Utente:Antiedipo/sandbox/2

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Fede e ragione modifica

La comparsa della filosofia, come autonoma riflessione, comporta una crescente differenziazione con la religione, da cui tende a rendersi indipendente. Dapprima la loro distinzione è più sfumata, perchè i concetti filosofici, quali l'archè ovvero il logos, sono ricavati dai miti delle antiche cosmogonie religiose; anche in questi casi, tuttavia, la filosofia assume l'aspetto di pensiero laico e critico, pur indagando sull'ambito del divino. Successivamente, in particolare con l'avvento del cristianesimo, sorge l'esigenza di conciliare filosofia e religione all'interno di un pensiero che aiuti lo spirito dell'uomo ad elevarsi, fino a trasformarsi in una sorta di misticismo. L'espressione di queste nuovo sentire filosofico religioso è il neoplatonismo di Plotino che rappresenta anche una via ascetica verso l'Uno.

In seguito, nell'Alto Medioevo, la stessa filosofia, dapprima sottoposta a pressanti attacchi da parte di alcuni Padri della Chiesa (ad es. Ireneo, o Tertulliano), che la accusano di essere pericolosa nei confronti della fede e di indurre al pericolo dell'eresia, sulla scorta della predicazione di San Paolo[1], assumerà sempre più le vesti della teologia, ovvero di un tentativo di pensare la divinità anche con gli strumenti della ragione, allo scopo di rinforzare la fede. La filosofia ancella della fede è la concezione rintracciabile in questi primi costruttivi rapporti tra filosofia e religione, ad es. in Clemente Alessandrino [2], e in tutta la cultura medioevale da Alberto Magno: «ad theologiam omnes aliae scientiae ancillantur» [3], fino a san Tommaso d'Aquino[4]. e san Bonaventura.

Tommaso d'Aquino dà una nuova sistemazione organica alla filosofia partendo dall'identificazione aristotelica con la metafisica: alla filosofia è innanzitutto assegnato il compito di dimostrare i praeambula della fede: occorre infatti la dimostrazione razionale dell'esistenza di Dio per accettarne le verità rivelate.

Chi vorrà contrastare questa confusione di ruoli sottolineerà, invece, come sia fondamento della filosofia la rinuncia ad avvalersi della Rivelazione, come strumento di elaborazione concettuale; la religione, al contrario, è sempre fondata su una Rivelazione.

Sia la religione che la filosofia sono necessariamente un'espressione storica; laddove tuttavia la verità rivelata aspira a una sua propria legittimazione metastorica (ovvero trascendente), la filosofia è philosophia perennis, una perpetua rimeditazione che rinnova continuamente le sue regole e i suoi concetti.

Per tutto il periodo medioevale la filosofia continua a camminare parallelamente con lo sviluppo del pensiero religioso, pur se alcuni autori, come Guglielmo d'Ockham, marcheranno l'esigenza di un'autonomia del pensiero nei confronti della religione, e la volontà di volgersi alla scoperta della verità senza l'ausilio della fede. Con il rinascimento questa tendenza si approfondisce e la filosofia si rivolgono all'uomo e alla natura iniziando il processo di allontamento nei confronti religione che caratterizzera l'era moderna. La visione teologica della natura viene messa in discussione da Telesio e con Galilei inizia lo sviluppo del metodo scientifico. Alcuni filosofi, come Campanella, dovettero subire l'Inquisizione alcuni, come Bruno moriro sul rogo. Lo sviluppo della formulazione esplicita del metodo scientifico, che non ammette alcuna influenza della religione; con l'illuminismo e in particolare con Kant, questa autonomia della ragione diviene un'acquisizione definitiva non solo nella pratica scientifica, ma anche negli aspetti più teoretici oggetto della "pura ragione"; un'acquisizione talmente radicale, da essere poi suggellata dalla celebre sentenza di Nietzsche, Dio è morto, che più che esprimere la fine della religione, sta a indicare un divorzio sentito ormai come irrevocabile, fra le vie della fede e quelle della speculazione filosofica.

Più volte nei secoli esponenti del pensiero cristiano, quali ad es. Tommaso d'Aquino, o anche documenti ufficiali della sede papale, si sono soffermati sul rapporto fra fede e ragione, per marcare il punto di vista cattolico, sulla risoluzione di questo rapporto; una recente enciclica, promanata da papa Giovanni Paolo II con il nome appunto di Fides et Ratio, ha riproposto la dottrina della Chiesa su questo punto.

L'enciclica presenta lo spirito dell'uomo come compreso tra due ali che sono appunto la fede e la ragione. Mancando un sola delle due non si può spiccare il volo alla ricerca della verità. Nessuna fede può essere accettata se prima non è pensata dall'intelletto: Dio si rivela all'intelligenza, dà spiegazione intellegibile del suo amore. L'amore di Dio è oggetto di Rivelazione e quindi comunicato all'uomo che la conoscerà tramite la sua razionalità.[5].

Questo punto di vista, provieniente non da un filosofo, ma dal sovrano esponente della Chiesa Cattolica, non è tuttavia ampiamente condiviso, all'interno di una comunità filosofica internazionale in cui, sia pure nel dibattito fra credenti e non credenti, il problema del rapporto fra fede e ragione si pone piuttosto, come nell'ottica del pensiero debole, della filosofia analitica, del costruttivismo di Deleuze o del decostruzionismo di Derrida, come la necessità per la ragione di affrontare piuttosto una decostruzione critica dei suoi presupposti e meccanismi, in modo da ritrovare la sua autonomia da ogni ideologia e da ogni autorità, compreso quella rappresentata dalla fede; la ragione non appare più quindi in grado di offrire verità forti e sistematiche, ma denuncia tutti gli usi ambigui e inadeguati del linguaggio, e della ragione stessa, cercando di definire in modo più preciso limiti e possibilità dell'indagine razionale; accanto a questi percorsi, alla fede viene riconosciuto, come in Derrida stesso, il ruolo di custode di un rapporto individuale, segreto, con la sacralità. Diversamente, il punto di vista della Chiesa, e la necessità di conciliare la fede con la ragione, si avverte sempre più fortemente, com'era avvenuto ai tempi delle prime scoperte scientifiche, con riguardo a quelle evoluzioni scientifiche che mettono l'uomo in condizione di operare scelte autonome e personali sui fondamenti biologici della sua vita e di quella di altri.

Il nuovo terreno di scontro, o di possibile incontro, fra fede e ragione, è oggi quindi rappresentato dalla bioetica, su temi come quello del principio della vita (la fecondazione artificiale, l'aborto, la ricerca sugli embrioni) e della fine della vita (l'eutanasia, i trapianti, etc.).

Note modifica

  1. ^ Dice San Paolo: «Badate a non farvi ingannare con la filosofia» Paolo, in Colossesi, 8
  2. ^ Clemente Alessandrino, Stromata, I, 5
  3. ^ Alberto Magno, Summa Theologiae, I, VI, I, 6
  4. ^ «Pensiero e ragione si possono conciliare, anzi, la ragione serve agli esseri umani per interrogarsi anche su alcuni enigmi di fede. Lo scopo della fede e della ragione è lo stesso, se poi la ragione si trova in contrasto con la fede deve cedere a questa» (San Tommaso, Summa contra gentiles)
  5. ^ Vedi testo integrale dell'enciclica Fides et Ratio