Ricorrenze (Memoriale di Srebrenica) modifica

Un paio di scarpe - una vita modifica

Ogni anno le Donne in nero di Belgrado commemorano le vittime del genocidio di Srebrenica e nella serata del 10 luglio 2010 hanno organizzato un'atipica commemorazione nella capitale serba in memoria delle vittime. Sono state raccolte scarpe vecchie, pantofole, scarpe da tennis consumate, così da formare una linea lunga più di duecento metri lungo la via pedonale del centro di Belgrado.

“Un paio di scarpe - una vita” è il titolo dell’iniziativa delle Donne in nero, un’organizzazione femminista che si mobilita contro i crimini di guerra. L’obiettivo di questa attività è stato quello di creare uno spazio per 8.372 paia di scarpe, cifra che corrisponde all’elenco delle persone scomparse a Srebrenica durante il massacro. Le scarpe, collocate da cittadini e cittadine serbi, sono accompagnate da messaggi scritti a mano destinati alle famiglie delle vittime di Srebrenica.

“Dare un paio di scarpe significa accettare che il genocidio c’è stato e dimostrare la propria solidarietà e compassione”, dice “Questa azione è un primo passo. Ora solleciteremo le autorità di Belgrado ad erigere un monumento permanente alle vittime del genocidio di Srebrenica”, hanno annunciato le Donne in nero.

Il giorno precedente alla manifestazione l’organizzazione era stata minacciata dal gruppetto di estrema destra Naši. Di fatto queste attiviste considerano che "la Dichiarazione di condanna del crimine a Srebrenica approvata dal Parlamento serbo il 31 marzo 2010, risponde più a 'dictat politici imposti dall’Unione Europea' che a un 'rispetto sincero verso le vittime del genocidio'.”

L’azione “Un paio di scarpe - una vita” si è quindi svolta sotto il controllo delle forze dell’ordine, che hanno evitato il verificarsi di incidenti spiacevoli, nonostante la contromanifestazione di giovani che innalzavano bandiere serbe e indossavano magliette con l’immagine di Radovan Karadžić. Successivamente le Donne in nero si sono recate in autobus a Nezuk, vicino a Tuzla, in Bosnia Erzegovina, per una “marcia per la pace” di 3 giorni fino a Srebrenica. [1]

Giorno internazionale per commemorare il genocidio di Srebrenica modifica

L'11 luglio è la giornata internazionale proclamata dal Parlamento Europeo per commemorare il genocidio di Srebrenica. A Srebrenica è stata installata una scultura, composta da più di 16.000 scarpe, simbolo dei fantasmi in cammino che protestano contro l’ONU e la passività europea. Alcuni gruppi pacifisti di Belgrado hanno organizzato un memoriale disponendo migliaia di scarpe lunga le via principale della città. Il gruppo delle Donne in nero ha tenuto la sua abituale veglia nel centro storico di Belgrado in onore ai caduti, protestando per la giustizia che non gli è ancora stata conferita. Nonostante la commemorazione dell’11 luglio 2010 fosse considerata un incontro ad alto rischio, circa 50.000 persone hanno scelto di assistere e partecipare. Una commemorazione alla quale si sono uniti molti politici locali e internazionali, tra cui anche i delegati del presidente Obama.

Što Te Nema modifica

L'11 luglio di ogni anno, la piazza di una città diversa ospita il monumento nomade ŠTO TE NEMA guidato dell’artista Aida Šehović. 7856 tazzine vengono deposti in terra e riempiti di caffè per commemorare gli 8372 bosniaci musulmani uccisi nel genocidio di Srebrenica nel luglio del 1995. Il numero di tazzine raccolte in giro per il mondo è destinato a crescere, con l'obiettivo di averne una per vittima. [2]

Aida Šehović, ideatrice del monumento, è stata coinvolta personalmente dalla guerra. L'artista afferma in un'intervista: “Non si può cambiare il passato, ma almeno potevo prendere una posizione, cercando di ricordare le persone uccise. Si utilizza sempre la stessa formula e lo si fa in modo estremamente passivo che ti fa sentire impotente”. Nasce così il suo progetto.

Sono due le storie che principalmente hanno influenzato il progetto della Šehović. La prima riguarda la storia di un sopravvissuto, un ragazzo che è riuscito a salvarsi restando nascosto per diversi giorni sotto ai cadaveri. Un racconto che ha fatto riflettere molto l’autrice, portandola a pensare in che modo contesto e circostanze esterne possano determinare la propria vita. La seconda storia invece è di una donna, che come molte ha perso suo marito. Ha parlato di quanto lui le manchi soprattutto nel bere il caffè. Questa testimonianza sottolinea come il senso di perdita sia qualcosa che continui nel tempo, che si manifesta nella vita di tutti i giorni.

Secondo Aida Šehović, il genocidio è un crimine contro l’umanità, contro tutti, e perciò era importante che la manifestazione avesse un aspetto collettivo. L’obiettivo era quello di aprire uno spazio per le persone affinché potessero contribuire, e pertanto ha contattato l'associazione Zene Srebrenice (donne di Srebrenica), guidate da Hajra Catic, che hanno diffuso l’idea e hanno raccolto le prime 923 tazzine.

Inizialmente non era previsto che la performance continuasse negli anni, ma grazie alla numerosa partecipazione dei bosniaci il progetto si è evoluto diventando una forma diversa dalla classica maniera di commemorare eventi o persone. “Abbiamo un attaccamento alle cose, siamo ossessionati dall’avere qualcosa di fisico e penso che con ŠTO TE NEMA sia importante l’opposto, ovvero non soddisfare questo bisogno. Le persone devono restare con questo desiderio perché il genocidio non è un fatto risolto”.

Il monumento non prevede la presenza né di bandiere né di simboli per non creare possibili divisioni, così come è non è presente materiale informativo. L’assenza di parole scritte costringe così le persone a parlare tra loro, supportati da volontari che facilitino la comunicazione.

ŠTO TE NEMA è un monumento nomade perchè una memoria rimane finché la si mantiene viva, ed è quindi necessario che ci sia un impegno attivo da parte della comunità. Il progetto è infatti sopravvissuto negli anni grazie ai bosniaci che lo hanno sostenuto. Secondo l’autrice ŠTO TE NEMA è una sorta di antidoto contro l’oblio per le persone di Srebrenica: infatti quando partecipano al progetto e vedono persone da altri paesi unirsi alla commemorazione, la vivono come un’esperienza catartica. Il progetto, afferma la Šehović, è prevalentemente per loro.

Note modifica