Parola intraducibile in qualsiasi altro idioma universale rappresentante l'atto di compiere una cattiveria gratuita di notevole e sottile perfidia nei confronti di una cosa che sta molto a cuore alla controparte (tipo: sputtanare uno con la sua fidanzata gelosissima, bersi l'ultimo sorso di una bibita fresca in una giornata torrida quando un nostro amico assetato ce ne ha appena chiesto, etc.), la quale, all'atto della cattiveria esclama: ohibo' che cazzimma Esiste di fatto un unico modo sperimentato per spiegare ad un non-napoletano cos'è "a' cazzimma". Nell'approntare la spiegazione del termine cazzimma si chiede al richiedente: <<Vuò verament' capì che r'è a cazzimm'?>>. Alla conferma del richiedente si prosegue: <<Nun t'ò dic'. Chest' è "a' cazzimm'!>> Cit. Alessandro Siani

Potrebbe anche essere meglio definito come una furbizia (con un tocco di malizia anche) a danno altrui per fregare o prevaricare (sempre e comunque) la gente, una bastardaggine gratuita e di poco conto (senza quindi una particolare tornaconto e guadagno personale), o un comportamento atto a danneggiare il prossimo immotivatamente e con godimento. Un comportamento cazzimmoso si manifesta all'improvviso, non e' premeditato o ragionato, ma è un'azione istintiva e gratuita, che rivela quindi la natura della persona "ca' ten a cazzima"