L’IMPERATORE ADRIANO

LA VITA

Publio Elio Traiano Adriano (24 gennaio 76 - 10 luglio 138), noto semplicemente come Adriano, fu imperatore romano dal 117 al 138. E’ considerato uno dei "Cinque buoni imperatori". Adriano nacque a Italica, una cittadina della Spagna, da una famiglia benestante. Era un lontano parente del suo predecessore Traiano che non lo aveva indicato ufficialmente (avanti al senato) come suo successore, ma, d'accordo con la moglie Plotina, lo nominò immediatamente prima di morire. Vi sono molti dubbi sulle modalità della successione, in quanto alcuni sostengono che la nomina, più che una volontà dell'imperatore morente, fu un'abile messinscena organizzata da Plotina e quindi in un certo senso si può dire che la successione fu decisa da Plotina stessa che in precedenza aveva appoggiato ripetutamente Adriano nel cursus honorum e nell'ottenimento di cariche prestigiose. Tuttavia l’approvazione da parte dell'esercito, che acclamò il nuovo imperatore, risolse la questione. Sia i militari che i senatori ritrassero notevoli benefici dalla loro acquiescenza, i primi ricevettero il tradizionale compenso, però in misura più cospicua, e i membri del Senato ebbero anch'essi dei vantaggi. La rapidità della successione, accompagnata dall'eliminazione dei principali oppositori, portò ad un rafforzamento dell’impero che durò per tutto il periodo in cui Adriano fu al potere. L'altra donna che determinò la fortuna di Adriano fu la nipote di Traiano, Matidia, la quale assicurò la conservazione del potere all'interno della stessa casata, facendo sposare sua figlia Vibia Sabina (nel 110 d.C.) con Adriano. Vibia Sabina, ha avuto un ruolo fondamentale nel problema della successione. Non condividendo la politica innovatrice del marito, era schierata con le posizioni del Senato che rimpiangevano la politica traianea. Il contrasto tra le due personalità era reso ancora più aspro dalla relazione di Adriano con Antinoo. Il disaccordo insanabile si verificò quando Adriano decise di adottare L. Cejonio Comodo, figura non all'altezza della successione. Fu l'ultima offesa alla moglie, che morì nel 137 sembra avvelenata dallo stesso Adriano: ma alla fine l’imperatore fece la scelta giusta adottando Antonino Pio.


ADRIANO E L’ESERCITO

Il regno di Adriano fu caratterizzato da una generale pausa nelle operazioni militari. Lui abbandonò le conquiste di Traiano in Mesopotamia, considerandole indifendibili. I soldati vennero dunque impiegati per consolidare la difesa delle frontiere dei territori già conquistati unite a opere di fortificazione, la più famosa di queste è il Vallo di Adriano in Gran Bretagna. Il problema delle strutture difensive era strettamente connesso col territorio e col tipo di difesa che si voleva instaurare. Infatti strutture particolarmente pesanti e durature, si adattavano male ai mutamenti strategici delle linee difensive. Per mantenere le truppe in allenamento, Adriano stabilì intensi turni di addestramento, ispezionando personalmente le truppe nel corso dei suoi continui viaggi. Si spostava a cavallo e condivideva in tutto la vita rude dei legionari. Di questa attività rimane memoria nelle cosiddette Epigrafi di Lambesi che vennero erette dopo una permanenza dell’imperatore in Numidia. In questo documento viene descritta una serie di esercitazioni molto complesse che le legioni svolsero nell'anno 128. Da un punto di vista della struttura organizzativa non portò grandi innovazioni nell'esercito, salvo creare truppe, basate sul reclutamento degli abitanti delle regioni locali, che però non erano considerati legionari regolari, denominati Numeri. Con lo scopo di dare un supporto alle truppe ausiliarie: dette Auxilia. Il tutto a costi nettamente inferiori rispetto a quelli che si sostenevano per i legionari regolari, i quali fruivano di una paga di tutto rispetto.


LA GRANDE RIFORMA

Malgrado avesse seguito personalmente più di una campagna militare, Adriano si dimostrò anche un grande riformatore della pubblica amministrazione. Il suo intervento sulle strutture amministrative dell'impero fu molto approfondito e uno dei punti fermi della sua politica fu l'idea di ampliare i livelli di tolleranza. Si fece promotore di una riforma legislativa per alleggerire la posizione degli schiavi i quali si trovavano in situazioni disumane. Anche nei confronti dei cristiani mostrò maggiore tolleranza; di quest'ultima questione ne rimane una testimonianza in un uno scritto, indirizzato al proconsole d'Asia, in cui l'imperatore, al quale era stato chiesto come comportarsi nei confronti dei cristiani, rispose di procedere nei loro confronti solo in presenza di eventi lampanti e non sulla base di accuse generiche. Un'altra riforma operata da Adriano fu quella dell'editto pretorio. Consisteva in una esposizione di principi generali che il magistrato comunicava al momento dell'insediamento. Con l'andar del tempo questi principi costituirono un nucleo di norme consolidato. Con la riforma adrianea, che l'imperatore affidò al giurista Salvio Giuliano negli anni dal 130 al 134, l'editto venne codificato e approvato da un senatoconsulto e divenne perpetuo (edictum perpetuum).


