Utente:DedaloNur/Sandbox15

Le ceramiche di Mont'e Prama modifica

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La datazione dei frammenti ceramici rinvenuti nella necropoli di Mont'e Prama è controversa a causa della generale difficoltà nel distinguere il vasellame appartenente all'Età del bronzo finale da quello dell'Età del ferro nuragica. Infatti nei pozzi sacri, megara, santuari e grotte sacre, sono compresenti tanto i reperti del periodo della fondazione (1350 - 1200 a.C.), quanto quelli del Bronzo finale (1200 - 950 a.C.) che inquinano gli strati dell'Età del ferro.[1]

Tuttavia nei recenti scavi effettuati nel 2014-2015, è confermata la tendenza al rialzo della Necropoli ad almeno il 1250 a.C. circa per via del sempre più cospicuo rinvenimento di tazze appartenenti alla produzione caratteristica del Bronzo recente Nuragico inserite nei pozzetti funerari più semplici, pertanto appartenenti al rituale funerario più antico.[2]

Secondo l'archeologo Giovanni Ugas, un vaso miniaturistico rinvenuto presso una delle tombe più antiche del settore scavato dall'archeologo Alessandro Bedini e a sua volta costituente la parte più antica della necropoli, è raffrontabile con un'altra miniatura proveniente dal santuario di Santa Vittoria di Serri e datato all'VIII secolo a.C.[3]

Tale raffronto è stato criticato da altri studiosi in quanto il vasetto di Santa Vittoria presenta anse ad X, mentre la miniatura di Mont'e Prama presenta anse a bastoncello trovando migliori confronti con numerosi altri esemplari del Sinis e di Cabras, sia da località sconosciuta, sia da contesti scientificamente indagati come la grotta santuario Su Pirosu Benatzu a Santadi, del nuraghe Sianeddu (Sinis di Cabras), il pozzo sacro di Cuccuru S'Arriu (Prima Fase) a Cabras e della tomba dei giganti di Sa Gora'e sa Scafa (Cabras); tali contesti, ed i loro vasi miniaturistici sono databili al Bronzo recente.[4][5]

Sia gli scodelloni carenati che gli scodelloni a labbro convesso rinvenuti nella parte di necropoli scavata dall'archeologo Carlo Tronchetti, ritenuta meno antica della porzione scavata da Alessandro Bedini, possono appartenere tanto al Bronzo finale che alla prima Età del ferro.[6] L'archeologo Giovanni Ugas pur riconoscendo al Bronzo finale l'inizio di tale produzione vascolare, ritiene preferibile datare i manufatti di Monte Prama all'Età del ferro.

Di opposto avviso è l'archeologo Vincenzo Santoni per il quale l'insieme delle ceramiche ritrovate a Mont'e Prama trova sicuri riscontri in numerosi altri abitati nuragici del Sinis e di Cabras (Nieddu, Crichidoris, Muras, Riu Urchi), presso depositi votivi (di Corrighias e di Sianeddu), in recenti rinvenimenti presso Tharros ad opera dell'archeologo Enrico Acquaro, presso il nuraghe Cobulas di Milis, tutti databili al Bronzo finale[7]. Sia per Ugas che per Santoni le ceramiche di Mont'e Prama trovano preciso confronto nei reperti fittili nuragici rinvenuti presso il castello di Lipari, un sito già frequentato dai Nuragici durante il c.d Ausonio I nel Bronzo recente[8] ma che, per quanto riguarda le forme vascolari, presenta più puntuali paragoni col sito di Monte Prama nella fase del c.d Ausonio II del Bronzo finale.[9]

Nei recenti scavi effettuati nel 2014-2015, è confermata la tendenza al rialzo delle datazioni delle tombe a pozzo semplice ad almeno la fine del Bronzo Recente (1250 a.C. circa):

  • ceramica tipica di tale periodo è stata rinvenuta nel pozzetto B/2014 con stringenti confronti nell'insediamento di Brancu Maduli, e soprattutto nei silos de Sa Osa (Cabras); una tazza troncoconica del pieno Bronzo Recente (1300 a.C. circa), con paragoni nei Nuraghi Nolza e Nuracraba.[10]
  • La tazza monoansata della tomba T del settore “Bedini” trova raffronti stringenti con materiali rinvenuti nei contesti del Bronzo Recente dell’areale oristanese, come il nuraghe Nuracraba o del Rimedio – Oristano, lo strato inferiore del pozzo di Cuccuru ‘e is Arrius, il pozzo N di Sa Osa e la fonte Mitza Pidighi-Solarussa.
  • identici paragoni sono proposti per una tazza simile ritrovata nella tomba E/2014 di Mont’e Prama, con orlo verticale rettilineo, carena arrotondata, vasca leggermente convessa e presa a linguetta bilobata.[2]
  • un altro esemplare di ceramica nuragica del Bronzo Recente fu rinvenuta nel pozzetto W/2018, individuato nel terreno a Nord della Confraternita del Rosario a circa 6 metri dalla recinzione 58. Esattamente come nelle tombe J e T , il vaso è stato rinvenuto sotto i resti scheletrici, schiacciato sul fondo del pozzetto ma quasi perfettamente ricomponibile, con l’orlo verso l’alto. Il recipiente presenta forma, trattamento delle superfici e colore tipici dell’età del Bronzo Recente: i raffronti più prossimi si trovano nel pozzo N di Sa Osa 62, nel nuraghe Nuracraba e nella fonte Mitza Pidighi.[2]
 
Modello in arenaria di nuraghe quadrilobato, da Mont'e Prama.
  1. ^ Peroni (1997), p. 440.
  2. ^ a b c ALESSANDRO USAI–ALFREDO CARANNANTE, SILVIA VIDILI e CARLA DEL VAIS, NUOVI DATI E NUOVE OSSERVAZIONI SUL COMPLESSO DI MONT’E PRAMA, (SCAVI 2015-2016), in Quaderni della Soprintendenza, n. 29, 2018.
  3. ^ Bedini-Tronchetti-Ugas-Zucca (2012), p. 266
  4. ^ Santoni (2008), p. 570
  5. ^ L.Usai (1995)
  6. ^ Bedini-Tronchetti-Ugas-Zucca (2012), p. 269.
  7. ^ Santoni (2008), p. 607.
  8. ^ Campus-Leonelli (2012-A), p. 142.
  9. ^ Campus-Leonelli (2012-A), p. 122.
  10. ^ Usai (2015), p.89.