Gabriel Del Sarto (Carrara, 1972) è un poeta e scrittore italiano.


Biografia

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Nato a Carrara nel 1972, Gabriel Del Sarto trascorre la sua infanzia a Ronchi, una frazione del comune di Massa.

Dopo il liceo si iscrive alla facoltà di Lettere Moderne dell'università di Pisa, laureandosi con una tesi in Letteratura Moderna e Contemporanee dal titolo: Presenze bibliche nella poesia di David Maria Turoldo.

Si avvicina alla poesia a 19 anni dopo aver letto alcune poesie che il padre dedicò a Lino, il nonno morto partigiano a 24 anni, che diventerà una presenza costante in tutta la sua opera.

Come poeta ha esordito nel Sesto quaderno di poesia contemporanea curato da Franco Buffoni, nel 1998.

Incontra in quegli anni un gruppo di poeti che si muove attorno alla rivista Atelier, diretta da Marco Merlin e Giuliano Landolfi, che lo incoraggia a proseguire nella sua ricerca.

Insieme ad altri poeti che ruotano attorno alla rivista, è stato incluso nell’antologia L’opera comune (Atelier, 1999) che comprende solo poeti nati negli anni '70. In seguito sarà pubblicato in Poeti di vent’anni (a cura di Mario Santagostini, Ed. La Stampa, 2000) e Nuovissima poesia italiana (Mondadori, 2004), antologie che ricalcano l'operazione di Atelier. Nel frattempo, nel febbraio del 2003, pubblica la prima raccolta poetica I viali (2003, Ed. Atelier).

Nel 2008, a seguito dell'incontro con la casa editrice Transeuropa, acquisita dall'amico scrittore e suo concittadino Giulio Milani, pubblica il poemetto Meridiano Ovest con prefazione di Massimo Gezzi, che, successivamente, entrerà anche nella sua seconda raccolta poetica Sul vuoto, uscita nel 2011, nella collana Nuova Poetica di Transeuropa.

Con questo libro Sul Vuoto arriva in finale al premio Carducci nel 2012 e vince il premio internazionale Alpi Apuane nel 2015.

Nel 2014 un suo poemetto, Marble consulting Ltd. viene pubblicato, nell'opera collettiva La deriva del continente, edita da Transeuropa.

Scrive alcuni saggi sull’uso e il significato della narrazione nelle pratiche formative, fra cui Raccontare storie (con F. Batini, 2007, Carocci), il manuale di scrittura creativa Narrazione e invenzione (con S. Giusti e F. Batini, 2007, Erickson), Raccontare le competenze (con F. Batini, M. Perchiazzi, 2008, Transeuropa) e, nel 2012, In un inizio di mattina, saggio sull'utilità delle storie nell'educazione (Transeuropa). Si occupa di consulenza e formazione. Sviluppa un metodo di formazione, denominato S.P.E.S., per intervenire  sull’ecosistema della comunicazione nei gruppi e nelle organizzazioni.

In particolare studia le applicazioni della narratologia e dello storytelling nella formazione e nella promozione sociale delle persone. Le sue esperienze con disoccupati, precari e studenti lo hanno portato a considerare l’approccio narrativo per la promozione sociale.

Nel 2014 fonda, con lo scrittore Alessio Biagi e il fotografo Andrea Pepe, la scuola di scrittura creativa e storytelling Freedom Writers.

Alcuni suoi testi sono stati tradotti in spagnolo e portoghese; uno studio sulla sua poesia, con un'ampia scelta di testi, è uscito nel numero 6 nella rivista Zibaldone dell'Università di Valencia.


Poetica

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La poesia di Gabriel Del Sarto, soprattutto per quanto riguarda I viali, è legata alla biografia dell'autore e in particolare al luogo della suo infanzia; facendo spesso rifermento a elementi del paesaggio locale: il cielo, il mare e i viali versiliesi.

