Utente:Campus27/Crataegus grignonensis
Crataegus x grignonensis | |
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Classificazione scientifica | |
Regno | Plantae |
Ordine | Rosales |
Famiglia | Rosaceae |
Genere | Crataegus |
Specie | Crataegus x grignonensis |
Il Crataegus x grignonensis, chiamato anche grignoniensis, è un biancospino ibrido comunemente noto come "biancospino Grignon". L'ibrido nasce tra l'unione del Crataegus crus-galli e Crataegus pubescens.[1] La pianta resiste alla siccità e si presenta come un piccolo albero ornamentale che può arrivare fino ai 5 metri di altezza e i suoi frutti sono di colore rosso intenso che contengono uno o due pireni.[2][3] I suoi fiori di colore bianco sono visibili durante i mesi di aprile e maggio,[4][5] mentre i frutti restano fino alla fine dell'inverno.[6]
Storia
modificaUna piantina atipica di Crataegus mexicana (a cui spesso ci si riferisce con il nome illegittimo Crataegus pubescens) apparve nel 1873 in Francia, tra le piante coltivate all'Arboretum de Grignon.[2] Si ritiene che il genitore fosse Crataegus monogyna. Il binomio latino Crataegus × grignonensis (o l'equivalentemente Crataegus grignonensis ) fu pubblicato nel 1890 da Pierre Mouillefert, un professore di silvicoltura presso l'École nationale d'Agriculture de Grignon.[7]
Note
modifica- ^ Crataegus x grignonensis,, su Vivai Guagno. URL consultato il 5 novembre 2021.
- ^ a b J.B. Phipps, R.J. O’Kennon e R.W. Lance, Hawthorns and medlars, Cambridge, U.K., Royal Horticultural Society, 2003, ISBN 0881925918.
- ^ Crataegus x grignonensis, su Piante da Pastura. URL consultato il 5 novembre 2021.
- ^ CRATAEGUS GRIGNONENSIS ZOLLA, su Vivai Marche. URL consultato il 5 novembre 2021.
- ^ Innocenti & Mangoni, CRATAEGUS X GRIGNONENSIS, su innocentiemangonipiante.it. URL consultato il 5 novembre 2021.
- ^ Crataegus X grignonensis, su Azienda Agricola Maurizio Feletig. URL consultato il 5 novembre 2021.
- ^ Kaiserlich-Königliche Gartenbau-Gesellschaft in Wien. e Kaiserlich-Königliche Gartenbau-Gesellschaft in Wien, Wiener illustrirte Garten-Zeitung., vol. 15, W. Frick., 1890. URL consultato il 5 novembre 2021.