Mi chiamo Anna Rondini e sono nata in provincia di Pesaro, nelle Marche, in un paesino di diecimila anime incastonato tra gli Appennini. Sono cresciuta tra le pentole di nonna Clio, le sigarette di zia Lavinia e l'ombra delle montagne. Da bambina passavo molto tempo sola, e se non c'era in giro nonna Clio a raccontare le storie del passato o zia Lavinia a raccontare quelle del futuro, andavo a sedermi sotto al castagno di nonno Dante in giardino e leggevo i libri che prendevo in prestito dalla biblioteca. Lo chiamavamo "il castagno del nonno Dante" perché a lui, d'estate, nelle ore più calde, piaceva schiacciare un pisolino sotto l'ombra dei rami. Questo me lo raccontava la nonna, perché io il nonno non l'avevo mai conosciuto, però per qualche motivo avevo sempre pensato di avere una forte connessione con lui, una sorta di filo di carne che dalla sua morte era entrato nella mia vita. Ora mi rendo conto che quella connessione altro non era che il dolore di nonna per aver perso l'amore: da chi ci precede non ereditiamo solo occhi, parole e denaro, ma anche vuoti, malattie e dispiaceri. È da allora, protetta dall'ombra del castagno del nonno Dante, nella quiete moribonda dei pomeriggi caldi d'estate, circondata dai libri che mi sistemavo tutto intorno a mo' di trincea, che ho iniziato a viaggiare lungo il tracciato dell'esplorazione e della conoscenza. Non fu niente di innato, tutt'altro. Piuttosto, al tempo credevo che zia Lavinia fosse la cosa migliore del mondo (e una parte di me, quella che è rimasta a leggere sotto il castagno nel giardino di nonna, ancora lo crede), e quando la vedevo stanca, pallida, magra e scontrosa, la sera, sdraiata sul lettino singolo che fumava e scriveva e leggeva, e sottolineava e appuntava e faceva le orecchie ai libri dell'università, io pensavo che non c'era niente di più bello, di più affascinante, niente che avrei voluto fare di più al mondo che mettere ogni singola cellula che avevo a disposizione al servizio della missione di diventare proprio come zia Lavinia. Per questo avevo chiesto alla nonna di accompagnarmi alla biblioteca comunale la prima volta, per questo mi ero fatta fare il tesserino, per questo ci passavo ogni pomeriggio sulla strada verso casa. Ma cosa importa com'è nata, quando o perché, quando il risultato è stato quello di pormi saldamente su un percorso che mi ha portato fino ad oggi, qui, ad amare il sapere e a volerci contribuire non solo privatamente, nel chiuso del mio studio, riparata e protetta tra le pareti e la finestra, ma anche nell'oceano vasto e periglioso dell'Internet, in ciò che ha creato di meraviglioso e spaventoso al tempo stesso. Quale missione è più nobile, più importante ed entusiasmante del sapere umano, libero, pubblico e condiviso? E dunque eccomi qua, care com-wikipediane, per contribuire umilmente a questa impresa strepitosa!