Sin dagli esordi la sua poetica è caratterizzata da una forte modalità di riflessione poetica di Del Sarto che è capace di cogliere l’accensione del reale nella presenza-assenza del soggetto poetico rispetto al contesto, in una posizione anti-dialettica; esemplare, in questo senso,  l’incipit de I viali: “Radiosa, quest’ora, / e violenta di luce”, radiosa è l’ora nella sua violenza. [1]

Nella prima raccolta, le poesie riescono a dare il senso di una vita ordinaria autentica e piena: La capacità di cogliere questo valore senza deformare la capacità prosastica dell'io è la forza della poesia di Gabriel Del Sarto. Come ha scritto Maria Borio in una recensione critica pubblicata nel 2011 dalla casa editrice Transeuropa. [2]

In Sul vuoto, seconda raccolta poetica,  la sua poesia galleggia su un vuoto che si riempie di frammenti costituiti dai contatti basilari (familiari) che piano si innervano, creando il tessuto di un racconto anche se provvisorio. I toni si fanno più metallici, aderiscono al panorama più vasto e spaesante e si abbassano in maniera ancora più decisa, rispetto all’humus relazionale che dominava “I viali”. Ad esempio  troviamo: (“I tigli”, p. 11, vv. 10-12).

Questo aspetto della poetica di Del Sarto, presente nella seconda raccolta, è stato così descritto da Guglielmin[3]: “Una sospensione metafisica, vissuta stando dentro un’auto, spesso, o nel «tiepido limbo» di una stanza, grembi dai quali osservare il mondo, per cercare tracce capaci di sfidare l’attimo, che esile fugge anche in mezzo a segni familiari, d’apparente pienezza[4].”

Raccolte

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I Viali

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I Viali è la raccolta poetica di esordio di Gabriel Del Sarto. I protagonisti di questa composizione sono i viali di Ronchi, luoghi calmi e tranquilli, una realtà molto diversa dalla frenesia che si respira nella vicina Versilia. Qui si percepisce la vicinanza con qualcosa che accade ma che non arriva a mutare le cose, le azioni e le persone di quei luoghi lasciandone inalterata la loro essenza spoglia di qualsiasi costrutto artificioso. In questa raccolta spicca il suo io – sballottato, turbato, perplesso – resta il centro attorno a cui ricostruire il senso delle cose e a cui riportare una molteplicità di percezioni e fenomeni altrimenti disgregata.

Nei Viali, scrive Donnarumma[5], la vergogna della poesia si trasforma in umiltà, la pretesa di immediatezza in ricerca sincera; il linguaggio non è vergine, ma il possesso delle parole di una tradizione e della collettività gli garantiscono di essere intellegibile; la volontà comunicativa non mette i panni implausibili del vate ispirato o pop. Del Sarto scrive perché crede che la vita privata sia il luogo delle esperienze decisive, dei conflitti sostanziali, della ricerca di quello che conta.

Sul Vuoto

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La poesia di Del Sarto si conferma capace di cogliere dentro le pieghe di una vita qualsiasi un significato che vale per tutti. La novità è nei toni più maturi e nelle immagini attraversate  da un vuoto che entra in conflitto con la persistente fiducia del desiderio di stabilire legami e di proteggere i propri affetti, il poeta racconta la vita quotidiana nelle nostre periferie-mondo abitate da persone fragili che cercano faticosamente di costruire qualcosa in mezzo alla precarietà vissuta come elemento ormai normalizzato.

Il tema fondante nella seconda raccolta di Gabriel Del Sarto è proprio la relazione: dalla dimensione lineare del “viale”, di una strada che si allunga, partendo dalle proprie origini, siamo condotti ad una inedita vastità, infinita proprio perché non ancora esplorata: quella del vuoto.

Nel libro assistiamo ad una riflessione in merito alla natura del vuoto ma anche ad un viaggio in bilico sul filo teso dell’abisso.  In questo senso va letta anche la citazione in esergo di Emerson: “Non esiste, propriamente, la storia. Esiste soltanto la biografia[6].”  

