Utente:Daniele Caocci/Fargo: una serie noir

Fargo: una serie noir

modifica

La prima stagione di Fargo rimane coerente, da un punto di vista estetico e tematico, con il film dei fratelli Coen: predominano scelte stilistiche come l'enfasi sul colore bianco del paesaggio innevato al centro dell'ambientazione, la musica malinconica, il ritmo lento e le conversazioni quotidiane e apparentemente insignificanti. Ma la serie televisiva, anche nelle stagioni `successive, estende il contenuto del film in tre punti principali: un genere noir "redentore"[1], la nozione di comunità e un ritorno alla moralità dell’eroismo classico.[2]

Prima stagione

modifica

Fargo, sia il film che la serie, si inserisce nel neo-noir, ma sconvolgendo una sua caratteristica, il pessimismo esistenziale. In Fargo c’è il Bene e il Male e la linea che li separa è così chiara da non creare un contrasto. È in questo senso che emerge la nozione classica di comunità: la serie conserva il riflesso morale e sociale del suo antecedente filmico, "quel mix tra barbarie e pantomima"[3] che già era presente nel film. Fargo pone il senso comune dell’America profonda, la bontà della gente normale che con i propri legami affettivi e complicità morale vuole sopravvivere nella comunità.[3]

E così come nel poster del seminterrato di Lester Nygaard, il pesce nuota controcorrente, anche la serie stessa si comporta in tal modo rispetto all’anti-eroismo, del quale l’ambiente televisivo contemporaneo ne ha una fatta una delle sue caratteristiche. Lo fa per rivendicare l’eroismo dell’uomo buono, per la vittoria del Bene. “Perché il bene vince; la chiave è quante vittime il male lascia sulla strada per la sconfitta”.[4]

Seconda stagione

modifica

Nella seconda stagione Fargo mantiene quel linguaggio che si pone tra la commedia nera e il noir in senso stretto, con i suoi dialoghi bizzarri e assurdi, accompagnati da una "regia chirurgica" e una "limpida fotografia", che esalta il paesaggio innevato[5]. Ma, rispetto alla prima stagione, si rifà anche al generi western e ai film bellici. Come personaggi non troviamo solo guardie e ladri, ma dei veri soldati che combattono a Luverne durante l’inverno del ‘79. In Fargo gli outsider sono in rivoluzione: Peggy e le donne della famiglia mafiosa dei Gerhardt fanno una rivoluzione contro il patriarcato, mentre la guerra fra banda fa emergere gli antieroi Mike Milligan e Hanzee Dent.[6]

E così anche nella seconda stagione, lo humor nero e l’assurdo si intrecciano col noir e lo splatter, regalando momenti di sadica suspense.[5]

Terza stagione

modifica

Anche nella terza stagione di Fargo, regna l’anima noir della serie che attinge ai suoi antecedenti filmici, e lo vediamo già dal primo episodio, diretto dallo stesso autore Noah Hawley, che crea un mix tra rigore formale e audacia compositiva.[7]

Uno dei punti di forza di questa terza stagione è il doppio ruolo interpretato da Ewan Mcgregor, che porta nella serie una delle caratteristiche del giallo, la fragile bipartizione tra gemello buono e gemello cattivo, e la riflessione sul tema del doppio.[7]

Troviamo inoltre una femme fatale autoritaria e ingegnosa, Nikki, versione contemporanea della Peggy della prima stagione; e la figura del poliziotto, che nei film noir classici incarna lo spettatore in cerca di risposte.[7]

Così come le prime due stagioni, la trama di Fargo è guidata dalla casualità, da un caos organizzato dove il tempismo e l’imprevisto sono cruciali per un personaggio dalla psicologia complessa, il rappresentante delle forze dell’ordine, per arrivare alla verità. Ciò che lega questa terza stagione alle precedenti sono la riflessione per le dinamiche familiari, il rapporto tra cittadino e autorità e l’inarrestabile fato.[7]

  1. ^ Alberto Nahum García Martínez, “Relato fílmico frente a relato serial. Los casos de Fargo y Hannibal”, in Cine y series. La promiscuidad infinita (eds. Alberto Nahum García Martínez y María J. Ortiz), Comunicación Social, Sevilla, 2018.
  2. ^ Alberto Nahum García Martínez, op. cit., pp. 7-8.
  3. ^ a b Alberto Nahum García Martínez, op. cit., p. 8.
  4. ^ Alberto Nahum García Martínez, op. cit., p. 9.
  5. ^ a b Martina Cancellieri, "RomaFF10 – “Fargo”: la 2nda stagione della serie noir ispirata ai Coen", L'inquilina del terzo piano, 21 Ottobre 2015, https://inquilinadelterzopiano.wordpress.com/2015/10/21/romaff10-fargo-la-2nda-stagione-della-serie-noir-ispirata-ai-coen/
  6. ^ Sara Mazzoni, "Fargo – Stagione 2: la recensione, Tra commedia, noir e western ritroviamo il cinema dei fratelli Coen nella serie FX", Cinema errante, 22 Dicembre 2015, http://www.cinemaerrante.com/2015/12/22/fargo-stagione-2-la-recensione/
  7. ^ a b c d Eva Cabras, "Perché Fargo 3 è la migliore serie tv noir in circolazione", Dailybest, 28 Aprile 2017, https://www.dailybest.it/tv-cinema/fargo-noir-ewan-mcgregor/

Bibliografia

modifica

Alberto Nahum García Martínez, “Relato fílmico frente a relato serial. Los casos de Fargo y Hannibal”, in Cine y series. La promiscuidad infinita (eds. Alberto Nahum García Martínez y María J. Ortiz), Comunicación Social, Sevilla, 2018.

Voci correlate

modifica

Collegamenti esterni

modifica