L’equivalenza è la relazione esistente tra un testo di partenza (TP) e il relativo testo di arrivo (TA)[1]. Si tratta di un concetto fondamentale negli studi traduttologici ed è fonte di dibattiti anche vivaci tra gli studiosi. Toury[chi è? il nome? e la fonte?] definisce l’equivalenza come la natura e le caratteristiche delle relazioni che sussistono tra TP e TA. Catford[chi è? il nome? e la fonte?] la interpreta come la sostituzione di ogni elemento espresso nella lingua di partenza con il corrispondente più adatto nella lingua di arrivo. L’approccio di Catford tende a ridurre l’equivalenza a un mero esercizio linguistico, in quanto il contesto del TP e del TA e gli aspetti culturali sottostanti alle due lingue vengono trascurati. Reiss e Vermeer[chi sono? il nome? e la fonte?] identificano l’equivalenza quando tra TP e TA viene mantenuta la stessa funzione comunicativa. Vinay e Darbelnet[chi sono? il nome? e la fonte?], invece, applicano l’equivalenza a tutti i casi in cui non c’è alcuna somiglianza tra lingua di partenza e lingua di arrivo, poiché l’oggetto della traduzione è un’espressione fissa, un modo di dire, un proverbio oppure un cliché.

Equivalenza formale e dinamica modifica

Dato che il concetto di equivalenza è molto ampio e molto dibattuto, nel campo degli studi traduttologici si è parlato nel corso del tempo diversi tipi di equivalenza. Una delle distinzioni fondamentali è quella proposta da Eugene Nida, che ha distinto tra equivalenza formale ed equivalenza dinamica[2]. L’equivalenza formale è orientata al testo di partenza; tende, dunque, ad attenersi quanto più possibile alla forma e al contesto del TP. L’equivalenza dinamica, invece, è orientata al testo di arrivo e presuppone che il traduttore adatti il TP alla cultura di arrivo, in modo tale che i lettori leggano un testo che sembri scritto direttamente nella lingua di arrivo. Idealmente, l’audience di arrivo non dovrebbe accorgersi che il testo che sta leggendo è una traduzione. L’equivalenza dinamica implica che il traduttore adotti una prospettiva larga, ovvero che guardi non solo alla lingua di arrivo, ma anche alle caratteristiche dell’audience e della cultura di arrivo. L’equivalenza dinamica è il tipo di approccio alla traduzione preferito da Nida, il quale la definisce come la ricerca, nella lingua di arrivo, dell’equivalente naturale più vicino al messaggio contenuto nella lingua di partenza. L’attenzione di Nida per il lettore della traduzione è dovuta al fatto che egli adotta una prospettiva sociolinguistica e funzionale. Per questo motivo il fulcro della traduzione secondo Nida devono essere i lettori e non la corrispondenza formale tra TA e TP. Tra equivalenza formale e dinamica, l’approccio che dà considerazione alle caratteristiche dei lettori della traduzione in quanto consente di ottenere una naturalezza espressiva nella lingua di arrivo è l’equivalenza dinamica[3].

Tipi di equivalenza modifica

Il dibattito sull’equivalenza in traduzione non si limita alla distinzione tra equivalenza formale e dinamica proposta da Eugene Nida (1964). Di seguito sono riportati gli altri principali tipi di equivalenza proposti da diversi studiosi nel corso del tempo.

