Utente:JessicaAzzaro/Sandbox

La sezione delle sculture ' formata da un nucleo composito di opere che occupa la prima e la seconda sala del museo che risalgono dalla metà del Quattrocento sino alla metà del Settecento, mentre, la sezione dei suppellettili in argento occupa la terza sala del museo.[1]

Sala 1 "Dei paramenti sacri"
  • Pianeta (ignoto,XVIII sec.)
  • Pianeta (ignoto,XVIII sec.)
  • Tonacella (ignoto,XVII-XVIII sec.)
  • Tonacella (ignoto,XVIII sec.)
  • Piviale (ignoto,XVIII sec.)
  • Busto reliquario del Salvatore (ignoto,1704)
  • Statua Immacolata Concezione (ignoto,1742)
  • Reliquario di Santa Balbina (ignoto,XVII-XVIII sec.)
  • Reliquario di San Clerico (ignoto,XVII-XVIII sec.)
  • Reliquario di Santa Bibiana (ignoto,XVII-XVIII sec.)
  • Reliquario di San Vittorino (ignoto,1700 c.)
  • statua di Santo vescovo (ignoto,fine del XVII sec.9
Sala 2 "Nicola da Guardiagrele e l'oreficeria guardiese"
Sala 3 "Arte del XIV secolo"

Croce Processionale di Nicola da Guardiagrele

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La Croce processionale di Nicola da Guardiagrele è un oggetto usato nelle occasioni liturgiche importanti per la città. L’opera, firmata e datata (1431), è il risultato degli studi effettuati nel viaggio avvenuto attorno il 1424 dove sperimenta delle novità fiorentine. A seguito dell’incontro con Lorenzo Ghilberti, lo stile di Nicola subì infatti radicali trasformazioni.[2]


La croce misura 92 x 74 cm.[3] I frammenti della Croce d’argento di Nicola da Guardiagrele (1389-1459) sono conservati della teca della sala di mezzo, a seguito del furto avvenuto nel settembre 1979 e recuperata in parte negli anni 1980-1982.[2]


Il dritto

In origine, la croce era composta da un supporto in legno rivestito di lamine dorate sbalzate e cesellate. Lungo i due assi erano presenti delle punte cuspidate, in corrispondenza delle quali erano collocate delle sfere traforate dorate (stante alle riproduzioni fotografiche). La statuina del Cristo crocifisso, con la testa leggermente inclinata sulla spalla destra, è presente sulla parte frontale; ai lati del Redentore, vi sono due angeli in volo mentre sotto i piedi troviamo il teschio di Adamo; le formelle polilobate di Maria dolente (a sinistra) e S. Giovanni Evangelista (a destra), seduti di profilo, sono alle estremità dell' asse orizzontale; sulla parte superiore è presente la formella della Resurrezione caratterizzata dalla figura di Cristo uscente dal sepolcro. In basso è collocata la formella del Compianto sul Cristo morto con la Vergine lacrimosa, contornata da figure in preghiera veglianti il corpo del Figlio disteso sul sepolcro. Su quest’ultimo è riportata la firma dell’artista e la data.[3]

Il rovescio

Sul retro della croce, nella parte centrale, vi è l'immagine del Cristo in trono benedicente: le spalle sono coperte da un lungo manto tenuto fermo da una spilla floreale. Incastonati negli assi, vi sono quattro medaglioni a sei lobi in smalto traslucido che raffigurano ciascuno un soggetto dell'arte cristiana: l’incoronazione della Vergine, l’adorazione dei Magi, la Madonna in trono con Bambino, la fuga in Egitto. Nella formella in alto c’è S. Giovanni Evangelista in trono dall’aria penosa con la mano sinistra portata alla bocca; all’ estremità destra, c'è S. Marco in trono con la mano sinistra sul petto. Ai piedi della croce, presentava una struttura architettonica ottagonale a forma di tempio, ai quali nel suo interno ospitava piccole statue di santi in argento.[4]


Piviale della collegiata di S. Maria Maggiore

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Alto 38,5 cm e largo 2 m circa, il piviale della collegiata di S. Maria Maggiore risale al XVIII sec. ed è fatto principalmente di taffetà.

I disegno vengono ripetuti simmetricamente in direzione orizzontale, e sono principalmente disposti da composizioni vegetali e floreali su uno sfondo a losanghe, con ornamenti come conchiglie, vasche, quinte architettoniche. Fu prodotto tramite frammenti di materiale di recupero di abiti civili, ad indicare che questa particolare tipologia decorativa fosse stata pensata per abbigliamento di uso comune; tuttavia, durante il XVIII secolo, venne principalmente adoperata a scopi liturgici.[5]


  1. ^ Il Museo di Santa Maggiore Guardiagrele, Catalogo delle opere, Lorenzo Lorenzi
  2. ^ a b Lorenzi, 2007, p. 31
  3. ^ a b Lorenzi, 2007, p. 56
  4. ^ Lorenzi, 2007, pp. 56-57
  5. ^ Lorenzi, 2007, p. 29

Bibliografia

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  • Lorenzo Lorenzi (a cura di), Il Museo di Santa Maggiore Guardiagrele, Pescara, Edizioni Zip, 2007, ISBN 9788890161346.

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