di Amburgo di Paul Heinecken (1726)

Atto 2 modifica

Nerone e la sua corte si trovano nella residenza estiva. Ottavia siede presso il laghetto con una canna da pesca. Agrippina sta alla finestra del palazzo in ristrutturazione. In quel momento cade un blocco di pietra. Agrippina, quasi investita, sospetta un atto proditorio e pensa che qualcuno la voglia seppellire viva. Ma Octavia è certa di essere lei l'obiettivo. Giungono quindi Aniceto e Seneca. Il primo comunica a Ottavia che Nerone l'aspetta a Roma e i Romani ne sono lieti. Rimasta sola con Seneca, Agrippina tenta di istigarlo ad avvelenare l'imperatore.

Seneca e Aniceto riaccolgono Ottavia a Roma nel salone del palazzo imperiale con grandi parole. Ottavia chiede a Nerone la grazia, e questi gliela concede suggerendole di tornare subito tra le sue braccia. Ottavia si sente rinascere. Per consiglio e desiderio di Seneca, anche agrippina dev'essere condotta a Roma. Seneca si reca di persona a ottemperare alla direttiva. Anche Poppea si mostra particolarmente felice dei nuovi eventi: per il momento è al sicuro da Nerone.

Nerone riprende nelle sue grazie a Roma anche la madre, ma le impone un codice di condotta perché si astenga dell'abusare del potere, che spetta soltanto a lui. Nerone intende dare al popolo panem et circenses e, fra le tre donne Romane che lo attorniano, Ottavia, Poppea e Cassandra, come Paride vuole scegliere per sé Poppea come la più bella.

Seneca, Tiridate e Cassandra si incontrano. Seneca lamenta la decadenza dei valori a Roma. Cassandra spera ardentemente di ricevere l'amore di Tiridate, ma quest'ultimo afferma di non conoscerla e le chiede piuttosto il suo nome e la sua origine. Cassandra confessa di essere stata inviata dalla terra dei Parti, tra Eufrate e Tigri. Auf Befragen sagt sie ihm auch, dass sie auch in Medien und zwar unter dem Namen Lachisis war. Aber die dortige Kronprinzessin nahm sich (angeblich) das Leben. Nun ist Tiridates neugierig und gespannt und möchte wissen, wie die Kronprinzessin geheißen hat. Sie antwortet: „Cassandra.“ Schuld an dem Todesfall soll ein untauglicher Prinz gewesen sein. Tiridates ist sicher, dass er damit gemeint ist. Plötzlich wechselt seine Stimmung. Nun behauptet er, dass Cassandra nicht tot sein kann, und bezichtigt sein Gegenüber als Lügner. Fast wie ein Irrer fragt er nach Cassandra. Niemand kennt sie. Er glaubt, in ein Komplott geraten zu sein. Seneca und Anicetus versuchen ihn vergeblich zu beruhigen. Sie denken allmählich, dass der junge König ein schuldbeladener Irrer ist. Graptus, in einer Szene für sich allein, versteht die Welt nicht mehr. Er versteht Senecas Andeutungen nicht. (Dieser soll immerhin Nero töten.) Er versteht auch die von Anicetus erfahrene Geschichte eines wahnsinnigen Tiridates nicht. Auf jeden Fall beschließt er, niemals ein Philosoph zu sein.

Atto 3 modifica

 
Johann Mattheson, auch Dirigent, Komponist und Musikgelehrter. Er beendete mit der Titelpartie im Nero seine Gesangskarriere.