  • equivalenza stilistica (o tradizionale): definita da A. Popovič come conservazione del carattere espressivo e significato e del contenuto semantico degli elementi della LP nella LA. Il risultato è una traduzione più fedele possibile all’originale grazie alla scelta di elementi stilisticamente equivalenti nelle due lingue[4];
  • equivalenza direzionale: si verifica quando la LP, oppure la LA, è la lingua madre del traduttore[5];
  • equivalenza funzionale: secondo E. A. Gutt (1976), essa avviene quando la funzione di un TP viene riprodotta nel contesto specifico del TA[6];
  • equivalenza linguistica: A. Popovič identifica questo tipo di relazione tra lingua di partenza e lingua di quando, nella traduzione, si realizza un’omogeneità linguistica, intesa come purezza stilistica e correttezza linguistica[7];
  • equivalenza testuale: individuata da Catford come principio di funzionamento dei traduttori bilingue automatici. In questa tipologia di equivalenza un TP e un TA differiscono solo per la lingua[8];
  • equivalenza sintagmatica: viene definita da A. Popovič come il mantenimento della disposizione degli elementi stilistici ed espressivi di un testo all’interno di una frase[9];
  • equivalenza paradigmatica: secondo A. Popovič essa coinvolge tutte le possibilità espressive che un termine in una lingua di partenza può assumere nella lingua di arrivo scelta[10].

Un’altra distinzione utile è quella proposta da Koller[11], che nel 1979 ha osservato cinque tipi diversi di equivalenza:

  • equivalenza denotativa: è relativa all’equivalenza del contenuto extralinguistico di un testo.
  • equivalenza connotativa: concerne le scelte lessicali, specialmente quelle fra sinonimi. Koller vede questo tipo di equivalenza come una sorta di “equivalenza stilistica”.
  • equivalenza testo-normativa: riguarda i tipi di testo, in quanto diversi tipi di testo devono essere considerati in modi diversi.
  • equivalenza pragmatica: detta anche “comunicativa”, è orientata verso il recettore del testo o del messaggio. È l’equivalente dell’equivalenza dinamica descritta da Nida.
  • equivalenza formale: è relativa alla forma e all’estetica del testo. Include i giochi di parole e le caratteristiche stilistiche individuali del testo di partenza. È definita anche “equivalenza espressiva”, da non confondere con il senso in cui Nida utilizza questo termine.

L’equivalenza prescrittiva e descrittiva modifica

Nell’argomento equivalenza, un punto molto importante è se la nozione di essa è distinta come prescrittiva o descrittiva. Secondo lo scopo dell’equivalente, prescrittivo è una condizione perfetta o l’obiettivo delle ricerche. L’equivalente descrittivo, invece, illustra le relazioni tra il testo di partenza e il testo di arrivo. Koller, quindi, distingue tra due concetti diversi: da una parte la corrispondenza, dall’altra l’equivalenza. La prima serve per assistere negli studi della lingua straniera, mentre la seconda è l’oggetto vero della traduzione[12]. Dal suo punto di vista lo scopo del traduttore è analizzare tutte le possibili situazioni linguistiche nella lingua di partenza e nella lingua di arrivo per trovare i princìpi che governano le relazioni tra le lingue. In questo senso l’equivalente ha valore prescrittivo.

Lo stesso punto di vista è condiviso anche da Catford, che dichiara che lo scopo della linguistica è quello di trovare le “caratteristiche distintive dei significati contestuali di elementi grammaticali o lessicali”[13].

Riassumendo, Windle e Pym concludono che l'equivalenza – descrittiva o prescrittiva – funziona come strumento per misurare la vicinanza dei testi di arrivo ai testi di partenza, aiuta a misurare la qualità della traduzione e descrive le relazioni tra le lingue di partenza e di arrivo[14].

Recenti sviluppi nell’argomento “equivalenza” modifica

Il concetto di equivalenza continua ad essere argomento di forte dibattito. Kenny riassume la critica a riguardo con queste parole: “l’equivalenza dovrebbe definire la traduzione, e la traduzione, così, definisce l’equivalenza”[15].

La studiosa Bassnett riassume il problema principale del dibattito sull’equivalenza in questo modo: “la traduzione coinvolge molto più degli aspetti lessicali e grammaticali fra due lingue. Una volta che il traduttore si allontana dalla stretta equivalenza linguistica, rimane il problema di determinare l’esatta natura del livello di equivalenza a cui mira”[16].