ISPEZIONARE L’IMPERO

Appena il suo potere fu sufficientemente consolidato, Adriano intraprese una serie di viaggi in tutto l'Impero: Gallia, Germania, Britannia, Spagna, Mauritania. Ciò per rendersi conto di persona delle esigenze e prendere i provvedimenti necessari per rendere il sistema difensivo efficiente. Nel 123 iniziò il lungo viaggio d'ispezione delle province orientali che lo impegnò per due anni. Nel 128 ispezionò la provincia d'Africa e nell'anno successivo si recò di nuovo in oriente. Al contrario di altri imperatori, che governarono l'impero senza muoversi praticamente mai, Adriano scelse un metodo di conoscenza diretta che probabilmente era la conseguenza della sicurezza della situazione interna a Roma.


LA RIVOLTA IN GIUDEA

Quando Adriano si trovò a dover affrontare la ricostruzione di Gerusalemme, distrutta sotto l’imperatore Tito, ripropose i moduli architettonici ed urbanistici applicati in tutto l’impero. I Giudei, che avevano sperato in una ricostruzione nella forma precedente alla devastazione del 70, furono molto delusi nel prendere atto che la città avrebbe cambiato nome divenendo Aelia Capitolina e che nel luogo del tempio ebraico sarebbero sorti templi dedicati alle divinità romane Giove, Giunone e Minerva e che infine la Giudea sarebbe stata denominata provincia di Siria-Palestina. Quindi una causa della rivolta fu il nazionalismo; altra causa fu la proibizione della circoncisione che sarebbe stata vietata assimilandola a una mutilazione corporale. Nel 132 divampò la rivolta diretta da Bar Kokhba e le perdite dei romani furono molto pesanti. Nel 135 dopo aver soffocato brutalmente la ribellione e devastato la Giudea, Adriano tentò di sradicare l'Ebraismo considerandolo la causa delle continue ribellioni; i Rotoli sacri furono bruciati; Gerusalemme divenne Aelia Capitolina e ai Giudei fatto divieto di entrarvi.

ATTIVITA’ CULTURALI E PROTEZIONE DELLE ARTI

Adriano protesse notevolmente l'arte essendo egli stesso un fine intellettuale, amante delle arti figurative, della poesia e della letteratura. Anche l'architettura lo appassionava molto e durante il suo principato si adoperò per dare un'impronta stilistica personale agli edifici via via edificati. Villa Adriana a Tivoli fu l'esempio più notevole di una dimora immensa; anche a Roma il Pantheon, costruito da Agrippa, fu ristrutturato sotto Adriano e prese la forma definitiva che tuttora conserva. La città fu inoltre ulteriormente arricchita di templi, come quello di Venere e Roma e di edifici pubblici. Adriano fu un umanista, profondamente filoellenico nei gusti. E’ anche molto noto è il legame sentimentale con un giovane greco Antinoo. Nel 130, durante un viaggio in Egitto, Antinoo misteriosamente cadde nel Nilo e morì. Travolto dal dolore, Adriano, in onore del defunto, fondò la città egiziana di Antinopoli, nella quale fece edificare un tempio dedicato al culto di Antinoo divinizzato e per il resto della vita Adriano commissionò centinaia di statue di Antinoo.

Le opere più importanti


~ 'Castel Sant’Angelo'

E’ l’edificio più grande dopo il Colosseo che ci hanno lasciato i romani, e sorge sulla riva sinistra del Tevere. Nel corso della sua lunga vita, Castel S. Angelo rivestì molteplici ruoli, trasformandosi da mausoleo a fortezza, da luogo di detenzione a sontuosa residenza papale. Nacque come sepolcro dell'imperatore Adriano (II secolo d. C.), il grande imperatore amante della filosofia e dell'arte; volle realizzare un'opera degna, imponente e ricca. La tomba dell’imperatore di Roma è un edificio circolare costituito da una serie di muri concentrici collegati tra loro da muri radiali. Il basamento esterno in travertino forse era decorato in alto da un fregio dorico a triglife e metope. Dietro ad esso si trova un enorme muro spesso circa 14 m. Questo grosso muro serviva probabilmente a sostenere un tempietto funerario andato perduto. I lavori di costruzione del mausoleo cominciarono intorno al 121 d.C., ma solo nel 139 d.C. il sepolcro accolse le spoglie dell’imperatore; dopo Adriano vi furono sepolti altri imperatori con le loro famiglie fino ad arrivare a Caracolla nel 217 d.C.


