Utente:Cavalieracchioni/Sandbox

Adriano Acchioni, bersagliere paracadutista nel Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.) durante la Seconda Guerra mondiale, Cavaliere della Repubblica e Maestro del Lavoro, è nato a Velletri (Roma) il 20 marzo 1923, figlio del carabiniere Ludovico Acchioni, medaglia al valore dell’Ordine di Vittorio Veneto, e della reatina Onorina Piacentini, nel periodo della prima infanzia si trasferì a Rieti, nel quartiere di Porta d’Arce, con i genitori e i suoi sei fratelli. Da fanciullo dimostrò buone attitudini al lavoro e al sacrificio. Sul finire degli anni Venti era solito aiutare la famiglia nella raccolta delle ginestre, utilizzate durante il periodo della potatura proprio a Velletri, dove la sua famiglia continuava a possedere dei vigneti. All’uscita della scuola spesso si adoperava per compiere piccoli servizi, prima di tornare alla sua abitazione. Terminata l’istruzione elementare entrò a lavorare nella bottega “Cicli Paolucci”, sita in via degli Orti, nel quartiere Borgo, dove imparò a eseguire le riparazioni di quello che resterà sempre il suo mezzo di locomozione preferito. A 16 anni, nel 1939, come risulta da una carta del lavoro tedesca, migrò a Berlino dove lavorò come meccanico alla Mercedes Benz.

La guerra di liberazione italiana – il contesto storico

Il richiamo della patria lo fece tornare per arruolarsi durante la Seconda guerra mondiale e dopo l’armistizio fu bersagliere paracadutista col grado di caporal maggiore nel 184esimo Reggimento della divisione Nembo di stanza in Sardegna. Ha combattuto nel Corpo Italiano di Liberazione, impiegato al fianco degli Alleati fino al settembre 1944, partecipando a numerose imprese soprattutto sul fronte adriatico, dove il C.I.L. era alle dipendenze della settima Armata britannica. Dall'8 giugno il Corpo Italiano di Liberazione iniziò l'offensiva che porterà alla conquista di Filetto, Canosa Sannita, Guardiagrele, Orsogna e Bucchianico (con gli alpini e i bersaglieri) mentre i paracadutisti raggiungevano Chieti e la costa adriatica. Nell'estate del '44 il C.I.L., comandato dal generale Umberto Utili, si distinse nella battaglia per la riconquista di Ancona combattendo al fianco dell'armata polacca. La divisione paracadutisti "Nembo” liberò la cittadina di Filottrano eliminando il caposaldo tedesco e favorendo la conquista del porto di Ancona da parte degli Alleati. La battaglia di Filottrano fu una tappa importante della guerra di liberazione italiana, e vide unità del II Corpo Polacco e il 183° Reggimento paracadutisti “Nembo”, che da lì a poco sarebbe confluito nel Gruppo di combattimento “Folgore”, contrapposti alla 71 e 278 infanterie-division tedesche facenti parte della 10a Armee, con il paese di Filottrano punto di cerniera tra le due divisioni tedesche che avevano l'ordine di tenere Ancona quanto più a lungo possibile, senza farsi colpire in forma distruttiva. Prologo alla battaglia fu la fucilazione da parte tedesca di dieci cittadini di Filottrano in risposta ad un non meglio precisato attacco a colpi d'arma da fuoco ad un autocarro tedesco del 30 giugno.

I ricordi di Adriano Acchioni

Nelle memorie che ha sempre condiviso con i suoi cari, Adriano ricordava sempre che le battaglie più cruente furono quelle per la liberazione di Ancona, anticipata dagli scontri di Filottrano, avvenuti tra il 30 giugno e il 9 luglio 1944. Proprio in quei giorni cadde il suo compagno d’armi e concittadino Oreste Di Fazio.

Nell’aspro combattimento di Filottrano la divisione Nembo subì gravi perdite. Fu una lotta garibaldina, spregiudicata, tutta d’impeto e passione. Un fatto militare di grande importanza anche per i suoi risvolti politici: prima della battaglia di Filottrano, infatti, gli alleati non avevano mai affidato compiti operativi di prestigio alle unità combattenti dell’Italia cobelligerante: era un prezzo politico che i militari dovevano pagare. Per eccezione, solo a Filottrano, per il concorso di una serie di circostanze, il Corpo Italiano di Liberazione divenne protagonista e accelerò con la sua azione determinante la liberazione di Ancona.