Lungo la raccolta il vuoto, l’oggetto dell’indagine subisce un mutamento di segno. Nella prima e nella seconda sezione è presente un vuoto che nasce da dati sensibili, come un asfalto umido, un citofono grigio, i sacchetti della spesa o una folla di palazzi anonimi di una periferia. Il vuoto, poi, diventa freddo e onnipervasivo nel poemetto centrale, Meridiano Ovest, già uscito in precedenza in forma autonoma con una importante prefazione di Massimo Gezzi. Nella quarta sezione appare la possibilità di un dialogo autentico anche se minacciato e fragile, che può spezzare, almeno momentaneamente, la solitudine. Si arriva così alla quinta sezione, una delle più tese.  Tornano le figure degli affetti, la moglie e i figli, ma tutto accadde nel vuoto delle periferie, un vuoto che è, a questo punto del libro, percepito come alfa e omega, coincidenza della fine e del nuovo inizio, morte e creazione insieme. Ascoltare la complessità della vita affettiva, i suoi abissi e le sue ricchezze, è la tappa del viaggio che in questa sezione viene raccontata. L'ultima sezione, secondo uno schema caro all'autore, è costituita da una sola poesia che chiude la raccolta e la storia. In questa poesia, intitolata non a caso Il senso, l'autore parte dal dialogo con i morti e le loro storie (in questo caso una nonna) per definire i limiti della sua riflessione sul vuoto e allo stesso tempo rilanciando, in un finale aperto, la possibilità che il vuoto dischiuda una futura pienezza anche se non conoscibile.

Sul vuoto è quindi  la ricognizione di un orizzonte mutato, anche concettualmente, a cui si giunge da coordinate precedentemente vissute ma ineluttabilmente perdute. La dimensione che il vuoto simbolicamente rappresenta illustra lo spaesamento del soggetto lirico che continua a cercare se stesso nelle micro-percezioni relazionali che lo hanno formato anche attraverso le inevitabili cadute. Per questo, nella riflessione che queste poesie sviluppano, il tempo è un motivo ossessivo: riconoscerne la cronologia sembra quasi un’illusione.  

La precarietà dei contatti è un altro tema che si intreccia profondamente alla riflessione filosofica legata al vuoto ed è nel resoconto di Del Sarto realizza i risultati più alti; è in quella condivisione spazio-temporale della presenza dell’altro che ci immette nel territorio della scelta e, inevitabilmente, dell’etica.

A parere di Claudi[7], il libro di Del Sarto può essere considerato secondo due qualità. La prima è nell’armatura del volume: cioè nell’idea forte, l'indagine sul significato e la presenza del vuoto, che sorregge l’intero volume; l’altra, di natura linguistica, si rivela nell’angolazione ‘lenta’ e soggettiva con cui Del Sarto restituisce un’immagine. Per descrivere questa modalità della scrittura di Del Sarto, Claudi[8] prende in esame “il piccolo affresco che apre il testo di Questa notte – a pagina 18. Si tratta di un’ambientazione notturna di un abbraccio protettivo fra giovani in uno spazio appartato – l’immagine di una reale esperienza dal basso (mentre uno stupendo tono interlocutorio risuona nel tuo orecchio).”

In questa raccolta, al contrario di quanto avviene ne I viali, il realismo dell’intimità non è più soltanto il luogo di conciliazione tra l’io e un campo di forze che ne contrastano il riconoscimento lirico.È inoltre, allontanata ogni possibilità di interpretare il senso biografico come unicum lirico. Si racconta, allora, l’esperienza quotidiana con un linguaggio medio e con una trama testuale che impedisce una condensazione privilegiata di senso in ogni singolo componimento: è sviluppata, infatti, una sorta di monologo narrativo in versi, intessuto di metallici richiami tonali tra le poesie e spesso costruito con un andamento che riproduce sequenze in “moviola”, “fotogrammi”, e che a tratti risulta dispersivo. L’«angelo smagrito Gabriel», alter ego dello scrittore, raccoglie la vita urbana e fluttua dall’accidentale all’universale, osservando il tempo della normalità e dell’abitudine.