Im Lustgarten befindet sich eine kleine Schaubühne. Der kaiserliche Hofstaat verfolgt, wie sich der Vorhang öffnet und die (allerdings von der griechischen Mythologie abweichende) Geschichte von Paris, Juno, Venus und Pallas gespielt wird: Der schöne Schäfer Paris bewundert die grünen Taler und feuchten Wiesen. Drei Nymphen, die Göttinnen Juno, Venus und Pallas, kommen und er hat die Aufgabe zu entscheiden, welche von den dreien die schönste ist. Paris ist scheu und glaubt sich zu einer solchen Entscheidung nicht erkühnen zu dürfen. Er versucht diplomatisch zu sein, indem er sie alle drei für gleich schön erklärt. Aber Juno und Venus verlangen eine Entscheidung. Er verlangt Bedenkzeit. Sie gehen, um bald wiederzukommen. Nachdem sich Paris mit jeder Dame einzeln getroffen hat, ist er erst recht unentschlossen. Nach langem Hin und Her entscheidet sich Paris schließlich für Venus. Die Folge: Die beiden anderen beschimpfen ihn als Betrüger. Das „Theater im Theater“ schließt mit einem Duett von Paris und Venus. Cassandra ist allein im kaiserlichen Garten und beklagt, dass sie zwar ihr fremdes Kleid, nicht aber ihre Sorgen abgelegt habe. Vor allem macht ihr die Raserei Tiridates Angst. Auch Anicetus befindet sich allein. Er sinniert darüber, dass Octavia (als schöne Pallas dieser Zeit) und Agrippina (als mächtige Juno dieser Zeit) zum Vorspiel ihres Unglücks dienen müssen. Deren bisheriges Glück ist wie dichter Schnee, weil Poppea (als jetzige strahlende Venus) siegen wird, um bald in Paris’ (Neros) Armen zu liegen. Nun ist ihm die Analogie zur Paris-Szene auf der kleinen Bühne bewusst. Tiridates sucht immer noch Cassandra und vor Kummer sinkt er erschöpft in einen Schlaf. Nun liegt er unter einem Baum in des Kaisers Garten. Poppea kommt in die Nähe, glaubt sich aber allein. Sie weiß immer noch nicht, ob sie sich von Nero bezirzen lassen soll. Dieser erscheint wie gerufen und bittet erneut darum, von ihr verehrt zu werden. Sie meint, dass ihr Schmeicheleien nicht gefallen. Er jedoch betont die Ernsthaftigkeit seiner Werbung. Im Übrigen möchte sie nicht einfach nur seine Nebensonne sein, denn da gibt es ja noch Octavia, die Kaiserin. Tiridates schläft immer noch. Cassandra tritt zu den beiden sich nicht einig-werden-Könnenden. Im Schlafe ruft Tiridates nach Cassandra. Poppea und Nero sind verstimmt, dass jemand zugehört hat. Schließlich erkennen sie erschreckt Tiridates. Nero will wissen, wen Tiridates meint. Poppea erinnert ihn an das Bild in ihrer Hand. Poppea hat den Verdacht, dass der in Mannestracht des neuen Königs Braut und die Cassandra sei. Nero fragt, warum sich diese zu verstecken sucht. Nun meldet sich Cassandra, dies im Hinzukommen hörend, und erklärt, dass Tiridates sie, als sie verlobt waren, verlassen hat. Zur Probe habe sie (als Mann verkleidet) ihm erzählt, dass Cassandra sich aus Scham und Trauer selber getötet habe. Daher auch Tiridates (scheinbare) geistige Verwirrung. Als nun dieser allmählich wach wird, erzählt man ihm, dass Cassandra lebt und neben ihm steht: große Überraschung, edle Verzeihung und große Freude.

Der neue Schauplatz ist das brennende Rom, das man von einem Berg aus übersehen kann. Einige Mordbrenner springen mit brennenden Fackeln herum. Octavia, Agrippina und Seneca sind sich darüber einig, dass Nero der Befehlshaber der Brandstiftung ist. Man beschließt mit Anicetus zusammen, über des Kaisers Greueltat zu schweigen. Dafür aber nimmt Anicetus die Gelegenheit wahr, Octavia von seiner Liebe zu ihr zu berichten. Nero, der hinzutritt, bezichtigt Octavia einer Beziehung zu Anicetus. Vom Kaiser befohlen, erklärt Anicetus seine Liebe zu Octavia und beichtet heuchlerisch, dass auch Agrippina dem Kaiser nicht getreu sei. Nero verbannt seine Frau. Tiridates bekommt erneut die Königskrone von Armenien und wird dafür Bundesgenosse Roms. Nero ist obendrein mit der Vermählung Tiridates mit Cassandra einverstanden. Poppea gibt zu, dass sie Neros Werbung nicht widerstehen kann. Seneca freut sich und spricht Glückwünsche aus. Schließlich bekommt noch das Volk „Brot und Spiele“ und singt, unbeeindruckt von allen Scheußlichkeiten: Hymen gesegne diß edele Paar!

