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Spedizione Britannica in Abissinia modifica

Spedizione britannica in Abissinia
 
Data4 dicembre 1867 - 13 maggio 1868
LuogoEtiopia
CausaRapimento di ostaggi da parte dell'Imperatore d'Etiopia
EsitoVittoria inglese
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
130004000
Perdite
2 morti e 18 feriti700 morti e 1400 feriti
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La Spedizione Britannica in Abissinia è stata una spedizione punitiva condotta dall'Impero Britannico contro l'Impero d'Etiopia tra 1867 e 1868. L'Imperatore etiope Teodoro II aveva imprigionato diversi missionari occidentali e due rappresentanti del governo britannico, nel tentativo di costringere gli inglesi a concedergli aiuti militari per ristabilire il suo controllo sul paese. Gli inglesi lanciarono in risposta una spedizione punitiva su larga scala, trasportando un contingente militare di dimensioni ragguardevoli per centinaia di chilometri; per riuscire nel loro intento, dovettero attraversare i territori montuosi dell'Altopiano Etiopico, che al tempo non era percorso da strade. Gli ostacoli logistici furono superati dal comandante della spedizione, il Generale Robert Napier, che vinse ogni battaglia contro le truppe di Teodoro, catturò la fortezza di Magdala, dove l'Imperatore si era asserragliato, e salvò tutti gli ostaggi. La spedizione riuscì così a raggiungere tutti i propri obbiettivi, e Napier ricevette, al suo ritorno in patria, il titolo di "Barone di Magdala".

Contesto modifica

Negli anni precedenti gli eventi, la posizione dell'Imperatore Teodoro era diventata molto precaria. La maggior parte dell'Etiopia era apertamente in rivolta contro lui, eccezion fatta per una piccola sezione di territorio, nel nord del paese, dal Lago Tana alla fortezza di Magdala. L'Imperatore era costantemente impegnato in campagne militari per sopprimere le rivolte, mentre l'Impero Ottomano e gli Egiziani continuavano ad assalire il paese dal Mar Rosso e dal Sudan; contemporaneamente, la presenza della tribù musulmana degli Oromo nell'Etiopia centrale si faceva sempre più pressante. In un ultimo tentativo di migliorare la propria posizione, Teodoro contattò tutte le potenze europee, chiedendo aiuto, e inviò lettere all'Impero Russo, all'Impero Austriaco, all'Impero Francese e all'Impero Britannico. La comunicazione con il mondo occidentale era però difficoltosa. I francesi furono gli unici a rispondere, chiedendo, in cambio del loro sostegno, alcune concessioni per una missione di preti vincenziani ad Asmara. La lettera indirizzata alla regina Vittoria non ricevette invece alcuna risposta: gli inglesi, infatti, non erano affatto interessati a difendere gli interessi etiopi nell'area contro quelli dei loro altri alleati locali (Sudan, Egitto e Impero Ottomano). Alienarsi questi paesi avrebbe comportato una rottura delle linee commerciali inglesi verso le Indie orientali, avrebbe indebolito ulteriormente la posizione ottomana contro quella russa (all'interno della Questione d'Oriente) e avrebbe privato la Gran Bretagna del cotone proveniente dall'Egitto.

Presa degli ostaggi modifica

Il primo europeo ad essere posto in catene dall'Imperatore fu Henry Stern, un missionario britannico, imprigionato nel 1864. Stern era già stato inviso al sovrano in precedenza, perché aveva commesso l'errore di non supportare apertamente la pretesa di Teodoro di essere discendente della dinastia Salomonica. Il console britannico in Abissinia, Charles Duncan Cameron, si recò presso Teodoro per intercedere presso di lui per la liberazione di Stern, ma finì per essere lui stesso imprigionato insieme a tutto il suo staff e alla maggioranza degli altri occidentali presenti nella fortezza.

A questo punto, il governo inglese iniziò a inviare una serie di diplomatici e e intermediari, come l'archeologo Hormuzd Rassam, per chiarire quali fossero le richieste di Teodoro e negoziare la scarcerazione degli ostaggi. Tuttavia, il comportamento dell'Imperatore si faceva ogni giorno più erratico e violento, e nel giugno 1866 lo stesso Rassam fu posto in catene. Teodoro tentò di nuovo di comunicare con l'Inghilterra, inviando un missionario precedentemente catturato alla regina Vittoria. I contatti proseguirono fino al 21 agosto 1867, quando la controparte britannica annunciò che avrebbe organizzato una spedizione militare per salvare gli ostaggi.