In particolare, il caporal maggiore Acchioni fu protagonista nella notte tra il 7 e l’8 luglio con il suo XIII battaglione di una delle azioni chiave per le sorti del combattimento. Non avendo esatta cognizione del posizionamento delle forze nemiche che si opponevano all’operazione, si spinse in avanti con il plotone esploratori, il quale incuneatosi audacemente tra le linee tedesche a Ovest di Filottrano, vi portò lo scompiglio tagliando i fili delle comunicazioni dell’esercito occupante. Al suo rientro, all’alba, il plotone fornì informazioni preziose per l’attacco che sarebbe stato condotto di lì a poco su quello stesso terreno. L’8 luglio fu il giorno più infuocato e determinante per la battaglia, in cui la reazione tedesca all’attacco mise in crisi le truppe di paracadutisti, tanto da indurre gli inglesi a proporre l’intervento dei bombardieri su Filottrano. Il comandante del C.I.L. Umberto Utili si consultò con il comandante della Nembo Giorgio Morigi, il quale oppose subito un netto rifiuto, consapevole che nei rifugi sotterranei della città viveva buona parte della popolazione e quindi un attacco aereo avrebbe causato gravi perdite tra i civili. Fu così che si organizzò un contrattacco, ma anche questo non andò a buon fine. Intanto era giunto ai tedeschi l'ordine di abbandonare quel tratto del fronte a partire dalle 22.30. Infatti durante la notte i tedeschi iniziarono la ritirata da Filottrano.

All’alba del 9 luglio il XIII battaglione concluse così le ostilità, spingendosi risolutamente in avanti per fugare le ultime retroguardie tedesche nella zona del cimitero, dove Acchioni rimase ferito al volto da una scheggia in seguito allo scoppio di una granata. Il plotone esploratori di cui era membro Acchioni entrò a Filottrano per primo e, constatato che non c’erano più tedeschi, espose il tricolore per segnalare che la città era finalmente libera.

Rientrato a Rieti, Acchioni lavorò per un breve periodo alle officine aeronautiche ORLA come meccanico per l’assemblaggio di parti in legno di aerei militari. In seguito fu occupato in una piccola impresa di manufatti in cemento a Porta d’Arce assieme a un fratello, realizzando tubi per condutture e complementi di arredo per giardini. La sua passione per la meccanica di precisione lo portò definitivamente a lavorare nella storica azienda reatina SNIA Viscosa, dove fu addetto alla manutenzione delle macchine per la filatura, che, magistralmente gestì affinché funzionassero a pieno regime, 24 ore su 24. Prestò la sua opera presso la Snia fino al 1981, lasciando nell’azienda la sua impronta e ottenendo il riconoscimento della medaglia d’oro al XVII concorso per la fedeltà al lavoro: decorazione rilasciata dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Rieti, il 26 maggio 1979, a firma del presidente Pietro Rinaldi in virtù del suo trentennale servizio. Per questo fu decorato anche della stella al merito del lavoro, destinata a premiare lavoratori che si siano segnalati per singolari meriti ed attribuita su proposta del Ministro del Lavoro Tiziano Treu il 1° maggio 1995, a firma dell’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (iscrizione al Registro dei decorati al numero 35128).

Riconoscimenti:

- Croce di Combattente d’Europa conferita dalla “Confederation Europeenne des Anciens Combattants” a Parigi, il 30 ottobre 1989 a firma del presidente Jaques Kosciusko Morizet;

- Cittadinanza onoraria del Comune di Legnano (Milano), rilasciata il 18 aprile 1988 a firma del sindaco Piero Cattaneo;

- Cittadinanza onoraria del Comune di Jesi (Ancona) rilasciata il 18 novembre 1994 a firma del sindaco Marco Polita;

- Cittadinanza onoraria del Comune di Cingoli (Macerata), rilasciata il 13 luglio 1986 a firma del sindaco Gilberto Giorgi;

- Cittadinanza onoraria del Comune di Filottrano (Ancona), rilasciata il 12 luglio 1981 a firma del sindaco Dario Pasquini;

- Cittadinanze onorarie dei Comuni di Rocchetta Volturno (Isernia) e San Prospero sulla Secchia (Modena), attestato di riconoscenza del Comune di Livorno;

- Socio benemerito dell’Associazione Nazionale Combattenti della Guerra di Liberazione (attestato rilasciato a firma del presidente nazionale Generale di Corpo d’Armata Luigi Poli).

- Benemerito Nembo, onorificenza consegnata a Macerata nel 1986.

Onorificenze:

CAVALIERE DELLA REPUBBLICA: il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, allora capo dell’ordine al merito della Repubblica, in considerazione di particolari benemerenze, sentita la giunta dell’ordine e su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, ha dato disposizione per l’iscrizione nell’elenco dei cavalieri nazionale, al n° 29915, serie IV in virtù del decreto firmato a Roma il 2 giugno 1989; STELLA AL MERITO DEL LAVORO: decorazione destinata a premiare lavoratori che si siano segnalati per singolari meriti è stata attribuita su proposta del Ministro del Lavoro Treu il 1° maggio 1995, a firma dell’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (iscrizione al Registro dei decorati al numero 35128); MEDAGLIA D’ORO AL XVII CONCORSO PER LA FEDELTA’ AL LAVORO: decorazione rilasciata dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Rieti, il 26 maggio 1979, a firma del presidente Pietro Rinaldi a seguito del trentennale servizio in qualità di responsabile della manutenzione dell’impresa Snia Viscosa di Rieti.