Musica modifica

Die Musik von Nero ist nicht erhalten. 1830 wurde eine handschriftliche Partitur des Nero aus dem Nachlass des Hamburger Musikalienhändlers und Organisten Johann Christoph Westphal verkauft.[3] Ferner kann vermutet werden, dass Händel das Autograph oder die Direktionspartitur („Handexemplar“) mit nach Italien genommen hat oder auf seiner Durchreise nach Italien am Hofe in Hannover bei Prinzessin Caroline von Ansbach hinterlegte. Dennoch lassen sich einige nicht uninteressante Bemerkungen zur Musik von Nero machen: Es gibt nach Friedrich Chrysanders Auffassung ein von Johann Mattheson geschriebenes Partiturmanuskript von Almira. Zu Beginn des 19. Jahrhunderts erwarb der Wahl-Berliner Georg Poelchau diese Abschrift aus dem alten Hamburger Opernarchiv. Zu dieser Berliner Partitur gehören zwei Ouvertüren. Man nimmt an, dass die an zweiter Stelle eingebundene Ouvertüre diejenige ist, die zu „Almira“ gehört. Über die andere, als erste eingebundene Ouvertüre besteht hinsichtlich der Autorschaft und Zugehörigkeit Rätselraten. Da Händel bereits am Nero arbeitete, noch ehe die Almira ganz fertiggestellt war und Mattheson an beiden Opern Rat gebend beteiligt war, wäre die Vermutung nicht unschlüssig, dass diese Ouvertüre zum Nero gehört. Eine zweite Möglichkeit wäre freilich, dass die erste Ouvertüre von Georg Philipp Telemann ist, die er für die Neuinszenierung der Händel’schen Almira am Hamburger Theater 1732 komponierte.

Aus dem Textbuch wissen wir, dass Händel im Nero für einen selbständigen Chor (also keine „Solistenvereinigung“) komponierte. So traten hier die römischen Priester und das wankelmütige, leicht zu beeinflussende römische Volk als handelnde Gruppen auf.

Ferner kann man dem Libretto entnehmen, dass Tanz bzw. Ballett eine umfangreiche Rolle gespielt haben müssen. So gibt es Tänze und Tanzgruppen der Kämpfer bzw. Fechter, sogar der Priester, der Harlekine, der „Mordbrenner“ (Brandstifter & Mörder) und der Kavaliere mit ihren Damen.[4]

Note modifica

  1. ^ a b c Nero o Die durch Blut und Mord erlangte Liebe, su www.haendel.it.
  2. ^ Vorrede des Librettos. Hamburg 1705.
  3. ^ Winton Dean, John Merrill Knapp: Handel’s Operas 1704–1726. The Boydell Press, Woodbridge 2009, ISBN 978-1-84383-525-7, S. 69.
  4. ^ Albert Scheibler: Sämtliche 53 Bühnenwerke des Georg Friedrich Händel, Opern-Führer. Edition Köln, Lohmar/Rheinland 1995, ISBN 3-928010-05-0, S. 440.

Bibliografia modifica

  • (EN) Winton Dean, John Merrill Knapp, Handel’s Operas 1704–1726, Woodbridge, The Boydell Press, 2009, ISBN 978-1-84383-525-7.
  • Albert Scheibler: Sämtliche 53 Bühnenwerke des Georg Friedrich Händel, Opern-Führer. Edition Köln, Lohmar/Rheinland 1995, ISBN 3-928010-05-0.
  • Bernd Baselt, Thematisch-systematisches Verzeichnis. Bühnenwerke, in Walter Eisen (a cura di), (Hrsg.): Händel-Handbuch. Band 1, Leipzig, Deutscher Verlag für Musik, 1978, ISBN 3-7618-0610-8.

Collegamenti esterni modifica

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