Il signor Delamarne nasce in un paese casuale circa nel 1983, commette atti impuri fin dai sui primissimi anni, pur senza saper ancora parlare, arte che imparerà verso i tre anni e mezzo quattro. Compie i suoi primi studi in un asilo dove viene guardato da tutti con rispetto per via della sua eleganza e correttezza nei giochi, sia individuali che di società, proposti dalla sua prima insegnante (la maestra Pina, di cui serba un ricordo davvero bello); il suo atteggiamento gli avvale il soprannome di “soldatino”. Lo porterà dietro fino all’estate del 1989. Un giorno dello stesso anno, però a metà settembre, il piccolo signor Delamarne viene costretto ad indossare una atipica tunica blu oltremare e trascinato in un edificio pacchiano dalla madre naturale sotto l’occhio maligno dei vicini di casa che lo facevano un così bravo ragazzino. Ma non se ne rammaricò, erano il suo primo pubblico. Frequentò regolarmente le elementari imparando piccole nozioni, semplici e alla portata del suo conosciuto, elaborando teorie personali di non pacata radicalità che lo portarono un dì, in quinta elementare, al motivo che lo convinse che scrivere era nel suo vivere e che non se ne discuteva, punto. Le sue parole a riguardo: -ricordo che la maestra volle che noi della 5°A scrivessimo un tema sulla guerra, ci preparammo e cominciammo; io ero molto preso e avevo diverse idee, ricordo anche che consigliai una o due frasi ad un mio compagno, comunque, consegnai il mio tema fra i primi, mi avvicinai alla cattedra e lo porsi alla mia insegnante che fino ad allora era da me temuta e rispettata; comunque, lei lesse modificando le proprie espressioni facciali gradualmente passando dallo sconforto alla repulsione mentre io indietreggiavo, mi facevo sempre più vicino con le spalle alla parete fredda e bianca di quell’aula umida, tetra, teatro della mia verità, abitacolo di rivincita, si girò nei miei confronti, urlò: imbecille! e mi schiaffeggiò. Lesse il mio tema ad alta voce ed io ne sorrisi, era la prima volta che terzi leggevano un mio componimento, faceva un bell’effetto; ringraziai i presenti alunni e ricevetti ulteriori ceffoni. Non compresi. La suddetta insegnante non si capacitava della mia tranquillità e non-comprensione dell’accaduto e mi trascinò in un’altra classe dove dovetti leggere personalmente il mio tema, cosa che feci con entusiasmo, il mio primo simposio, la mia prima grande uscita davanti il grande pubblico; naturalmente venni punito per quello che lessi, picchiato davanti gente che non conoscevo a dieci anni di vita, un ragazzino. Poi capì. Il mio tema (a differenza dei componimenti dei miei compagni che non erano nient’altro che pensierini monosillabici del tipo: la guerra è brutta/ la pace è stupenda…ecc.ecc.) parlava della possibilità di costruire un’arma di dimensioni esorbitanti per uccidere chiunque facesse o volesse solo accennare al concetto di guerra in modo tale da eliminare chi propone la guerra e poche storie. Se vuoi la guerra devi morire così stiamo pari. Questo il succo del mio tema: l’insegnante disse che ero cattivo, il male. Io francamente neanche me la presi. Dalla direttrice dissi che il mio scritto doveva essere giudicato per la sintassi e per l’attinenza al tema, giammai per la mia visione, comunque attinente (mi ripeterò, era un compito contro la guerra). E cadde la linea. Dopo tale avvenimento il signor Delamarne non ha mai più continuato gli studi ed ha cominciato un viaggio surreale leggendo e basta libri di vario genere, c’è chi dice di aver visto due o tre suoi disegni, c’è chi dice che potrebbe ripetere il suo sapore con semplici spezie reperibili in un qualsiasi supermercato. Ma ciò che si ha di più concreto riguardante i suoi capelli è che un uomo, grossomodo identico al signor Delamarne, stia trascurando la propria acconciatura proprio come il suo pseudo-gemello (per così dire), e proprio in questi giorni. Sappiamo che è molto bello, ma lo sappiamo solo grazie ad un altro messaggio che lui stesso ha lasciato nella segreteria di una rivista chic dell’epoca. La telefonata diceva: “sono bellissimo, sono Delamarne.” La redazione della rivista non conoscendo affatto chi fosse tale individuo ha immediatamente contattato la polizia che ha tenuto segrete le parole del bel Delamarne fino a quando, lo stesso, non ha richiamato chiedendo scusa per l’accaduto. Di lui abbiamo conoscenza solo tramite chiamate telefoniche che effettua dai posti più disparati a numeri a caso parlando di se alternando linguaggi in codice ancora non decifrati e porzioni di italiano del tutto discutibili, il che spiega la nostra parziale conoscenza di costui. La nostra equipe sta ricostruendo la sua vita in base a queste telefonate, e con questo vorremmo ringraziare chiunque ci tiene aggiornati su tali comunicazioni, con maggior trasporto nei confronti del comune di Forlì. Grazie.

L’equipe tutta.

dal 2014 il signor delamarne si è ritirato a vita vera. nessuno ne sente la mancanza e nessuno sa dove sia. qualcuno lo cerca a Marseille inutilmente per via della scritta comparsa la notte del 1 agosto 2012 in rue docteur escat che recita: delamarne un cazzo.