Questa presenza della normalità, scrive Guglielmin[9] è forse “poca cosa ma grandemente moderna in una poesia che, pur sfiorando l'elogio del nido di matrice pascoliana, ha il coraggio di nominare anche quanto vede oltre il muro di nebbia, di attraversarlo, indagando il rumore della città grigia, delle professioni senza creatività, della famiglia in crisi, non indignandosi per le loro cause secolari, bensì stupendosi per la natura effimera eppure minacciosa che le caratterizza, contrapponendo a tutto ciò, senza gridarlo, i dettagli di luce salvifica che pur vi lampeggiano, come uno sguardo, un fiato che condensa, «l'odore acre e dolcissimo / dello spogliatoio» dopo una partita di calcio del figlio, lo stesso avvertito in giovinezza: è l'attimo degli affetti che consola, in una memoria carica di nostalgie, ma che non si piange addosso, offrendosi invece in una tenerezza disarmata che tutti vorremmo sciogliere un poco ogni tanto e condividere.”

La deriva del continente
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La deriva del continente è un poema collettivo, genere atipico nella tradizione letteraria italiana, scritto da sette poeti: Viola Amarelli, Simone Consorti, Elisa Davoglio, Gabriel Del Sarto, Francesca Genti, Marco Mantello e Albert Samson. Le loro sette voci danno vita a un continuo confronto in fieri.

La particolarità è rappresentata da un personaggio collettivo, Paterson, un «funzionario del Regno dei Mezzi» che, dopo la crisi della Lehman Brothers, vaga smarrito per un’Europa in declino, schiavo dei suoi ricordi. A dargli voce, ricostruendo la sua biografia sono i sette giovani compositori dell’opera.

Si tratta di un’opera incentrata sulla disgregazione europea analizzata più che dal punto di vista politico da quello economico. Nel corso del poema si riscontra una realtà istintiva e psicopatologica soggettiva, anche nella narrazione degli eventi storici vi è una sovrapposizione tra realtà storica e vissuto individuale.

Paterson è un Ulisse contemporaneo che nel suo viaggio attraversa tutte le esperienze dell’oggi.

Ha scritto Corsi: “Paterson: cognome diffusissimo quindi “uomo qualunque”, con una possibile suggestione Pater-son, padre-figlio, che potrebbe insinuare una scissione anch’essa economica-sociale tra il mondo offerto alle generazioni passate e a quelle correnti. L’apporto dei sette autori, ciascuno con la sua cifra è sempre significativo. Ma, continua Corsi, è proprio nella seconda metà ideale del libro, annichilente le pieghe di un vissuto che è non solo individuale ma anche continentale, che spiccano lo splendido cantabile di Viola Amarelli e il ciclo di liriche di Gabriel Del Sarto nella prova di Del Sarto invece si avverte una preponderanza di marmoreo e bianco, che è anche – per sinonimi ed estensione – “lapideo” e morte, con una polvere che pervade l’ambiente della narrazione poetica e sembra promanare dallo sbriciolamento della stessa architettura di una “company” (Marble Consulting Ltd.) che prima di tutto spira odore di scatola cinese e/o bolla speculativa. Ciò anche attraverso la non inusuale (ma qui sapiente) attenzione verso immagini caricaturali di un mondo aziendale che pretende di sostituirsi a quello reale.

Opere saggistiche

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Gabriel Del Sarto ha pubblicato numerose opere saggistiche. La prima, Narrazioni di narrazioni (con F. Batini, 2005, Erikson), introduce il concetto di orientamento narrativo e descrive una metodologia formativa fondata sul raccontare il proprio progetto di vita in un gruppo, applicando così il metodo narrativo all’orientamento. Il ruolo, le potenzialità e le tecniche operative di tale metodologia, che può essere applicata in tutte le fasi della vita, sono descritte anche con casi concreti.

