Utente:Giaccai/Sandbox/Cassella

Angela Montagna in Casella (Pavia, 1946Pavia, 9 dicembre 2011) è stata un'attivista italiana contro la mafia, conosciuta come "Madre coraggio".


La sua battaglia

Il figlio Cesare Casella fu sequestrato a Pavia il 18 gennaio 1988 e tenuto prigioniero per 753 giorni[1]. Dopo 17 mesi trascorsi in trattative estenuanti ed un riscatto di 1 milione pagato senza alcun risultato, Angela decide di impegnarsi in prima persona nella battaglia per liberare il figlio. Si reca in Calabria per cercare di promuovere suscitare, con un gesto clamoroso, la mobilitazione dei mass media sul caso. "Ero stanca di rimanere immobile ad aspettare"[2]. L'11 giugno, "trasgredendo tutte le regole non scritte che prevedono una sorta di silenziosa "complicità" tra carnefice e vittima"[3] arriva a Locri e nella piazza principale inizia a fermare le donne per raccontare la sua storia e per incrinare l'omertà mafiosa[4]. Gira i paesi della Locride, (San. Luca, a Platì, a Careri, a Natile, a Ciminà), incatenandosi nelle piazze per sensibilizzare in particolare le donne. Alcuni giorni dopo una grande manifestazione a Locri, le dimostra la solidarietà di donne e giovani. Riceve la solidarietà di molte persone a loro volta oggetto di passati sequestri da parte della Mafia, tra cui Giulia Bova a cui la mafia ha ucciso un figlio, Angela Rombolà, presidente della Associazione delle donne contro la Mafia di Reggio Calabria. In un "quaderno della solidarietà" che porta con sè, invita a firmare con nome, cognome e indirizzo, chiedendo cioè un gesto forte di solidarietà che rompa l'omertà imposta dalla legge mafiosa[3] . Nasce un Comitato a suo sostegno, la protesta si allarga e i Sindaci della Locride minacciano di dimettersi in segno di solidarietà, i commercianti decidono una serrata[5]: Arriva il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Gerardo Chiaromonte[6], le telefona Nilde Iotti, in quel momento Presidente della Camera dei deputati, le scrive Achille Occhetto. Prende le distanze dai partiti che tentano di strumentalizzare la sua vicenda affermando: "dico chiaramente che non mi interessano i politici che vengono a mettersi in evidenza. Voglio la solidarietà, niente altro"Siebert, Le donne, la Mafia. Il rilievo dato dai media al suo caso è molto ampio, anche il Time le dedica un articolo[7]; emerge rilevante l'accusa verso lo Stato per la incapacità di risolvere il caso. Anche la Chiesa si impegnò per la liberazione del figlio; il vescovo di Locri, in occasione di una veglia di preghiera, incitò i politici presenti a rifiutare i voti della Mafia [7]. La sua protesta mette la società civile a confronto con se stessa e mette a nudo le tante lacune delle istituzioni, della politica e dello stato" [3].

Tuttavia sono forti le remore per questa sua azione da parte della politica e dell'apparato dello Stato. La sua azione "ha tolto il crimine del sequestro dalla penombra della rivalità tra due poteri che si contendono il monopolio della violenza - lo stato e la criminalità organizzata - ed ha messo sotto gli occhi di tutti le implicazioni concrete per la vita delle vittime, rivendicamdo il diritto di battersi in prima persona per la liberazione"[3]. Esprimono pareri contrari alla sua presenza in Calabria uomini politici (Ciriaco De Mita[8], Claudio Vitalone[9], esperti (prefetto Sabatino [10] e Luigi Rossi della direzione generale Crimonalpol[11]; tuttavia altri rilavano invece giustamente il forse impatto che tale azione più avere sulla Mafia: Carlo Macrì, sostituto procuratore a Locri dice:"In Calabria sono stati compiuto 400 sequesti, ma è la prima volta che i familiari reagiscono così. E' un fatto nuovo e dirompente, che spiazza utti"[12]Dopo 8 giorni viene però dissuasa, dalle forze dell'ordine, dal proseguire la sua battaglia pubblica, sostenendo probabili rischi di una reazione violenta delle cosche a causa della forte pressione sociale che la sua azione ha messo in moto. "Angela Casella ha dimostrato che ciò che appare immutabile non necessariamente debba esserlo. Una voce di donna, sola e forte, nonostante le sembianze esili e vulnerabili di questa madre, ci ha insegnanto molte cose sulle potenzialità della società civile in Italia"[3]. Il figlio fu liberato il 30 gennaio 1990.

Attività sociale e politica modifica

Successivamente si impegnò in iniziative di carattere sociale ed accettò la candidatura offertale dalla Democrazia Cristiana per il senato nel collegio di Lamezia Termi[13], dove avendo ottenuto il 31,3% dei voti (23.573 voti) non viene eletta. [14]

Morte modifica

A distanza di 13 anni dal sequesto del figlio, il rilievo avuto dalla sua lotta per liberare il figlio, sono restati nella memoria collettiva e alla sua morte la sua vicenda viene ricordata su diversi quotidiani nazionali: Il Fatto [15], Corriere della sera[16], La Stampa[17],La Repubblica in cronaca locale[18] e in cronaca nazionale[19], SkyTG24[20]

Note modifica

  1. ^ Cesare Casella, 743 giorni lontano da casa. Milano, Rizzoli, 1990
  2. ^ La Stampa, 13 giugno 1989
  3. ^ a b c d e Siebert, Le donne, la Mafia
  4. ^ Il rapimento di Cesare Casella e l'appello della mamma, su TG1, 11 giugno 1989.
  5. ^ Gazzetta del Sud, 11 giugno 1989
  6. ^ La Gazzetta del Sud, 16 giugno 1989
  7. ^ a b Il Fatto
  8. ^ Corriere della sera, 16 giugno 1989
  9. ^ La Stampa, 7 giugno 1989
  10. ^ Corriere della Sera, 17 giugno 1989
  11. ^ Corriere della sera, 15 giugno 1989
  12. ^ La Stampa, 18 giugno 1989
  13. ^ Dc: messaggio Forlani ad angela casella, su agi.it, 5 marzo 1992.
  14. ^ Angela Casella non ce l'ha fatta.
  15. ^ Morta Angela casella, su Il Fatto, 10 dicembre 2011.
  16. ^ È morta Angela Casella «madre coraggio» della Locride, su Corriere della sera, 10 dicembre 2011.
  17. ^ Addio ad Angela Casella,madre coraggio per Cesare, su La stampa, 10 dicembre 2011.
  18. ^ Morta la madre di Cesare Casella rapito nell'88 dall'anonima sequestri, su La Repubblica. Milano, 10 dicembre 2011.
  19. ^ Addio ad Angela Casella, mamma coraggio contro l'Anonima, su La repubblica, 10 dicembre 2011.
  20. ^ Addio a Madre Coraggio: è morta Angela Casella, su SkyTG24, 10 dicembre 2011.

Bibliografia modifica

  • Renate Siebert, Le donne, la Mafia, Il Saggiatore, 1994.
  • Il sequestro Casella, su RAI Storia, 20 dicembre 2011.