Per ragioni propriamente di superstizione, che si trasformarono ben presto in veri e propri pregiudizi di emarginazione nei confronti dei gruppi etnici diversi, e in questo caso nei confronti delle comunità ebraiche, dal XII secolo fino al Cinquecento prende forma l'infamante "accusa del sangue", in molti Paesi dell'Europa Occidentale. Secondo questa accusa, durante la Pasqua ebraica, la Pesach, gli ebrei facevano uso di rituali di crocefissione e cannibalismo uccidendo bambini cristiani per prelevarne il sangue, ed impastarlo al pane azzimo.

Tranne qualche notizia sporadica, per tutta l'antichità e fino al Medioevo inoltrato, non c'é traccia di simili accuse nei confronti degli ebrei. L'accusa del sangue é anche assente negli scritti dei teologi più accaniti e feroci antisemiti, come Agobardo da Lione (IX secolo) o Bernardo di Chiaravalle (1091-1153).

Il primo caso di "omicidio sospetto" si ebbe a Norwich nel 1144, quando alla vigilia di Pasqua venne ritrovato, in un bosco alla periferia della città, il cadavere martorizzato di William, un bambino cristiano di 12 anni. L'accusa da parte dei cristiani fu di rapimento e uccisione per mezzo della crocefissione a scopi rituali. In questo primo episodio, i rappresentanti della comunità ebraica evitarono il processo e la morte solo grazie all'aiuto del re, ma non fu affatto dimenticato: infatti più tardi, tra il 1150 e il 1155 il priore della Cattedrale di Norwich, mise per iscritto un ampio e dettagliato resoconto agiografico dell'accaduto, trasformandolo in un vero e proprio caso documentato di omicidio rituale, da molti considerato la fonte del mito dell'accusa del sangue.

Le accuse hanno come tema l'idea del rito della crocefissione come antirito della Pasqua cristiana, e l'uso del sangue dei bambini cristiani a scopi rituali, aveva per gli ebrei anche importanti proprietà medicinali o magiche. Se ingerito avrebbe curato l'epilessia, le emorragie da epistassi o da mestruazioni troppo abbondanti, e secondo una originale e delirante interpretazione del domenicano Rodolfo da Selestat, a frenare le dolorose e abbondanti mestruazioni dei maschi giudei, puniti in questo modo per la colpa diretta o indiretta dell'uccisione di Gesù. Il sangue veniva spesso essiccato o ridotto in polvere, e sempre secondo le accuse, veniva conservato e utilizzato per rimarginare le ferite del prepuzio dei bambini ebrei dopo la circoncisione. Secondo il frate Tommaso di Cantimpré (1202-1272), sempre per la colpa del deicidio, il sangue degli ebrei era inquinato, quindi si sarebbero serviti del sangue puro dei bambini cristiani per operare delle trasfusioni salvifiche.