Analisi modifica

La prima stagione di Fargo rimane coerente con il film dei fratelli Coen da un punto di vista estetico e tematico: predominano scelte stilistiche come l'enfasi sul colore bianco del paesaggio innevato al centro dell'ambientazione, la musica malinconica, il ritmo lento e le conversazioni apparentemente insignificanti. Secondo Alberto Nahum García, anche le stagioni successive della serie esplorano le tematiche del film originale da tre punti di vista: il suo approccio peculiare al genere noir, incentrato sul tema della redenzione[1] la celebrazione dell'idea di comunità e il ritorno alla moralità dell’eroismo classico.[2] Tanto il film quanto la serie si inseriscono quindi nel genere del neo-noir ma sconvolgendone una caratteristica fondamentale, il pessimismo esistenziale. In Fargo ci sono il Bene e il Male e la linea che li separa è così chiara da non lasciare spazio a nessuna ambiguità. È in questo senso che ritorna la nozione classica di comunità. Secondo Garcia, inoltre, la serie conserva il riflesso morale e sociale del suo antecedente filmico, "quel mix tra barbarie e pantomima" già presente nel film.[3] Fargo pone il senso comune dell’America profonda, la bontà della gente normale che con i propri legami affettivi e complicità morale vuole sopravvivere nella comunità.[3] Come nel poster affisso nel seminterrato del protagonista della prima stagione (Lester Nygaard) in cui un pesce nuota controcorrente, la serie stessa si pone in modo originale rispetto all’anti-eroismo al centro dell'immaginario della serialità televisiva contemporanea. Pur dando nuovamente spazio all'eroismo dell'uomo comune, in ogni caso, Fargo descrive un universo contraddittorio: “Perché il bene vince; la chiave è quante vittime il male lascia sulla strada per la sconfitta”.[4]

Anche la seconda stagione Fargo conserva il registro del film dei Coen, la sua oscillazione tra la commedia nera e il noir in senso stretto, così come i suoi dialoghi bizzarri e assurdi, accompagnati da una "regia chirurgica" e una "limpida fotografia" che esalta il paesaggio innevato.[5] Rispetto alla prima stagione, tuttavia, la serie trae qui ispirazione anche dal genere western e dal film bellico. Come protagonisti non troviamo solo guardie e ladri, ma criminali che si comportano "veri e propri soldati" che combattono una guerra[6] che si svolge a Luverne, nel Minnesota, durante l’inverno del ‘79.[5] Gli outsider sono in rivolta: Peggy e le donne della famiglia mafiosa dei Gerhardt fanno una rivoluzione contro il patriarcato, mentre la guerra fra banda fa emergere gli antieroi Mike Milligan e Hanzee Dent.[6] In questo modo, anche nella seconda stagione lo humor nero e il gusto dell’assurdo si intrecciano con il noir e lo splatter, regalando momenti di sadica suspense.[5]

Ancora una volta la terza stagione di Fargo conferma l’anima noir della serie e del suo modello cinematografico, come si nota fin dal primo episodio, diretto dallo stesso creator del programma, Noah Hawley, il cui lavoro secondo i critici riesce a trovare il giusto equilibrio tra rigore formale e audacia compositiva.[7] Uno degli elementi centrali della stagione è il doppio ruolo interpretato da Ewan McGregor, che porta nella serie una delle caratteristiche del giallo: la riflessione sul tema del doppio, attraverso la fragile distinzione tra il gemello buono e il gemello cattivo.[7] Troviamo inoltre una femme fatale autoritaria e ingegnosa, Nikki, versione contemporanea della Peggy della seconda stagione, e la figura del poliziotto, che nei film noir classici incarna lo spettatore in cerca di risposte.[7] Come nelle prime due stagioni, la trama sembra guidata dalla casualità, da un caos organizzato dove tanto il tempismo degli investigatori quanto l’imprevisto sono cruciali affinché i rappresentanti delle forze dell’ordine possano arrivare alla verità. Altre tematiche che ritornano dalle stagioni precedenti sono la riflessione per le dinamiche familiari, il rapporto tra il cittadino e l'autorità e la rappresentazione di un fato inarrestabile.[7]

Note modifica

  1. ^ Alberto Nahum García Martínez, “Relato fílmico frente a relato serial. Los casos de Fargo y Hannibal”, in Alberto Nahum García Martínez y María J. Ortiz (a cura di), Cine y series. La promiscuidad infinita, Siviglia, Comunicación Social, 2018.
  2. ^ García Martínez, op. cit., pp. 7-8.
  3. ^ a b García Martínez, op. cit., p. 8.
  4. ^ García Martínez, op. cit., p. 9.
  5. ^ a b c Martina Cancellieri, "RomaFF10 – “Fargo”: la 2nda stagione della serie noir ispirata ai Coen", L'inquilina del terzo piano, 21 Ottobre 2015, https://inquilinadelterzopiano.wordpress.com/2015/10/21/romaff10-fargo-la-2nda-stagione-della-serie-noir-ispirata-ai-coen/
  6. ^ a b Sara Mazzoni, "Fargo – Stagione 2: la recensione, Tra commedia, noir e western ritroviamo il cinema dei fratelli Coen nella serie FX", Cinema errante, 22 Dicembre 2015, http://www.cinemaerrante.com/2015/12/22/fargo-stagione-2-la-recensione/
  7. ^ a b c d Eva Cabras, "Perché Fargo 3 è la migliore serie tv noir in circolazione", Dailybest, 28 Aprile 2017, https://www.dailybest.it/tv-cinema/fargo-noir-ewan-mcgregor/