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Storia della medicina psicosomatica

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  Voce principale: Psicosomatica.

La concezione psicosomatica agli albori della civiltà

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La medicina psicosomatica, secondo alcune impostazioni, è la medicina stessa poiché è capace di considerare l’uomo per quello che è: unità inscindibile di psiche e soma. Questo era anche il principio fondamentale della medicina primitiva che concepiva la malattia come una condizione di disagio dell’uomo “intero” dove l’effetto della volontà di una forza superiore era considerato determinante. Nel mondo magico primitivo, infatti, non esisteva una divisione tra mente, corpo e ambiente e l’uomo sarebbe stato immerso nella natura sotto tutti i suoi aspetti, riconoscendosi inferiore e dipendente da tali forze. In questa concezione, lo sciamano, il guaritore, il medicine man si pone come intermediario tra il mondo degli umani e il mondo superiore delle forze naturali, egli è il “grande conoscitore” del mondo degli spiriti, è l’uomo capace di interpretarne i messaggi e siccome il primitivo possiede un grande coinvolgimento con i suoi simili e la sua vita in gruppo fonda tutte le attività, la malattia finisce con il riguardare l’intera comunità diventando anche “evento sociale” che attraverso l’opera dello sciamano può essere portata alla guarigione. [1] L’azione terapeutica dello sciamano/stregone consiste pertanto nel decifrare il significato che ha la malattia nel contesto ambientale e gruppale e nel ristabilire l’armonia e l’equilibrio tra i due mondi: dell’al di qua con l’al di là.

La concezione psicosomatica tra sacro e profano

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Nel corso dei millenni, la figura del medico si mantiene, sostanzialmente, collegata a quella del saggio, del sacerdote, a tal proposito possiamo fare menzione ai medici-sacerdoti dell’Egitto antico o della Grecia classica dove, in particolare, specialmente nel V secolo a.C., agli inizi della filosofia greca, mente e corpo vengono ritenuti separati in modo netto. “Il sacerdote primitivo era anche medico e filosofo; egli lottava da un lato, per l’affermazione di alcune pratiche acquisite con l’esperienza e, dall’altro, per il riconoscimento di quelle entità spirituali che controllavano quel buio ‘inesplorato spazio’ che lo circondava (…) forze che erano responsabili di qualunque cosa egli non fosse in grado di comprendere e, in particolare, dei misteri della malattia".[2] La medicina pitagorica aveva ricercato le analogie tra l’uomo e l’universo, tra il microcosmo e il macrocosmo e aveva concepito la malattia come rottura dell’equilibrio dell’organismo, come una sorta di “perduta armonia” tra queste due forze. Secondo questa visione, quindi, la terapia non poteva solo occuparsi della cura dei sintomi, che tra l’altro erano ritenuti ottimi segnali per capire a fondo il problema, ma doveva inserirsi nella situazione di squilibrio allo scopo di ripararla attraverso la ricostruzione dell’armonia perduta.

La rivoluzione di Ippocrate

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La medicina umorale di Ippocrate, il più famoso medico dell’antichità appartenente alla scuola di Cos, nel IV secolo a.C., V secolo a.C., aveva invece affermato come responsabile della malattia, lo squilibrio tra gli umori del corpo. “Secondo Empedocle, la scuola di Cos accoglieva la teoria del pneuma, lo spirito che unito al calore innato costituisce l’anima e che viene a contatto con lo spirito del mondo esterno attraverso gli organi respiratori. Il pneuma governa i quattro elementi di cui si compone il corpo: sangue, flemma, bile gialla e bile nera”. [3] Tale concezione è di importanza fondamentale per la storia della medicina psicosomatica poiché inserisce il “temperamento” individuale come elemento sostanziale della malattia individuando, in ciascuna persona, la sua “costituzione”: il tipo “sanguigno, “flemmatico”, “bilioso” e “melanconico”, esprimerebbero, in definitiva, il carattere e il “modo di porsi nel mondo” di ciascuno di noi. L’azione terapeutica del medico, poiché nella concezione ippocratica l’organismo tende a ritrovare in modo naturale l’equilibrio, doveva consistere nel facilitare il processo di guarigione eliminando gli ostacoli. Questa visione fondamentale sarà ripresa anche da Galeno, nel secondo secolo d.C., che approfondirà e tramanderà a tutto il Medioevo e al Rinascimento tale visione.[4]


  1. ^ Henri F. Ellemberger, La scoperta dell’inconscio, Torino, Boringhieri, 1976, ISBN ISBN 8833903675.
  2. ^ William Osler, L’evoluzione della medicina moderna, Florida-Roma, EdiScienze, 2010.
  3. ^ Enriquez F., Santillana G., Compendio del pensiero scientifico, Zanichelli, Bologna, 1973. Titolo 16575652
  4. ^ Domenico Mastrangelo, Il tradimento di Ippocrate, Roma, Salus Infirmorum, 2010, ISBN 8886893949..

Voci correlate

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