Utente:Mary Spina (Museoscienza)/Sandbox

Il Mausoleo imperiale modifica

Rintracciato nel corso delle indagini della Sovrintendenza condotte fra il 1953 e il 1960 e tuttora visitabile nelle sue fondazioni rese accessibili in uno spazio ipogeo alla scalinata d'accesso alla chiesa, aveva una forma ottagonale, con lati di 7,5 metri ciascuno.[1] Presentava una pavimentazione in mattoni analoga a quella rinvenuta nelle Terme Erculee, affiancata a un'altra parte in opus sectile marmoreo, con un motivo di esagoni alternati a triangoli. Al suo interno vi erano otto nicchie, una per lato, dalla forma rettangolare alternata a quella semicircolare. Le pareti disponevano di un altro zoccolo di marmo grigio, sormontato da tarise marmoree e mosaici.[2] La datazione del Mausoleo viene ricondotta alla prima illustre sepoltura che avrebbe dovuto ospitare, ossia quella di Massimiano, per quanto il primo imperatore ad esservi effettivamente sepolto fu Valentiniano II[3] e forse anche da Graziano (come lascerebbe intendere lo stesso Ambrogio[4]). Non è pertanto possibile fornire una datazione archeologica precisa. L'’unico dato certo è che l’'unica tomba accertata è del presbiter Probus, morto nel 368.[2]

Il Recinto di San Vittore modifica

Ignorato dalle fonti classiche e medievali, il Recinto di San Vittore venne scoperto soltanto fra il 1950 e il 1953, nel corso delle indagini condotte dalla Sovrintendenza presso l'ex Monastero degli Olivetani, divenuto nel frattempo Museo della Scienza e della Tecnica.[1] Di forma ottagonale schiacciata, aveva lati compresi fra i 42 e i 44 metri, un asse maggiore che ne misurava 132 e quello minore di 100.[5] Ad ogni suo vertice vi si ergeva una torre dalla pianta semi-circolare. Dal punto di vista funzionale, il recinto è stato generalmente interpretato come una struttura difensiva, posta a protezione del Mausoleo imperiale, all'interno del quale probabilmente erano stati sepolti gli imperatori Graziano e Valentiniano II[2]; secondo altri anche l'imperatore Teodosio.[6]

File:Milano, Mausoleo Imperiale (Portaluppi) 01.jpeg
Ricostruzione del Mausoleo imperiale, secondo Piero Portaluppi.
 
Il progetto dell'Alessi, irrealizzato, per la nuova chiesa.

Ridotta a commenda, il complesso passò il 29 agosto 1507 agli Olivetani, che ne intrapresero una trasformazione radicale. Gli unici resti del periodo benedettino sono oggi il lavabo in marmo bianco, risalente al tardo Quattrocento e il Cristo deposto in terracotta, opera del bolognese Vincenzo Onofri, conservato nella Cappella di San Gregorio. Al rifacimento del monastero concorsero diverse personalità del tempo, fra cui Vincenzo Seregni (di cui si ricordano inoltre diversi disegni raffiguranti la chiesa nelle sue forme precedenti) e Galeazzo Alessi, entrambi attestati qui nel 1553. I lavori per il rifacimento della chiesa cominciarono il 31 marzo 1560 e rispondevano alla volontà degli Olivetani di avere un piazzale antistante il monastero che fungesse anche da sagrato della chiesa; il progetto della nuova chiesa sarebbe da attribuirsi secondo padre Agostino Delfinone[7], che nel corso del Seicento riordinò l'archivio del monastero, all'Alessi, secondo Costantino Baroni[8] al Seregni. In realtà è oggi universalmente concordato che il progetto del Seregni non corrisponda a quello realmente portato a termine come definitivo, ad opera invece dell'Alessi, subentrato al primo - che comunque mantenne la supervisione dei lavori - per motivi tuttora sconosciuti. Nei progetti del Seregni vi era infatti il mantenimento delle strutture già esistenti, come la Cappella di San Gregorio, che avrebbe costituito la parte destra del nuovo accesso simmetrico, che avrebbe visto l'erezione di un secondo corpo simmetrico ad affiancarla. Diverso sarebbe stata anche la tribuna, che sarebbe stata impostata su un quadrato con cupola a impianto ottagonale.[9]

  1. ^ a b Mario Mirabella Roberti, Il recinto fortificato romano di San Vittore a Milano, estratto da Castellum nº 6, 1967
  2. ^ a b c Silvia Lusuardi Siena, Milano (Mediolanum): Il recinto di S.Vittore al Corpo, in Catalogo della Mostra "Milano capitale dell'Impero romani (286-402 d.C.)", a cura di Gemma Sena Chiesa, Milano, 1990, pp.111-115.
  3. ^ Ambrogio, De oblitu Valentiniani, 3, 42, 49 e 58.
  4. ^ Ambrogio, De oblitu Valentiniani, 54 e 79.
  5. ^ D.Caporusso & A.Ceresa Mori, C'era una volta Mediolanum, in Archeo attualità dal passato di settembre 2010, n.307, p.95.
  6. ^ Maria Teresa Fiorio (a cura di), Le chiese di Milano, Electa, Milano, 2006 (1985) - pp. 122-129
  7. ^ S. Vismara, Un catalogo d'archivio del Seicento (S. Vittore di Milano), Rivista storica benedettina nº 8, Milano, 1913 - pp. 350-357
  8. ^ Costantino Baroni, Documenti per la storia dell'architettura a Milano nel Rinascimento e nel Barocco, Sansoni, Milano, 1941
  9. ^ Maria Teresa Fiorio (a cura di), Le chiese di Milano, Electa, Milano, 2006 (1985) - pp. 122-129