Utente:Friniate/Partito Tedesco dei Sudeti

Il Partito Tedesco dei Sudeti (in tedesco Sudetendeutsche Partei, SDP), in origine Fronte patriottico dei Tedeschi dei Sudeti (in tedesco Sudetendeutsche Heimatfront, SHF), fu un partito separatista attivo nella regione germanofona dei Sudeti tra il 1933 e il 1938, quando dopo l'annessione della regione alla Germania nazista, si fuse nel partito nazionalsocialista tedesco.

La minoranza tedesca dei Sudeti a inizio anni Trenta

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sudetenland.

La nascita della Prima Repubblica cecoslovacca nel 1919 era avvenuta contro la volontà della popolazione germanofona in Boemia e Moravia, che aveva invano tentato di ottenere dalle potenze dell'Intesa l'annessione dei territori da essi abitati alla nuova Repubblica dell'Austria tedesca, invece di tentare di negoziare condizioni più favorevoli all'interno del nuovo stato. I tedeschi quindi non poterono partecipare alla scrittura della Costituzione, nessun loro partito entrò nel governo provvisorio e, pur vedendosi riconosciute alcune garanzie, come il riconoscimento ufficiale del tedesco, o il suo uso nelle scuole dei Sudeti e nell'Università tedesca di Praga, non fu accordata loro una reale autonomia a livello locale, non fu riconosciuta l'autonomia scolastica, mentre lo status del tedesco rimase subordinato alle due lingue nazionali - il ceco e lo slovacco, e confinato a livello locale.[1][2] Tra le conseguenze di quest'ultima previsione negli anni successivi vi fu che all'interno del settore pubblico, dove i tedeschi erano in maggioranza a causa dell'eredità dell'amministrazione asburgica, nel 1924 vennero condotti test di conoscenza della lingua ceca che portarono a licenziamenti di massa tra i germanofoni.[3] Allo stesso tempo i tedeschi vennero sempre esclusi dall'amministrazione della riforma agraria, anche dopo l'ingresso di partiti tedeschi al governo, e la popolazione germanofona venne fortemente sfavorita nella distribuzione delle terre.[4]

In questa situazione la tattica adottata dai partiti tedeschi oscillò tra la ricerca di un fronte comune in opposizione allo stato cecoslovacco e la divisione tra i partiti più radicali, fermi nel loro rigetto dello stato cecoslovacco, e quei partiti che invece ricercavano accordi con le rispettive controparti ideologiche ceche per negoziare più miglioramenti possibili per la minoranza tedesca, oltre che per le rispettive classi sociali di riferimento, tentando di arrivare a un'uguaglianza linguistica e a un'autonomia nazionale e culturale. Quest'ultimo atteggiamento prese presto il nome di "attivismo", mentre la posizione opposta venne presto definita come "negativismo".[5] Subito dopo le elezioni del 1920 era stata così formata un'Unione Parlamentare, con la rilevante eccezione dei social-democratici.[6] Nel giugno 1922 tuttavia la crescente divisione tra partiti attivisti e negativisti portò al formarsi di una Kampfgemeinschaft (gruppo di combattimento) tra i due partiti negativisti, nazionalisti e nazional-socialisti, e pochi mesi più tardi allo scioglimento dell'Unione. I partiti attivisti borghesi (cristiano-sociali, agrari e liberal-democratici, più tardi si aggiungerà il nuovo Partito del Commercio) dal canto loro continueranno una collaborazione che due anni più tardi si formalizzerà nella costituzione di un'Arbeitsgemeinschaft (gruppo di lavoro).[7]

Dopo un fallito tentativo di costituire un cartello elettorale per le elezioni del 1925 tra gli ex partiti membri dell'Unione Parlamentare, e un successo elettorale dei partiti attivisti (compresi i socialdemocratici), nel 1926 si formò una nuova maggioranza parlamentare interetnica tra i partiti clericali e agrari (cecoslovacchi, tedeschi, ungheresi e popolari slovacchi) basata sul sostegno all'aumento dei dazi doganali sui prodotti agricoli e all'introduzione di una "congrua" a sostegno del clero e dei dipendenti degli enti ecclesiastici.[8] L'approvazione di entrambe misure, portò alla caduta del governo formato esclusivamente da partiti cecoslovacchi e alla formazione di un nuovo governo che vide la partecipazione dei sei partiti agrari, cristiano-sociali e partiti del commercio cecoslovacchi e tedeschi, popolari slovacchi e nazional-democratici cecoslovacchi.[9] L'ingresso dei partiti germanofoni nel governo tuttavia non si accompagnò a un ripensamento delle modalità di coesistenza tra le nazionalità nello stato cecoslovacco o a concessioni riguardo i diritti delle minoranze. Al contrario, nel 1927 venne approvata una legge che modificava la suddivisione amminsitrativa in senso ulteriormente centralista, prevedendo soltanto 4 grandi regioni - nessuna delle quali a maggioranza tedesca - e la nomina da parte del governo del 30% dei membri dei consigli regionali.[10] Tuttavia le elezioni successive, quelle regionali nel 1928 e quelle parlamentari nel 1929, continuarono a premiare i partiti attivisti, sia quelli all'opposizione come i socialdemocratici, sia quelli al governo.

Note

  1. ^ (DE) Alena Mípiková e Dieter Segert, Republik unter Druck, su Bundeszentrale für politische Bildung, 6 novembre 2002.
  2. ^ Thomas 2021, p.94, 127
  3. ^ Thomas 2021, p.143
  4. ^ Thomas 2021, pp.185-188
  5. ^ Thomas 2021, pp.124-126
  6. ^ Thomas 2021, p.99
  7. ^ Thomas 2021, pp.126-130, 139
  8. ^ Thomas 2021, pp.147-154
  9. ^ Thomas 2021, pp.159-160
  10. ^ Thomas 2021, pp.163-167

Bibliografia