La campagna modifica

Preparazione e logistica modifica

Il compito di arrivare in Etiopia e sconfiggere Teodoro fu affidato all'Armata di Bombay, sotto il comando del Luogotenente Generale Robert Napier. Si trattava di una scelta inusuale, perché Napier era un ufficiale del corpo dei genieri dell'esercito del Regno Unito, i Royal Engineers. La decisione, in realtà, era oculata: le difficoltà tecniche della spedizione richiedevano le competenze di un geniere, più che quelle di un generale. Prima di iniziare la spedizione, fu raccolta una grande quantità di intelligence sul territorio da attraversare, mentre si stimavano le dimensioni del corpo di spedizione e le risorse necessarie. In tutto, i britannici inviarono in Abissinia 13000 soldati (sia Indiani che non), 26000 assistenti di campo e 40000 animali, inclusi 44 elefanti. Diversi giornalisti, traduttori, artisti e fotografi europei si accodarono alla spedizione, che partì da Bombay con almeno 280 navi e vaporetti. Data la grande quantità di cibo necessaria a sfamare un contingente di queste dimensioni, fu deciso di non saccheggiare il territorio etiope, ma di pagare i locali per le risorse ed il foraggio. In questo modo, sarebbe stato possibile ottenere un flusso costante e sicuro di approvvigionamenti.

L'avanguardia dei Royal Engineers arrivò a Zula nell'ottobre 1867 e cominciò a costruire un porto capace di accogliere l'intero corpo di spedizione. Dopo un mese, il primo molo, lungo 640 metri, era stati completato, mentre un secondo fu finito entro la prima settimana di dicembre. Nel frattempo, i genieri si erano anche adoperati per la costruzione di una ferrovia, che doveva proseguire dalla costa verso l'interno e servire per trasportare i soldati; la strada ferrata era già ad uno stato avanzato di preparazione, ed erano stati costruiti otto ponti a travi in ferro. Sir William Lockyer Merewether guidava un altro corpo d'avanguardia verso la cittadina di Senafe, verso la quale si stava costruendo una strada lunga 101 chilometri, destinata all'uso di elefanti, cannoni e carri. Per sopperire all'enorme richiesta di acqua potabile della spedizione, furono scavati dei pozzi nell'interno, mentre a Zula furono costruiti dei condensatori utilizzando i motori a vapore delle navi.

Arrivato a Senafe, Merewether diramò un proclama di Napier alla popolazione etiope, in cui si annunciava che la forza di spedizione si trovava lì solo per liberare i prigionieri e che non aveva intenzioni ostili verso coloro che non lo avrebbero ostacolato. Merewether inviò anche una lettera di Napier all'Imperatore Teodoro, in cui gli si chiedeva nuovamente di liberare volontariamente gli ostaggi; Rassam intercettò questa lettera e la distrusse, temendo che Teodoro avrebbe potuto adirarsi con i prigionieri leggendola. Napier stesso giunse a Zula il 2 gennaio, e partì per Senafe il 25.

Avanzata modifica

Per percorrere i 640 chilometri di aspro terreno montuoso che separano Zula da Magdala, i britannici impiegarono 3 mesi in tutto. Il 17 marzo, l'esercito raggiunse il Lago Ashangi, a 160 chilometri da Magdala, mentre le forze di Teodoro continuavano a diminuire per via delle diserzioni; il suo esercito si era ridotto a circa 10000 uomini. Oltretutto, tramite canali diplomatici, Napier era riuscito a far passare dalla sua parte il Degiasmacc Kaśa, che controllava la parte cristiana dell'Eritrea e il Tigrè, e il Uagsciùm Gobeze, che controllava la provincia di Uàg, nel nord dell'Etiopia. Anche due regine degli Oromo si schierarono dalla parte degli inglesi, bloccando ogni via di fuga all'Imperatore. L'invasione dell'Abissinia si tramutò così nella conquista di una fortezza isolata (Magdala) difesa da un sovrano impopolare che disponeva di poche migliaia di soldati.