Con Narrazione e invenzione (con  S. Giusti e F. Batini, 2007, Erickson) propone diverse modalità e approcci per utilizzare la scrittura e la lettura all'interno di scuole, corsi di scrittura creativa, laboratori di animazione socioculturale, percorsi di educazione interculturale e di orientamento attraverso la metodologia narrativa  e attraverso la pratica della lettura ad alta voce all'interno della famiglia e di gruppi informali. Il libro si fonda sull'idea che la lettura e la scrittura di testi creativi abbiano un forte valore educativo poiché contribuiscono allo sviluppo delle competenze trasversali o di quelle che vengono definite competenze per la vita (life skills), attraverso l'utilizzo consapevole del cosiddetto pensiero narrativo e di abilità ermeneutiche rispetto alla conoscenza di sé e degli altri, all'attribuzione di significato agli eventi e alla costruzione di senso. Il volume è articolato in due parti, "Pedagogie" e "Effetti di lettura e giochi di scrittura". Nella prima si toccano i principali problemi teorici e metodologici, dalla funzione della lettura ad alta voce per i bambini, sino al valore memoriale dell'autobiografia. La seconda parte del libro si rivolge direttamente al singolo lettore o scrittore che desideri migliorare le capacità comunicative e, grazie anche alle indicazioni di scrittori professionisti, intraprendere uno dei mestieri della lettura e della scrittura.

L'anno dopo pubblica Raccontare le competenze (con F. Batini, M. Perchiazzi, 2008, Transeuropa) che propone un lavoro sulle competenze attraverso i metodi narrativi.

Nel 2012 esce In un inizio di mattina, saggio sull'utilità delle storie nell'educazione (Transeuropa) che sintetizza suoi studi sull’uso della narrazione e dello storytelling nei contesti educativi e formativi (scuola, azienda, formazione professionale). le attività descritte coprono il campo dell’istruzione e della formazione con persone di ogni età: dagli adolescenti in formazione, alle fasce deboli fino agli adulti in difficoltà per la perdita del lavoro.

Bibliografia e sitografia

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Partecipazione ad antologie:

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  • Sesto Quaderno Italiano, Milano, Marcos y Marcos, 1998.
  • L’opera comune, Novara, Atelier Edizioni, 1999.
  • Poeti di vent’anni', Brunello (VA), La Stampa, 2000.
  • Nuovissima poesia Italiana, Milano, Mondadori, 2004.
  • Lavori di scavo, Roma, Rai Libro, 2005.
  • La deriva del continente, Massa, Transeuropa Edizioni, 2014.

Raccolte:

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  • I Viali, Novara, Atelier, 2003.
  • Meridiano Ovest, Massa, Transeuropa, 2008.
  • Sul Vuoto, Massa, Transeuropa, 2011.

Saggistica

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  • Narrazioni di narrazioni, Trento, Erickson, 2005.
  • Raccontare storie, Roma, Carocci, 2007.
  • Raccontare le competenze, Massa, Transeuropa, 2007.
  • I Sommersi e i Sopravvissuti, Massa, Transeuropa, 2008.
  • Oltre la linea d’ombra. Adolescenti fra scuola e azienda, Massa, Transeuropa, 2009.
  • In un inizio di Mattina. Saggio sull’utilità delle storie nell’educazione, Massa, Transeuropa, 2012.

Articoli e recensioni sulla poesia di Gabriel Del Sarto

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Gabriel Del Sarto (Biografia), su pordenonelegge.it. URL consultato il 2015.

  1. ^ Recensione a “Il Grande innocente”, di Martino Baldi, su gabrieldelsarto.com.
  2. ^ [M. Borio, 2013, recensione a Sul Vuoto, apparsa su Allegoria on line: http://www.allegoriaonline.it/index.php/component/content/article/75-64/495-gabriel-del-sarto-qsul-vuotoq.html Gabriel Del Sarto - "Sul vuoto"], su allegoriaonline.it.
  3. ^ Gabriel Del Sarto, su golfedombre.blogspot.com.
  4. ^ La recensione di Guglielmin, su gabrieldelsarto.com.
  5. ^ Recensione a Gabriel Del Sarto, "I viali" (Edizioni Atelier, 2003), su puntocritico2.wordpress.com.
  6. ^ La recensione di Maria Borio (Allegoria), su gabrieldelsarto.com.
  7. ^ GABRIEL DEL SARTO, Sul vuoto, Massa, Transeuropa 2011, pp. 78, su semicerchio.bytenet.it.
  8. ^ GABRIEL DEL SARTO, Sul vuoto, Massa, Transeuropa 2011, pp. 78, su semicerchio.bytenet.it.
  9. ^ Gabriel Del Sarto, su golfedombre.blogspot.com.