'~ Il Vallo di Adriano'

Il vallo fu fatto erigere intorno al 122 d.C., e come già accennato in precedenza era un poderoso sistema di fortificazione, che serviva a respingere le possibili incursioni dei Pitti, stanziati in Scozia. Questo complesso sistema era composto da un fossato, torri di guardia, fortezze. Lungo il muro, alto 6m e lungo 3m, vennero poste ad intervalli regolari delle porte custodite da fortini chiamati Milecastles in cui stanziavano piccole guarnigioni (circa 32 soldati). Successivamente vennero costruite piccole torrette di circa 6mq. poste a mezzo chilometro l’una dall’altra, con funzione di avvistamento che veniva svolta da quattro soldati che si alternavano. A maggior protezione del muro venne costruito un fossato, largo 10m e profondo 3m. Più tardi in prossimità del muro vennero costruiti 16 forti che potevano ospitare da una a due coorti (500-1000 soldati): avevano forma rettangolare con gli angoli arrotondati, ed in ciascun angolo vi erano delle torrette. Nell’immagine i resti del Vallo visibili a Carlisle.


'~ La Villa Adriana'

La villa Adriana fu costruita, dall’imperatore Adriano come sua residenza imperiale lontana da Roma, ed è la più importante e complessa villa a noi rimasta dell’antichità romana. La Villa ha un’estensione di circa 120 ettari e sorge alle pendici dei monti Tiburtini a sud-ovest d Tivoli, fu realizzata entro i primi 10 anni del regno di Adriano, e in particolare i lavori ebbero inizio subito dopo l’arrivo a Roma del nuovo imperatore. Un aspetto della Villa è l'esistenza di un vero e proprio sistema di vie sotterranee. Si tratta di una sorta di rete sotterranea di servizio che poteva funzionare in modo indipendente, senza intralciare il livello sovrastante, ufficiale e di rappresentanza. Oltre al lusso, la sicurezza era fra le priorità nella costruzione della Villa. Camminando intorno alle sue rovine, è evidente che essa fu costruita come una fortezza, con alte mura che correvano per centinaia di metri. Vi era un numero limitato di vie d’accesso, costantemente sorvegliate; all’interno della Villa estisteva poi una serie di passaggi e di punti di accesso che collegavano un livello all’altro. Studiando questi punti d’accesso è possibile identificare tre livelli gerarchici: i quartieri nobili imperiali, i quartieri secondari ed infine i quartieri servili. E’ rimasto molto poco delle lussuose decorazioni della Villa dopo secoli di saccheggi; la Villa era quasi interamente pavimentata in marmo (opus sectile), e anche le pareti erano completamente rivestite da pannelli di marmo. Nel corso dei secoli, tutti i marmi vennero asportati e bruciati per farne calce. L’imperatore Adriano, essendo molto amante della poesia e della letteratura amava passare il suo tempo nella Villa a compore opere, come quella qui riportata che compose poco prima di morire in cui si rivolge alla sua anima:

Animula vagula blandula Hospes comesque corporis Quæ nunc abibis in loca Pallidula rigida nudula Nec ut soles dabis iocos

LA FINE DI ADRIANO

Nel 136 Adriano fece ritorno a Roma e non si mosse più, a quel punto pensò alla successione, e scelse il suo favorito L. Cejonio Commodo Vero, ma non riscosse il consenso di molti. Vero fu mandato in Pannonia a comandare le legioni e vi morì il 1° gennaio del 138. La morte di Vero fu un bene per l'impero e venne accolta con gioia da molti. Morto Vero, Adriano cercò un altro successore e adottò Tito Aurelio Fulvio Antonino che mutò il nome in quello dì T. Elio Antonino. Non avendo questi alcun figlio gli ordinò che adottasse a sua volta L. Vero, figlio del defunto Cejonio Comodo Vero, e Marco Vero, nipote di Antonino. Furono questi gli ultimi atti dell'imperatore. Consumato dalla malattia Adriano morì a Baja il 10 luglio del 138 d.C. Adriano fu uno dei pochi imperatori morti naturalmente e non eliminati a causa di una qualche congiura.