Infine, Pym, noto teorico dell’equivalenza afferma che da un punto di vista etico nell’attività di traduzione bisogna sospendere le proprie convinzioni universalistiche e personali.

Note modifica

  1. ^ Giuseppe Palumbo, Key terms in translation studies, Continuum, 2009, p. 42, ISBN 978-1-4411-0871-5.
  2. ^ Eugene A. Nida, Toward a Science of Translating: With Special Reference to Principles and Procedures Involved in Bible Translating, E. J. Brill, 1964, p. 166, ISBN 978-9004026056.
  3. ^ Giuseppe Palumbo, Key terms in translation studies, Continuum, 2009, p. 172, ISBN 978-1-4411-0871-5, OCLC 676699750.
  4. ^ Mark Shuttleworth e Moira Cowie, Dictionary of translation studies, 1st ed., Routledge, 1997, p. 160, ISBN 1-900650-03-7, OCLC 40516996.
  5. ^ Mark Shuttleworth e Moira Cowie, Dictionary of translation studies, 1st ed., Routledge, 1997, p. 42, ISBN 1-900650-03-7, OCLC 40516996.
  6. ^ Mark Shuttleworth e Moira Cowie, Dictionary of translation studies, 1st ed., Routledge, 1997, p. 64, ISBN 1-900650-03-7, OCLC 40516996.
  7. ^ Mark Shuttleworth e Moira Cowie, Dictionary of translation studies, 1st ed., Routledge, 1997, p. 93, ISBN 1-900650-03-7, OCLC 40516996.
  8. ^ Mark Shuttleworth e Moira Cowie, Dictionary of translation studies, 1st ed., Routledge, 1997, p. 169, ISBN 1-900650-03-7, OCLC 40516996.
  9. ^ Mark Shutlleworth e Moira Cowie, Dictionary of translation studies, 1st ed., Routledge, 1997, p. 162, ISBN 1-900650-03-7, OCLC 40516996.
  10. ^ Mark Shuttleworth e Moira Cowie, Dictionary of translation studies, 1st ed., Routledge, 1997, p. 120, ISBN 1-900650-03-7, OCLC 40516996.
  11. ^ Jeremy Munday, 3, in Introducing translation studies: theories and applications, 2nd ed, Routledge, 2008, p. 47, ISBN 978-0-415-58486-9, OCLC 757147295.
  12. ^ Werner Koller, The Concept of Equivalence and the Object of Translation Studies1, in Target. International Journal of Translation Studies, vol. 7, n. 2, p. 183, DOI:10.1075/target.7.2.02kol.
  13. ^ J. C. Catford, A linguistic theory of translation; an essay in applied linguistics, Oxford University Press, 1965, p. 50, ISBN 0-19-437018-6, OCLC 1251339.
  14. ^ Kevin Windle e Anthony Pym, European Thinking on Secular Translation, in Oxford Handbooks Online, p. 17, DOI:10.1093/oxfordhb/9780199239306.013.0002.
  15. ^ Jeremy Munday, Introducing translation studies : theories and applications, 2nd ed, Routledge, 2008, p. 49, ISBN 978-0-415-58486-9, OCLC 757147295. URL consultato il 5 dicembre 2022.
  16. ^ Jeremy Munday, Introducing translation studies : theories and applications, 2nd ed, Routledge, 2008, p. 49, ISBN 978-0-415-58486-9, OCLC 757147295.

Bibliografia modifica

  • Giuseppe Palumbo, Key Terms in Translation Studies, 1st ed., Continuum, 2009, ISBN 978-0826498250.
  • Mark Shuttleworth e Cowie Moira, Dictionary of translation studies, 1st ed., Routledge, ISBN 978-1900650038.
  • Jeremy Munday, Introducing Translation Studies: Theories and Applicaitions, 2nd ed., Routledge, 2008, ISBN 978-1138912557.

Voci correlate modifica